Aleppo celebra l’Assunta. Padre Al Sabbagh: mettiamo radici profonde
Marco Guerra – Città del Vaticano
Né i bombardamenti della guerra in Siria prima, né l’attuale emergenza sanitaria legata al Covid-19, sono riusciti a mortificare la devozione per la Vergine Maria e la voglia di partecipare alle celebrazioni religiose dei cristiani siriani.
La processione per le strade di Aleppo
Animati dalla speranza e dalla voglia di ravvivare l’esperienza comunitaria della fede, i cristiani di Aleppo si riuniscono quindi nelle chiese per celebrare la Solennità dell’Assunzione. I fedeli accompagneranno oggi con canti e inni le celebrazioni eucaristiche e la processione che sfilerà per alcune strade della seconda città siriana, dopo essersi preparati a questa festività con un periodo di preghiera e digiuno, anche se già provati dalle privazioni di nove anni di guerra e della pandemia.
La preghiera interreligiosa
La pacificazione di Aleppo e delle aree limitrofe consente a molti cristiani di poter partecipare alle varie funzioni e ad una preghiera interreligiosa che vedrà la presenza del gran muftì di Aleppo e di esponenti del Ministero delle Religioni, come riferisce a Vatican News padre Ibrahim Al Sabbagh, parroco della comunità latina della città: “Noi abbiamo un tesoro comune che è Maria, allora ci riuniamo cristiani e musulmani per una preghiera breve ma profonda, per chiedere alla Nostra Madre Celeste la pace e che ci unisca di più”.
Un periodo di digiuno
La Solennità della Assunta è dunque un evento importante anche nell’ottica della ricomposizione del complesso mosaico cristiano. “Questa Festa è molto sentita e amata. La gente si fa gli auguri – prosegue padre Al Sabbagh – abbiamo anche continuato la tradizione del digiuno, lo abbiamo fatto da inizio di agosto nonostante le fatiche e le sofferenze”.
La sfida della presenza cristiana
Si intravedono quindi segnali di speranza per la comunità cristiana, scossa e ficcata da anni di massiccia emigrazione di giovani e famiglie fuggiti dal conflitto, un esodo che la Chiesa siriana ha arginato tramite un enorme impegno in termini di carità e assistenza. “Siamo di fronte ad una grande sfida: ci saremo o non ci saremo? Si chiedono tanti cristiani e capi religiosi ma come Chiesa siano noi che determiniamo il futuro”, spiega il parroco della comunità latina, “allora bisogna lavorare dal punto di vista anche materiale per coltivare con la carità questa presenza cristiana”. Al Sabbagh ricorda allora i progetti di assistenza sanitaria, micro-credito e ricostruzione delle case che hanno consentito a tanti cristiani di rimanere nelle loro terre natali: “Con la forza dello Spirito Santo noi siamo qui e vogliamo continuare ad viverci, le nostre chiese non si trasformeranno in musei e sono molto contento dei tanti battesimi e matrimoni celebrati quest’anno, stiamo mettendo più in profondità le nostre radici in Siria”.
La pandemia e la crisi economica
In questa cornice si è abbattuta anche la pandemia del coronavirus e secondo padre Al Sabbagh proprio in queste ultime settimane la Siria è alle prese con una recrudescenza dei contagi e della vittime. “In questi giorni - ci racconta - diverse Chiese sono state chiuse, le strutture sanitarie stanno cercano di dare una risposta a questa emergenza, è un periodo di grande sofferenza, ogni giorno abbiamo funerali e c’è tanto da fare”. “A tutto questo – dice ancora il sacerdote - si aggiunge il carovita e la mancanza di lavoro, i prezzi delle medicine sono triplicate e non si trovano sul mercato. Come parroco ne approfitto per fare ancora più carità”.
Assunzione Maria fonte di serenità
Intere nazioni si sono affidate a Maria durante la pandemia ma in Siria la scoperta della fragilità umana è un’esperienza già maturata, per questo motivo padre Al Sabbagh coglie da questa situazione i motivi “per alzare gli occhi del cuore verso il cielo e verso le promesse che ci sono state fatte con la glorificazione della Madre Celeste nel corpo e nell’anima. Questo - ci dice- ci riempie il cuore di consolazione e ci rende più sicuri e sereni”.
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