Pakistan. Card. Coutts: portiamo avanti la sfida della libertà religiosa
Marco Guerra – Città del Vaticano
Testimoniare la realtà della comunità cattolica pachistana e i segni di speranza che si aprono malgrado le persecuzioni e i pericoli dell’estremismo che incombono su tutte le minoranze religiose del Pakistan. È questa la motivazione che anima la visita in Italia dell’arcivescovo di Karachi, il cardinale Joseph Coutts, che è ospite di Aiuto alla Chiesa che Soffre da oggi fino a sabato 6 aprile.
Il programma della tre giorni in Italia
Diversi gli appuntamenti del porporato membro del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso che nella tre giorni italiana, oltre a Milano, sarà anche a Venezia e Firenze. Oggi il cardinale Coutts ha partecipato all’incontro "Libertà religiosa negata, l'indifferenza della comunità internazionale", che si è tenuto presso l’Università Cattolica del capoluogo lombardo. All’evento sono intervenuti anche l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Le iniziative a Venezia e Firenze
Domani, venerdì 5 aprile alle ore 15.30, il cardinal Coutts sarà ricevuto dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e dalla giunta comunale, nell’ambito di un incontro ufficiale che avrà luogo presso Palazzo Ca’ Farsetti, sede del Comune di Venezia. In serata il porporato prenderà parte, assieme al Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, alla "Via Crucis dei giovani per la Chiesa perseguitata", promossa dalla Pastorale universitaria del Patriarcato di Venezia, che avrà inizio alle ore 19.00 presso la Chiesa di San Girolamo a Mestre e terminerà nel Duomo di San Lorenzo.
Infine sabato 6 aprile, il cardinal Coutts, già presidente di Caritas Pakistan, interverrà, assieme all’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, durante il Convegno diocesano della Caritas di Firenze, dedicato al tema “Perché niente e nessuno vada perduto”.
Altre persone liberate isieme ad Asia Bibi
Raggiunto da Vatican News, il cardinale Joseph Coutts ha parlato della grande soddisfazione con cui i cristiani del Pakistan hanno accolto la liberazione, lo scorso novembre, dopo nove anni di carcere, di Asia Bibi, la donna cattolica condannata a morte nel 2010 e accusata ingiustamente di aver insultato Maometto. Il porporato ha commentato anche le iniziative per abolire la legge sulla blasfemia e dell’impegno per promuovere i diritti delle minoranze:
R. – Asia Bibi è libera e poi ci sono anche altri che sono stati liberati dopo il processo legale. Siamo molto felici che la Corte Suprema abbia preso questa decisione sulla base della mancanza di prove per condannare qualcuno a morte. E’ stata una buona decisione.
I cristiani possono avere un ruolo, adesso, in Pakistan? Si aprono nuove speranze per i cristiani?
R. – Noi avevamo già un ruolo: abbiamo rappresentanti in Parlamento; avevamo anche un ministro, adesso ci sono due cristiani al Senato. Noi abbiamo una voce e possiamo anche protestare nelle strade: anche io ho partecipato molte volte e in modo molto pacifico. Possiamo esprimerci anche tramite i giornali, ma questa lotta per i nostri diritti continua, questi diritti che sono un po’ limitati, in modo che possiamo andare avanti.
E’ possibile abrogare la legge sulla blasfemia?
R. – Non è facile cancellare una legge. Ci vuole un processo che passi per il Parlamento e per questo ci vuole tempo. Adesso è diventata una questione sostanzialmente emotiva, soprattutto per i fanatici. Ci vorrà del tempo. Viviamo in un Paese islamico in cui il 95 per cento della popolazione è musulmana e noi rappresentiamo soltanto il 2 per cento. Noi non possiamo chiedere di cambiare questa legge così, da un giorno all’altro…
Conversioni forzate, matrimoni forzati, attacchi, violenze… Quali sono ancora i pericoli che affronta un cristiano in Pakistan?
R. – Non solo per i cristiani ma per tutte le minoranze: noi lottiamo per questo, noi abbiamo una commissione Justitia et Pax nella Conferenza episcopale, e questa è una sfida per noi: dobbiamo portarla avanti.
Quanto è importante il dialogo interreligioso per l’armonia del Pakistan, per la pace in Pakistan?
R. – E’ molto importante, certo; ma non so cosa significhi per lei dialogo: dialogo significa parlare; ma poi è necessario vivere insieme, lavorare insieme, cercare i valori che sono comuni: questo significa lavorare insieme e creare relazioni. E poi possiamo andare avanti. Ma non solo con il dialogo nel senso di parole…
Lei ha ricevuto la berretta cardinalizia da Papa Francesco al concistoro dello scorso 28 giugno 2018. Come sta passando questo primo anno da cardinale?
R. – Per me c’era già tanto da fare senza essere cardinale; sto cercando come andare avanti, perché in Pakistan non abbiamo abbastanza sacerdoti e c’è tanto da fare come arcivescovo dell’arcidiocesi di Karachi.
Quale messaggio vogliono mandare i cristiani del Pakistan?
R. – Adesso non ci sentiamo soli: abbiamo la consapevolezza di essere parte della Chiesa universale, perché da noi ci sono missionari che vengono da ogni parte del mondo. Abbiamo il senso di appartenenza alla Chiesa universale; poi riceviamo aiuti da tante organizzazioni, come “Aiuto alla Chiesa che soffre” e “Propaganda Fide”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui