"Avvenire" nel 50.mo fondazione. Tarquinio: parola chiara e buona al mondo
Il quotidiano Avvenire entra nel 50.mo di fondazione: l'uscita del primo numero nelle edicole avvenne il 4 dicembre del 1968 con Leonardo Valente come direttore. Il giornale, fortemente voluto dal beato Paolo VI, nacque dall'unione di due grandi testate: L'Italia di Milano e L'Avvenire d'Italia di Bologna. In un tempo di grandi rivoluzioni mediatiche, dove volge lo sguardo oggi il quotidiano d'ispirazione cattolica? Debora Donnini lo ha chiesto al direttore, Marco Tarquinio:
R. - Torna alle radici di questa esperienza che si caratterizza per tre elementi soprattutto: una proposta di informazione "glocal" diremmo in termini moderni, che è la grande intuizione di Paolo VI, il Papa che di fatto è il fondatore di questo giornale, e che è l'idea di un'informazione radicata profondamente alla realtà italiana e insieme totalmente aperta al mondo, con un orizzonte molto vasto. Secondo, è una lezione di unità: questo è un giornale che nasce dall'unione di due grandi testate ed ha una vocazione a servire l'unità: l'unità dentro la Chiesa, l'unità dentro la comunità civile italiana. Il terzo elemento è la vocazione a confrontarsi con la modernità dei mezzi per comunicare la nostra informazione del messaggio al quale ci ispiriamo, che è il Vangelo. Oggi siamo impegnati sul campo aperto di un'informazione che abita sia il web sia la dimensione cartacea, forti nell'ambito tradizionale, aperti nel mondo web perché siamo fra quelli che pensano che la potenza comunicativa del web è nulla senza il controllo di una responsabilità che è il vero senso della libertà d'informazione.
D. - Parlando appunto del web, come rispondete all'attuale panorama mediatico dove Internet conta sempre di più rsipetto alla carta stampata per la diffusione delle informazioni specialmente fra i giovani?
R. - Sì, conta sempre di più per la diffusione delle informazioni ma non per la realizzazione di un prodotto che sia anche autoreggente, cioè ancora oggi l'economia nel settore editoriale si fonda sull'informazione diffusa attraverso la carta stampata. E' un dato di realtà. Credo che il nostro sarà ancora a lungo un tempo di un'informazione anfibia, che deve abitare i diversi ambienti. Vero è che c'è un segmento di lettorato potenziale rappresentato soprattutto dai più giovani, che si è disabituato al rapporto forte con il prodotto "giornale". Io credo che invece questo sia un gran bene e che bisogna convincere anche i giovani lettori della bontà di uno strumento che rappresenta la volontà di mettere in mano, a chi si fida di te, un giorno della vita del mondo.
D. - Avete in mente qualche novità per questo anniversario?
R. - Sarà un percorso a tappe lungo il 2018, fino al 4 dicembre del 2018. Farà perno su diverse inizitive importanti di tipo tematico. C'è allo studio una nuova riforma grafica. Personalmente questo è un anno particolarmente bello anche dal punto di vista del nostro editore. La Conferenza episcopale italiana ha raccolto il testimone da Papa Paolo VI attraverso una grande figura, quella del cardinale Ersilio Tonini che continuava a chiamare, fino a pochi giorni prima della sua morte, il direttore di Avvenire, chiunque fosse, me compreso. E ogni volta, mi ha ricordato l'importanza di preservare questo strumento che un grande Papa aveva pensato per la comunità cristiana italiana, perchè sapesse ancora essere capace di dire una parola chiara e buona nel mondo in cui siamo. E credo che questo sia un lascito molto importante da non disperdere e onorare in tutte le maniere possibili.
Ascolta l'intervista a Marco Tarquinio:
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