Per proteggere bisogna amare
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Biologi marini, esperti di ambiente, giornalisti, uomini, donne e bambini in questi mesi hanno solcato le acque del Tirreno e del Mediterraneo a bordo di imbarcazioni sequestrate alla criminalità organizzata, in un tour velico che li ha portati alla scoperta dei siti marini più belli, oltre 30 tra Italia e Spagna, ma anche più minacciati dai cambiamenti climatici e dalla mano dell’uomo che per incuria o per interesse economico continua a saccheggiare, deturpare, sfregiare l’unica Casa che Dio ci ha donato per vivere. LIFE A-MAR NATURA 2000 è un progetto finanziato dall’Unione Europea, che vede capofila Federparchi-Europarc Italia con la partecipazione di Triton Research, Lipu e Fundación Biodiversidad e tre parchi nazionali cofinanziatori: Cinque Terre, Arcipelago Toscano e Asinara. Gli obiettivi, spiega Raffaele Grandi, direttore generale di Triton, sono molteplici: “Innanzitutto accrescere la conoscenza e la consapevolezza sull’esistenza e l’importanza di questi luoghi; poi promuovere buone pratiche replicabili e comportamenti ecosostenibili nella gestione dei siti marini Natura 2000 e una cittadinanza attiva nella formazione per un monitoraggio più efficace e continuo dell’ambiente marino. Ancora l’intenzione di aumentare l’impegno per la conservazione e la tutela non solo del territorio ma anche della biodiversità esistente, oggi fortemente minacciata”.
Trasformare il male in bene per tutti
La campagna velica, realizzata con il supporto della Lega Navale Italiana, ha toccato cinque regioni, Liguria, Sicilia, (occidentale e orientale), Toscana, Sardegna settentrionale e Lazio, con imbarcazioni, affidate dall’autorità giudiziaria alla Lega Navale Italiana e messe a disposizione insieme agli equipaggi formati da soci della LNI, che provengono da sequestri alla mafia, alla camorra e alla ‘ndrangheta e, in questo modo, tornano a “nuova vita” offrendo un contributo attivo e sociale alla popolazione. “E’ un bel segnale quello che stiamo dando usando queste barche, e il primo messaggio che arriva alla gente è proprio la volontà di trasformare il male in bene partendo dal riutilizzo virtuoso di mezzi che in passato sono serviti a tutt’altro, per trasportare armi per esempio, per truffa, per rapina. La sostenibilità e la protezione ambientale passano anche dal rispetto e dalla collaborazione comune che portano a risultati concreti. Non vogliamo che questo progetto sia pieno di belle parole, vogliamo muovere all’azione fermo restando che il contributo di tutti è prezioso, per quanto piccolo. Lo abbiamo visto in passato lanciando sui social l’hashtag #unaplasticainmeno: tantissime persone hanno partecipato raccogliendo da terra una bottiglia di plastica non smaltita correttamente o un oggetto abbandonato in un parco. Tutti un po’, solo così si raggiungono risultati straordinari!”
L’ispirazione della Laudato si’
Raffaele Grandi considera l’enciclica di Francesco Laudato si’ un assoluto principio ispiratore che non ha fatto altro che rafforzare la sua innata vocazione ambientale. “A giugno - racconta - quando la campagna è partita, eravamo alle Isole Lipari e abbiamo potuto vedere le meravigliose lucertole azzurre di cui la maggior parte della popolazione ignora l’esistenza. Le Eolie sono in fondo le Galapagos del Mediterraneo e si trovano animali bellissimi, pieni di colori. Negli occhi di tutti c’era stupore e un senso di gratitudine per il Creato, ma se non li avessimo portati lì non avrebbero potuto ammirare questa meraviglia. Conoscere, conoscersi, uomini e animali, questo è fondamentale. La Laudato si’ ci ispira nel lavoro, nell’impegno e nel coinvolgimento non solo dei professionisti ma di tutte le persone. Insisto sul tema della connessione e della collaborazione perché come più volte ha detto il Papa nessuno si salva da solo, figuriamoci la Terra che noi abbiamo reso un’enorme, gigantesca pattumiera. E’ necessario anche comunicare bene certi argomenti, e mostrare che la fragilità non è un tratto meramente umano, ma appartiene anche al Creato. Per invertire la rotta, bisogna aumentare il bacino di persone coinvolte, renderle consapevoli, ecco perché il nostro tratto distintivo è la comunicazione”.
L’impegno dei Millenial
Altro tema su cui insiste Grandi è la conservazione della biodiversità. “La pesca intensiva sta mettendo in pericolo numerose specie, così anche l’inquinamento causato dalle microplastiche. C’è bisogno di un’educazione civica, di promuovere valori etici. Per questo Triton lavora sui cosiddetti Millenial e sulla Generazione Z. Diversamente da quello che si pensa i giovani sono sensibili a certe tematiche e molto più protesi all’azione. Hanno idee brillanti, hanno la giusta dose di entusiasmo e sono avidi di conoscenza. In questo progetto il loro apporto è fondamentale”. Contestualmente all’avvio del progetto è stata sviluppata un’App, scaricabile da Google Play o Apple Store per dare agli utenti le informazioni e le peculiarità dell’area marina e le necessità di valorizzazione e cura della stessa. Una volta sul posto, all’utente basterà aprire l’applicazione per avere una descrizione di contesto corredata dalle specifiche su habitat, flora, fauna, con dettagli sulle opportunità di esplorazione più interessanti. Tra i vari incontri e visite guidate da segnalare in particolare 5 appuntamenti di formazione per gestori locali e operatori turistici volti ad implementare un turismo che sia orientato alla tutela e alla sostenibilità.
La vocazione ambientale
“Per me questo non è solo un lavoro – ci confida il direttore di Triton – è un piacere, un amore viscerale. Nasce da una mia passione, condivisa tra l’altro con i miei fratelli. Da ragazzi eravamo attratti dalla figura di Jacques-Yves Cousteau (Saint-André-de-Cubzac, 11 giugno 1910 – Parigi, 25 giugno 1997) un esploratore, navigatore, militare, oceanografo e regista che nei salotti di tutto il mondo ha portato immagini straordinarie. Mi ricordo che guardandolo in TV mi sentivo pervaso dalla bellezza e dal desiderio della scoperta. Con lui è nata la mia vocazione all’ambiente e il desiderio di fare qualcosa di tangibile non solo per me ma per i nostri figli e per i nostri nipoti. Sono loro che stanno rischiando più di tutti di non riconoscere più nemmeno il colore del mare. L’enciclica di Francesco non ha fatto altro che dare benzina al fuoco che ho dentro e che posso riassumere in queste parole: conoscenza, tutela, salvaguardia e azione. Dal lavoro con Triton Research mi porto dietro un insegnamento importante: per proteggere la natura, il Creato, bisogna amare, non lo si fa solo perché è giusto, lo fai perché ami”.
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