A Pompei la supplica a Maria, il vescovo Favale: preghiamo per i popoli in guerra
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Ha esortato a pregare Maria per coloro che “da mesi o addirittura da anni, in ogni angolo della terra”, vivono “il dramma della guerra” e vedono “nel proprio orizzonte” soltanto “distruzione e morte”, monsignor Giuseppe Favale, vescovo di Conversano-Monopoli, che questa mattina, a Pompei, ha presieduto la Messa con la tradizionale supplica, a mezzogiorno, alla Madonna del Rosario, recitata ogni anno l’8 maggio, a ricordo della posa della prima pietra del santuario fondato da Bartolo Longo e dalla moglie Marianna Farnararo, e la prima domenica di ottobre, mese del Rosario. Nell’Anno della Preghiera, voluto da Papa Francesco come tempo di preparazione al Giubileo del 2025, il presule, nella sua omelia, richiamando il motto dell’Anno Santo, “Pellegrini di speranza”, ha incoraggiato i fedeli a diventare “viandanti, come i primi cristiani”, e a diffondere “la speranza che sgorga dalla Pasqua di Cristo”.
Nella supplica a Maria la quotidianità di uomini e donne
“Siamo voce di una folla sterminata di credenti che guardano alla Madre di Dio affidandole le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” ha detto il vescovo della diocesi di Conversano-Monopoli, “Chiesa che ha dato i natali” alla donna che ha affiancato Longo nel servizio alla Chiesa e in svariate opere di carità. Il presule ha spiegato che nella supplica alla Beata Vergine del Rosario “si raccoglie la concretezza della vita quotidiana di tanti uomini e donne” che invocano misericordia per “il dolore e il sangue innocente di tanta parte di umanità, soprattutto di coloro che sono calpestati nella dignità e che non hanno voce nel consesso dei grandi della terra”. A Maria “chiediamo che in una rinnovata Pentecoste lo Spirito Santo venga a rinnovare la faccia della terra - ha aggiunto monsignor Favale - abbattendo i muri che dividono e aprendo sentieri di riconciliazione e di pace”.
L’esempio di Marianna Farnararo
Il presule ha ricordato che quest’anno ricorre il centenario della morte di Marianna Farnararo, avvenuta il 9 febbraio 1924, ha evidenziato alcuni tratti della nobildonna che a Monopoli “ha mosso i primi passi nella vita, nella fede e nell’amore alla Madonna” e ha rimarcato l’importanza dell’“educazione alla fede che avviene in famiglia”, aggiungendo che “trasmettere le fede ai figli deve essere l’impegno primario dei genitori cristiani”. “Insegnare a pregare e ad aver fiducia in Dio, far sentire che Maria è la Mamma comune, affidando a Lei la propria vita, aiutare a guardare i fratelli con gli occhi e il cuore di Gesù: così si comunica la bellezza della fede”. Evidenziando l’esempio lasciato dalla consorte di Bartolo Longo, monsignor Favale ha detto che la Chiesa oggi “ha più che mai bisogno di una fioritura di santità ordinaria per continuare ad essere sale della terra e luce del mondo” e che la santità cristiana “è dono per ogni battezzato che, innestato come tralcio alla vite che è Cristo, è chiamato a portare frutti buoni nella carità”, una vocazione cui richiama Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, un testo che aiuta a “vivere la gioia della nostra chiamata alla santità”.
L’impegno di Bartolo Longo per i più bisognosi mai interrotto
Nel saluto rivolto al vescovo di Conversano-Monopoli, monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei, ha ripercorso il cammino di Bartolo Longo che insieme alla moglie “ha propagato il Rosario” facendosi “apostolo di questa preghiera in tutto il mondo e ha dato vita alla nuova città dell’amore”, accogliendo orfani, figli di carcerati, poveri e persone in difficoltà. “Impegno che non si è mai interrotto e che ancora oggi, in strutture modernizzate e con modalità aggiornate alle nuove povertà, viene portato avanti da associazioni, famiglie, religiosi, religiose, educatori, volontari” ha concluso monsignor Caputo, che ha invitato i devoti della Madonna di Pompei di tutto il mondo a pregare per “essere ogni giorno uomini e donne di pace”.
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