La fraternità tra fedi, la grande eredità di Assisi 1986
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
La fraternità intesa come amore puro, alto, e incondizionato, che superi le differenze, che diventi risposta alle criticità di oggi. Ispirati dall’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, tre giovani rappresentanti di diverse fedi si sono confrontati su come le religioni possano porsi al servizio della fraternità nel mondo. Ad incontrarsi via streaming sono stati Svamini Atmananda, giovane monaca induista, Susanna Perugini, animatrice del progetto Policoro diocesano e Abdelhakim Bouchraa, emiliano di origini marocchine, studente di islamistica a Sarajevo, introdotti dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino e moderati dal presidente della Commissione Spirito di Assisi della diocesi, nonché presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi, don Tonio Dell’Olio. E’ quest’ultimo a spiegare la scelta dei giovani: “Perché vorremmo seminare e investire ancora nelle nuove generazioni, per un domani migliore, nonché incidere sul presente, perché è davvero molto bello comprendere come nelle scritture, nel credo di queste fedi, la fraternità abbia pieno diritto di cittadinanza, e quindi questo è uno dei nuclei attorno ai quali possiamo ritrovarci”.
Fraternità, l'antidoto alla violenza
La fraternità, secondo la monaca Svamini, “va interpretata come l’amore più puro, più alto e incondizionato, che va al di là delle differenze, che riconosce, come da insegnamento induista, l’essenza divina in tutti gli esseri, che riconosce anche l’empatia col creato e la fraternità con tutto ciò che ci circonda”. E’ poi Abdhakim a precisare come l’essere fraterno richieda una certa profondità, ciò che manca, ad esempio, alle logiche che spingono ad atti di terrorismo, generati più da dimensioni di disagio sociale, piscologico, ambientale, che da un percorso di fede.
Le fedi in aiuto alle società afflitte da individualismo
“In controtendenza alla fraternità – spiega ancora Dell’Olio – oggi si trova una società che fa fatica a vivere in profondità le relazioni, che si chiude, o che tende a chiudersi, nell’individualismo o nelle solidarietà di breve respiro, cioè quelle dei clan, dei nazionalismi, dei populismi, che anche Fratelli tutti, in qualche modo, pone in evidenza”. Fondamentale è la convinzione che le religioni possano essere “una leva di forza, una sorta di efficace grimaldello”, per poter riprendere un dialogo pronto a trasformarsi in incontro e fraternità. “Oggi – prosegue il sacerdote – si è in grave ritardo. Anche rispetto alla pandemia, ad esempio, i modelli che si affermano possono essere o quello del ‘ci si salva tutti insieme’ o quello del ‘si salvi chi può’. Speriamo si possa investire nella prima soluzione”.
34 anni di cammino al servizio dell’umanità
Dell’Olio va con la memoria al prima di ‘Assisi ‘86’, allora le religioni o erano l’una contro l’altra, o si erano indifferenti, o si confrontano sul piano delle proprie professioni di fede. Oggi, invece, vediamo che le religioni, forti delle loro differenze, si pongono assieme al sevizio di un progetto per l’umanità. Questi 34 anni, dunque, non sono andati sprecati, hanno condotto al documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza Umana, firmato dal Papa e dall’imam Al-Tayyeb, e alla firma sempre ad Assisi, dell’enciclica Fratelli tutti. “L’annuncio di fede non è possibile – conclude Dell’Olio – se prima non ci apriamo, e la fraternità è possibile se cominciamo ad oliare le relazioni”.
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