"Voi siete una Chiesa viva", incontro dei giovani caldei a Baghdad
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Si sono già iscritti in 450, arrivano da Baghdad e da sette diocesi caldee di tutto il Paese e si sono dati appuntamento nella Cattedrale caldea di San Giuseppe. Il filo conduttore del loro raduno saranno le parole del Papa durante la visita storica compiuta in Iraq nel marzo scorso. Così prende il via l'incontro di giovani che anima la capitale irachena dal 18 al 20 novembre alla vigilia della Giornata mondiale della Gioventù diocesana, che quest’anno, per la prima volta per volere del Papa, si celebra nella domenica di Cristo Re, dopo lo spostamento dalla data tradizionale della Domenica delle Palme.
L'idea del radduno è del patriarca caldeo, il cardinale Louis Raphael Sako, che ha invitato a partecipare come relatore anche il premier Mustafa al-Kadhimi, ma dopo l’attentato subito dal politico nei giorni scorsi, la presenza resta da confermare. "Se venisse sentirebbe le speranze e la forza dei nostri giovani che sono specchio della gioventù irachena", spiega padre Albert Hisham, responsabile della comunicazione dell'incontro. Ci spiega l'organizzazione e lo spirito di adesione dei giovani. "Con coraggio si sono iscritti, in questo Paese non è facile. Eppure ci saranno e questo perchè nutrono speranze e aspettative, desiderano sviluppare la riflessione proprio sulla figura di Cristo che sarà centrale".
Non mancheranno momenti dedicati al cammino sinodale, da poco avviato anche nelle diocesi irachene. Dopo una presentazione e il messaggio di benvenuto del cardinale Sako, il primo giorno, si alterneranno nelle giornate successive riflessioni, catechesi, momenti di festa, di preghiera e testimonianze. Possono essere i giovani il futuro della Chiesa in Iraq? Quali sono le loro abitudini, il loro impegno? Padre Albert spiega che i giovani caldei sono impegnati in ogni ambito sociale, sono appassionati, lavorano, studiano perchè amano il loro Paese. La politica li interessa solo in parte e spesso, data la situazione sempre più difficile, si sentono lontani da questo ambito. "Vero - afferma padre Albert - che alcuni giovani pensano di andare via, perchè il futuro qui è incerto, ma ce ne sono tanti che, col sostegno della Chiesa locale e universale, restano e si impegnano a dare una testimonianza da cristiani e da cittadini". Il cardinale Sako lo chiede spesso a tutti i cristiani d'Iraq, ricorda padre Albert: testimoniare la presenza di Gesù Cristo anche nella vita pubblica.
La visita del Papa ha lasciato una traccia nella società e nei ragazzi: padre Albert lo ripete più di una volta tornando con la memoria ai passi di Francesco in Iraq, alla possibilità unica che hanno avuto i giovani innanzitutto di vederlo, di stare giorni con lui, seguirlo in tv e sui social. Da lì tutto riparte dunque oggi, con nel cuore due desideri che sono anche dei bisogni: "L'unità tra le Chiese e nel Paese e la fiducia, quella fiducia che per primo Francesco - ripete padre Albert - ha lasciato a Baghdad e in ogni sua tappa in Iraq".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui