Salute mentale, al via progetto della Cei contro cultura dello scarto
Amedeo Lomonaco e Antonella Palermo - Città del Vaticano
Promuovere una migliore conoscenza nei campi della salute mentale, del disagio psichico e psichiatrico. Valorizzare lo specifico contributo, in questi ambiti, del mondo cattolico. Incentivare un sempre più efficace scambio di buone pratiche. Sono alcuni dei temi affrontati oggi a Roma durante il convegno intitolato: "Tra segregazione e accoglienza: accolti.it. Per un progetto nazionale per l'accoglienza della disabilità psichica". L'incontro, incentrato in particolare sulla riabilitazione psichiatrica, è stato aperto da don Massimo Angelelli, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana:
Il progetto, che nasce oggi, si chiama “accolti.it”. Sarà un sito, un portale - sottolinea don Massimo Angelelli - in cui andranno a confluire “le offerte di servizi, le buone pratiche, le opportunità per la famiglie”. Insieme alle strutture cattoliche - aggiunge - “cercheremo di costruire dei punti di riferimento sul territorio”. Il progetto nasce all’interno di “un percorso della Chiesa cattolica italiana in collaborazione con psichiatri italiani”. “Speriamo che a breve, entro l’anno, il sito sia operativo”. La realtà del sistema di accoglienza della disabilità psichica in Italia – ricorda il direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute - fa registrare delle criticità: “la situazione è piuttosto difficile perché l’applicazione della legge Basaglia non è totalmente realizzata”. “Non sempre le strutture sono disponibili”, a volte “ci sono lunghe liste di attesa”. E soprattutto, incontrano molte difficoltà le famiglie con persone disabili in casa.
La segregazione non può essere accettata
E’ anche fondamentale una rete di vigilanza di controllo. Casi di maltrattamenti e di grande disagio sociale, al centro anche della cronaca recente – osserva don massimo Angelelli - rendono le buone pratiche dell’accoglienza “un’urgenza e un’emergenza”. “La segregazione – aggiunge - non può essere accettata in alcun modo e deve essere combattuta in ogni modo”. Si deve anche offrire un progetto di accoglienza e di sostegno non solo per i malati ma anche per tutti coloro che devono affrontare queste patologie. Si deve in particolare “abbandonare l’idea dello stigma sociale e dell’emarginazione”. Soprattutto le persone più fragili - ricorda don Angelelli - hanno bisogno del massimo rispetto. Il consiglio alle famiglie con disabili psichici è quello di non avere paura e di affrontare la situazione “con dignità, con forza e con fede”. E bisogna arginare quella che Papa Francesco ha indicato più volte come la “cultura dello scarto”.
Disturbi mentali sempre più diffusi
Il dott. Alberto Siracusano, presidente della Società italiana di psicopatologia, ricorda che i dati sono allarmanti: circa il 35% della popolazione “soffre di un disturbo psichico”. Alcune patologie, come la depressione, sono in grande crescita:
E’ previsto che nei prossimi anni, dopo le malattie cardiovascolari, le patologie più presenti nella società saranno legate alla sfera mentale. La salute mentale “è un bene comune” e servono investimenti rilevanti. Il rischio, per quanto riguarda l’insorgere di patologie mentali, è determinato da “fattori biologici, psicologici e socio-ambientali”. “I nuovi studi - ricorda il dott. Alberto Siracusano - parlano delle determinanti sociali”: una, ad esempio, è la disuguaglianza. Si tratta di fattori che fanno emergere delle vulnerabilità, soprattutto tra i 10 e i 24 anni. Bisogna stare attenti non solo a quello che succede alle persone vicino a noi ma anche “in noi stessi”. Si deve cercare - sottolinea - di avere prima di tutto “un proprio equilibrio da trasmettere alle persone che ci sono vicine”.
Il modello del Centro San Giovanni di Dio
Il dott. Giovanni Battista Tura, dell’Unità di psichiatria del Centro San Giovanni di Dio, a Brescia, ricorda che questo è l’unico Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico con un riconoscimento per la malattia mentale e per la demenza. E’ dedicato esclusivamente a questo tipo di patologie:
Il punto di forza del Centro San Giovanni di Dio - sottolinea il dott. Giovanni Battista Tura - è legato ad un “modello integrato” che cerca di rispondere, con nuovi paradigmi, alle esigenze del paziente con disturbi mentali. I progetti sono mirati e il lavoro è sviluppato in rete. E’ un impegno anche a supporto delle famiglie e “la ricerca è sempre più personalizzata”. A livello complessivo, mancano una sufficiente disponibilità di risorse e una cultura che consenta di lasciare modelli predefiniti.
La testimonianza di una mamma
Marisa Livrieri è la mamma di un ragazzo, malato celebroleso dalla nascita. Questa è la sua toccante testimonianza:
Nel 1999 - ricorda Marisa - è nato Antonio che, a causa di un parto difficile, ha riportato danni importanti, tra cui paresi celebrale, cecità ed epilessia. Quando aveva tre anni – aggiunge - "ci siamo trasferiti in Umbria vicino all’istituto Serafico", che promuove e svolge attività riabilitativa, psicoeducativa e assistenza socio-sanitaria per bambini e giovani adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali. Oggi Antonio ha 18 anni ma ha gli stessi bisogni di quando aveva un anno: “deve essere nutrito, lavato, trasportato”. Nonostante tutto – sottolinea la mamma – è un ragazzo fortunato: frequenta la scuola e segue delle terapie mirate. Ma se si guarda al futuro – osserva – la paura è quella "di rimanere soli”. E le preoccupazioni maggiori "sono legate al suo futuro". Dopo tanta fatica, la mia famiglia - sottolinea la mamma di Antonio - è serena e guarda al mondo “con uno sguardo diverso e tranquillo”. La visita di Papa Francesco al Serafico (4 ottobre del 2013) – ricorda infine Marisa - è stata un’esperienza bellissima: l’incontro del Santo Padre con Antonio e con gli altri ragazzi è stato molto bello ed emozionante.
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