Il presidente dei vescovi latini: Parolin in Ucraina, "il segno che il Papa ci è vicino"
Svitlana Dukhovych - Città del Vaticano
Cinque giorni di vista per portare la benedizione del Papa e pregare davanti alla Madonna che finisca la tragedia della guerra. In queste ore comincia in Ucraina la visita del cardinale Pietro Parolin e la Chiesa cattolica locale di rito latino è in festa perché, spiega il capo dei vescovi, monsignor Vitalij Skomarovskyj, nella presenza del segretario di Stato c'è tutto l'amore che il Papa manifesta per il Paese est europeo, definito ogni volta "martoriato", e c'è tutta la speranza che la preghiera deposta ai piedi della Vergine nel Santuario di Berdychiv ottenga la grazia della pace.
Eccellenza, la vostra Conferenza episcopale ha chiesto al Papa di inviare un Legato al pellegrinaggio a Berdychiv. Come è nata questa idea e che significato attribuisce a questo gesto?
Il pellegrinaggio a Berdychiv è per noi l’avvenimento più significativo, perché la Madonna di Berdychiv, la Madre di Dio del Monte Carmelo, è stata proclamata Patrona dell’Ucraina dalla nostra Conferenza episcopale. Questo santuario di Berdychiv è il nostro santuario nazionale e il pellegrinaggio che vi si svolge a luglio è l’appuntamento più significativo, il pellegrinaggio più grande, in cui tutta la Chiesa si riunisce da tutta l’Ucraina. Ogni anno invitiamo qualcuno che possa presiedere le celebrazioni: vescovi di diversi Paesi. Ad esempio, prima della guerra [nel 2020 n.d.r.], avevamo avuto il cardinale Konrad Krajewski. E quando si è posto il problema di chi invitare questa volta, il metropolita di Leopoli, Mieczysław Mokrzycki, ha avuto l’idea di invitare il cardinale Pietro Parolin. Siamo molto felici che il Santo Padre abbia nominato il segretario di Stato come Legato pontificio per concludere questo pellegrinaggio. È la prima volta nella storia che accade. Questo gesto esprime la vicinanza di Papa Francesco al nostro popolo, e spero che questa preghiera comune porti grandi frutti.
Qual è il significato del santuario di Berdychiv per i fedeli cattolici in Ucraina?
La sua storia è ricca e risale all’inizio del xvii secolo. In un certo senso, può essere collegata anche al presente. Janusz Tyszkiewicz, voivoda di Kyiv, che aveva anche possedimenti a Berdychiv, fu fatto prigioniero dai Tatari e lì fece un sogno in cui vide dei monaci che pregavano per la sua liberazione davanti a un’icona della Madre di Dio. Poi fu liberato dalla prigionia e, trovandosi a Lublino, si recò in chiesa. E rivide la scena del suo sogno: monaci carmelitani che pregavano la Madre di Dio. Allora subito, senza esitare, donò il terreno ai carmelitani perché iniziassero a costruire un santuario. E l’icona della Madre di Dio, che era conservata dalla sua famiglia, fu offerta al santuario. Da allora, è diventato famoso per le grandi grazie che la gente ha implorato davanti all’icona della Madonna. Molte migliaia di persone venivano in pellegrinaggio a Berdychiv. Nel corso della sua storia, questa località ha vissuto situazioni differenti ed è appartenuta a Stati diversi. Ci sono stati momenti di prosperità e di distruzione, ma sempre, anche in epoca sovietica, questa festa in onore della Madre di Dio, è stata preservata. Sebbene le celebrazioni si svolgessero in una piccola cappella, la gente comunque veniva a pregare davanti all’icona. Quando fu ripristinata l’indipendenza dell’Ucraina, questo culto si sviluppò e la Conferenza episcopale decise che questo sarebbe stato il nostro santuario nazionale e la Madonna di Berdychiv fu proclamata Patrona del nostro Paese.
Da quasi due anni e mezzo l’Ucraina sta subendo l’invasione su larga scala da parte della Russia. Come descriverebbe la situazione generale e lo stato d’animo della popolazione del Paese in questo momento?
Siamo in uno stato di guerra, non abbiamo luoghi completamente sicuri. Ecco perché anche le celebrazioni a Berdychiv saranno in linea con le norme di sicurezza. Sarebbe completamente diverso se non ci fosse la guerra. Ma per descrivere questo stato, potrei paragonarlo al dovere di lavorare, cioè, spesso, indipendentemente dal fatto che uno sia dell’umore o meno, che abbia voglia o no, deve andare a lavorare. È lo stesso per noi qui in Ucraina: naturalmente noi non vogliamo questa guerra. Desideriamo la pace con tutto il cuore, preghiamo molto per la pace, ma dobbiamo affrontare questa situazione.
Che significato ha per lei personalmente e per tutti i cattolici in Ucraina il fatto che un rappresentante del Papa pregherà con loro?
Per noi, innanzitutto, è un segno che il Signore si prende cura di noi. Vediamo che nonostante sia passato tanto tempo — due anni e mezzo dall’inizio della guerra — grazie a Dio la gente nel mondo non si dimentica dell’Ucraina. Potrebbero essere già stanchi, ma non lo sono, e ci stanno aiutando in diversi modi; interi Paesi e popoli che sono solidali con noi, compresa la Santa Sede. E questo è un segno che il Papa ci è vicino, e manda il suo più stretto collaboratore come Legato per stare con noi, dimostrando che anche il suo cuore è vicino a noi, che sta pregando per noi. E questo è un buon segno. Ritengo che questa sia anche una preghiera forte davanti a Dio, che otterrà le grazie di cui abbiamo bisogno.
Il cardinale Parolin ha visitato l’Ucraina due volte: nel giugno 2016 e nell’agosto 2021. Questa sarà la prima visita del segretario di Stato della Santa Sede dall’inizio dell’invasione russa su larga scala. Oltre agli ovvi cambiamenti causati dalla guerra, pensa che ci siano altre novità per il cardinale?
Penso che il cardinale Parolin, dato il suo ministero nella Chiesa, conosca molto bene la situazione che viviamo: si incontra spesso con sacerdoti, vescovi, persone comuni dall’Ucraina. Sarà, invece, per noi una buona occasione per ringraziarlo per il suo lavoro, perché in molti casi questo lavoro non è conosciuto a tutti. Non mi riferisco solo a lui personalmente, ma anche a tutti i suoi collaboratori della Segreteria di Stato. Sappiamo quanti sforzi ha fatto la Santa Sede per riportare in patria i bambini ucraini che sono stati deportati in Russia, e ci sono stati già dei successi in questo campo. Questo vale anche per lo scambio di prigionieri, o per altri progetti umanitari; la Santa Sede ci fornisce anche molti aiuti. Pertanto, la presenza del Legato Pontificio sarà anche un’occasione per ringraziare ed esprimere la nostra gratitudine alla Santa Sede.
Lo scorso 16 luglio lei ha partecipato all’ordinazione episcopale del nuovo vescovo greco-cattolico di Mukachevo, Theodor Matsapula. Cosa vorrebbe dire di questo avvenimento dal punto di vista della collaborazione tra cattolici di diverse tradizioni in Ucraina?
Mi ha colpito molto il numero di vescovi che sono venuti alla celebrazione: i membri del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, che si è tenuto di recente, così come molti rappresentanti di quelle eparchie greco-cattoliche di tutto il mondo che considerano l’eparchia di Mukachevo come la loro Chiesa madre, e i vescovi latini. È stata un’occasione per pregare insieme e per mostrare la nostra unità. Perché la nostra cooperazione avviene su vari livelli e si sta sviluppando. Ed è così anche qui: so che questa cooperazione sta andando molto bene e che ci sono molte cose che possiamo fare insieme. Stiamo quindi cercando nuovi modi per esprimere questa unità, per servire meglio la nostra gente.
Cosa vorrebbe dire ai cattolici di tutto il mondo che si uniranno in preghiera alla Madre di Dio con il Legato Pontificio nel santuario di Berdychiv?
Penso che se il Santo Padre invia il Legato Pontificio alla fine del pellegrinaggio alla Madre di Dio, allora vuole anche esprimere l’importanza della preghiera e l’importanza della preghiera alla Madre di Dio. È interessante che lì a Berdychiv vengano consegnate alle diocesi le figure di San Michele Arcangelo, che sono state benedette sul Monte Gargano nel santuario di San Michele Arcangelo in Italia. La benedizione è avvenuta l’8 giugno, festa del Cuore Immacolato di Maria. E questi segni sembrano indicare che dobbiamo pregare di più la Madre di Dio, come lei ci ha chiesto di fare: ci ha chiesto di pregare per la pace, per la fine della guerra. E con queste speranze, con questa intenzione, anche noi andiamo in pellegrinaggio a Berdychiv per chiedere alla Vergine Maria la pace. E chiediamo a tutte le persone, a tutti i cristiani, ai nostri fratelli e sorelle di pregare la Beata Vergine Maria per noi, per la pace in Ucraina.
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