Bartolomeo: gli uomini rispettino il pianeta, dono di Dio, per il bene dei figli
Vatican News
La crisi che il mondo sta vivendo non è “principalmente ecologica”, ma riguarda essenzialmente il modo in cui l’uomo “percepisce il mondo”. Il pianeta è trattato in “maniera empia” perché non viene visto come un dono dall’alto, per gli uomini però resta l’obbligo di rispettare il regalo fatto da Dio, “per il bene delle generazioni future”. Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, parla a Firenze in occasione del conferimento del dottorato honoris causa della Facoltà Teologica dell'Italia Centrale e ribadisce come il Patriarcato ecumenico, con i decenni di attenzione e sensibilizzazione verso la crisi del cambiamento climatico, si sia dimostrato un pioniere nel campo della salvaguardia del pianeta e delle sue risorse. Un’azione portata avanti anche con la promozione della tutela dell’ambiente come “tema centrale ed essenziale del dialogo interreligioso”.
La lotta per la salvaguardia del creato
Il patriarca cita l’esempio di predecessore Demetrios il quale, sin dal 1989, aveva “dichiarato il 1° settembre come giornata di preghiera per la creazione di Dio” seguita poi da diverse organizzazioni ecumeniche ed altre comunità ecclesiastiche, tra le quali la Chiesa cattolica. Un impegno, quello del Patriarcato, che nasce dall’”autocoscienza ecclesiologica” e non per rispondere alle mode del momento. “Crediamo – sono le parole di Bartolomeo – che la vita stessa della Chiesa sia un'ecologia applicata. La Chiesa tutta e la vita dei suoi fedeli, esprimono e generano il più profondo rispetto per il Creato”. Di qui la necessità “della lotta per la salvaguardia del Creato”, definita dal patriarca “dimensione vitale e fondamentale della nostra fede”. La distruzione del creato è un’offesa a Dio, ed è “inconciliabile con i principi fondamentali della teologia cristiana”. Bartolomeo qui ricorda l’importante teologo Giovanni di Pergamo, e la sua fondamentale testimonianza sul rapporto tra ecologia e teologia, laddove si ragiona sulla crisi ecologica come di un problema spirituale e sul peccato ecologico quale “azione sbagliata nei confronti di altri esseri umani e delle generazioni future”. La crisi ecologica, spiega ancora Bartolomeo, “va di pari passo con l'ingiustizia sociale”. Il metropolita Giovanni aveva quindi sviluppato la “dimensione eucaristica” della cura del creato, laddove l’uomo è chiamato a servire “come sacerdote e offerente, proprio come il presbitero offre il mondo a Dio in un atto di glorificazione e ringraziamento”.
La teologia per un mondo libro dal degrado
La conclusione di Bartolomeo è quindi ribadire che “i figli hanno diritto a un mondo migliore e più luminoso; un mondo libero dal degrado, dalla violenza e dallo spargimento di sangue; un mondo di generosità e di amore”. E la teologia, è l’indicazione finale, “può contribuire e aprire la strada verso il futuro”.
(si ringrazia per la collaborazione Nikos Tzoitis)
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