Dall'Uisg dieci raccomandazioni per affrontare le migrazioni
Adriana Masotti - Città del Vaticano
“Crediamo che la comunità internazionale abbia la responsabilità di fornire assistenza a tutti i migranti e rifugiati, garantire il pieno rispetto dei loro diritti e facilitarne l'integrazione nei Paesi ospitanti”. A dichiararlo è suor Carmen Elisa Bandeo, coordinatrice della Rete Internazionale Migranti e Rifugiati della UISG. “Ad oggi - prosegue - è più che mai urgente un approccio integrale, integrativo e inclusivo allo sviluppo, che colleghi l'esperienza locale alla presa di decisioni globali in maniera coerente e responsabile”. Il comunicato stampa diffuso dall’Unione Internazionale delle Superiori Generali (UISG) con le parole della religiosa, spiega che è in quest'ottica che sono stati promossi quest’anno alcuni “dialoghi” guidati dalle suore, “per creare una rete tra tutte le consacrate, favorire un ampio canale di comunicazione e di cammino comune con i partner, condividere esperienze e creare uno spazio di riflessione”.
Dieci raccomandazioni per un cambiamento
Il comunicato dell'UISG presenta 10 raccomandazioni per affrontare le sfide legate ai fenomeni migratori. Destinate ai partner dell'Unione Internazionale, ai governi nazionali e agli organi intergovernativi, alle organizzazioni dello sviluppo internazionale e della società civile e a tutti coloro che sono impegnati per costruire un mondo più giusto, le raccomandazioni sono il frutto dell’incontro Sister-led Dialogue on Migration, del 3 luglio scorso, parte dell'iniziativa dell'UISG Sisters Advocating Globally che vedrà il 23 e 24 ottobre prossimi, a Roma, due giorni di confronti, sotto il titolo Religious Women: Leadership and Development, con l'obiettivo di identificare le aree prioritarie su cui lavorare, a tutti i livelli, per un cambiamento sistemico dell’accoglienza ai migranti. “Non possiamo voltare le spalle a chi mette a rischio la propria vita per cercare speranza e dignità - afferma suor Carmen -, né vogliamo dimenticare tutte le crisi umanitarie che, in ogni parte del mondo, alimentano i flussi di persone in fuga alla ricerca di sicurezza.”
Creare ponti e nuove narrazioni
Valorizzazione delle capacità, creazione di ponti e di nuove narrazioni, gli ambiti presi in considerazione dalle dieci raccomandazioni: la prima chiede di sostenere i migranti “attraverso l'educazione linguistica, la formazione di nuove competenze e progetti di sviluppo”. La seconda di fornire alle persone in transito “informazioni accurate e tempestive, in particolare sui pericoli del viaggio verso l'Europa, al fine di contrastare la disinformazione dilagante”. La terza sollecita la promozione dell'integrazione di migranti e rifugiati “favorendo un senso di sicurezza e appartenenza, in particolare attraverso l'azione comunitaria affettiva e relazionale”. Quindi è necessario “coinvolgere le comunità di immigranti e quelle ospitanti in attività interculturali condivise”.
La quinta raccomandazione è rivolta ai media perché sfruttino il loro potenziale informativo ed educativo “per aumentare la consapevolezza politica sulle realtà dell'immigrazione”, a cui si collega la sesta raccomandazione che chiede “un cambiamento linguistico che si sposti dai discorsi di paura, minaccia, emergenza” a quelli di “inclusione, integrazione, sviluppo e arricchimento reciproco”, mentre la settima raccomandazione chiede nelle narrazioni mediatiche “spazio per le persone con esperienze vissute di migrazione” dando voce alle loro preoccupazioni, ma anche alle soluzioni. Indispensabile poi, ed è l’ottava raccomandazione, “stabilire alleanze” con istituzioni religiose e organizzazioni umanitarie per sviluppare una visione condivisa e “resistere insieme alla propaganda anti-migranti”. La raccomandazione numero nove sollecita la collaborazione “con i governi dei Paesi di transito non-europei nell'adozione di misure etiche per rispettare la dignità di ogni persona”. Infine, occorre “fare pressione sui governi dell'Ue” affinché istituiscano leggi che riflettano i valori etici che le sono propri, “consentendo accesso equo, paritario e legale a tutti i migranti, indipendentemente dal motivo dell'immigrazione”.
L'anniversario del naufragio a Lampedusa del 2013
"Presentiamo il nostro documento a pochi giorni dal decennale del tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita centinaia di migranti", ricorda suor Carmen, e in occasione della Giornata della memoria e dell'accoglienza che si celebra in Italia in quella data per ricordare tutte le vittime delle migrazioni. "Migranti, rifugiati e richiedenti asilo - prosegue - possiedono una grandissima esperienza umana che possono condividere con tutti noi, così da alimentare e nutrire la nostra vita. Perché questo sia possibile è necessario che ci liberiamo dai pregiudizi, dalle paure, mettendoci accanto a chi è più vulnerabile; solo così riusciremo a costruire un mondo che non escluda nessuno”. 368 le vittime accertate di quella tragedia al largo di Lampedusa, 20 ancora i dispersi.
Le vittime delle migrazioni in Medio oriente e Nord Africa
Secondo i dati diffusi dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e riportati nel comunicato stampa UISG, nel periodo compreso tra gennaio e dicembre 2022 quasi 3.800 persone hanno perso la vita sulle rotte migratorie nella vasta regione cosiddetta MENA, ovvero Medio Oriente e Nord Africa, con un aumento dell'11% rispetto all'anno precedente. È il numero più alto dal 2017, quando furono registrati 4.255 decessi. In tutto il mondo, oltre 50.000 migranti hanno perso la vita tra il 2014 e il 2022, senza contare quelli persi in mare, rapiti o scomparsi durante il viaggio della speranza: coloro che sono "invisibili dalla nascita alla morte”, secondo le parole di Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre fondato in seguito alla tragedia di Lampedusa.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui