#GiovanniXXIII: il rapporto con la comunità ebraica
Nel Giardino della Pace, a Sotto il Monte, a tante pietre povere dalle tinte diverse tocca far memoria del lavoro ecumenico di Giovanni XXIII; ad alcune traversine in legno attorno alla teca in cemento che protegge la statua del Papa è affidato invece il ricordo del suo impegno a favore degli ebrei in fuga dalla persecuzione quand’era delegato apostolico in Turchia e Grecia. In larga parte provengono dal Memoriale della Shoah di Milano.
I salvataggi
Del resto l’operato di Roncalli a favore degli ebrei è stato da tempo presentato allo Yad Vashem in un poderoso dossier che ben documenta le diverse relazioni con esponenti della comunità ebraica; gli appelli a leader di diversi Paesi; il rilascio di numerosi ‘visa for life’; nonché l'utilizzo di canali diplomatici per evitare con ogni mezzo la deportazione e lo sterminio.
La benedizione
Il rabbino Riccardo Di Segni ribadisce che la comunità ebraica ricorda con simpatia Giovanni XXIII. E sono diversi i gesti compiuti durate il suo pontificato: dalla soppressione dell'espressione ‘perfidi giudei’ nella preghiera del Venerdì Santo, alle udienze con Jules Isaac, uno dei grandi fautori del dialogo tra le due fedi, fino alla benedizione degli ebrei fuori dalla sinagoga di Roma nel marzo del 1962.
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