Sudafrica, il dramma dei bambini-capofamiglia. La Chiesa: siano tutelati
Isabella Piro e Debora Donnini – Città del Vaticano
Bambini che patiscono “l'abbandono, lo sconforto emotivo, la discriminazione, lo stigma e l'isolamento sociali”. E ’il dramma dei minori che in Sudafrica sono costretti a divenire “capofamiglia” o perché rimasti orfani o perché lasciati soli da entrambi i genitori o perché figli di ragazze-madri. A fotografarlo, nelle sue 18 pagine, il Rapporto della Commissione episcopale Giustizia e pace (Jpc) della Chiesa cattolica del Sudafrica. “Nostro padre torna a casa solo a Natale. Ci compra cibo sufficiente per due settimane, poi ci lascia di nuovo. E noi moriamo di fame per tutto il resto dell’anno”, è una delle testimonianze. Emarginati dalla società, che non li reputa “produttivi”, questi minori – continua il documento – vengono spesso “depredati dai loro stessi parenti che, dopo la morte dei genitori, strappano loro l’eredità”. Inoltre, Giustizia e pace fa notare come i bambini-capofamiglia presentino “sintomi di autocommiserazione e di bassa autostima, tanto da autoconvincersi di meritare l’indifferenza della società”.
Serve senso di responsabilità della società
Per questo, la Chiesa sudafricana propone l’avvio di appositi programmi, in collaborazione con il governo e le organizzazioni della società civile, affinché si attui una vera e propria “rigenerazione morale che stimoli nuovamente il senso di responsabilità della società e la volontà delle famiglie allargate di prendersi cura dei figli dei loro parenti deceduti o assenti”. “Bisogna evitare che esistano famiglie guidate da bambini – ribadisce la Jpc – perché i minori devono crescere in famiglie normali”. Al contempo, i vescovi sudafricani chiedono di promuovere e rafforzare la tutela dei minori contro lo sfruttamento sessuale che in questi casi è un rischio accertato. Centrale, infine, il richiamo a “servizi di qualità per la guarigione dal dolore e dal trauma che subiscono i bambini rimasti orfani o particolarmente vulnerabili”.
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