"La Bibbia. Scrutate le Scritture" in arabo. Pizzaballa: segno di vitalità della Chiesa
Debora Donnini – Città del Vaticano
Un clima di vibrante emozione ha segnato l’evento di presentazione, ieri sera, 26 novembre, de La Bibbia. Scrutate le Scritture in arabo. “La Parola di Dio è una Parola viva” e “questa Bibbia è uno strumento molto importante” specie in un contesto così diviso come il Medio Oriente, ha rimarcato il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini nell’omelia della Messa che ha preceduto la presentazione. In una Basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola gremita di fedeli, hanno concelebrato anche Yousef Matta, arcivescovo greco melkita cattolico di Akka, Michel Aoun, vescovo maronita di Biblos, in Libano, Anba Bakhoum Kiroulos, vescovo ausiliare della Chiesa patriarcale di Alessandria dei copti e altri esponenti delle Chiese cattoliche orientali, che alla fine si sono riuniti davanti alle spoglie del beato don Giacomo Alberione per un momento di preghiera, nel giorno della sua memoria liturgica. Un toccante gesto di comunione e condivisione. Presente anche l’arcivescovo Michel Jalakh, segretario del Dicastero per le Chiese Orientali.
Pizzaballa: la Parola di Dio centrale per l'evangelizzazione
“Quest’opera è un segno della vitalità della Chiesa” e i cristiani sono chiamati a dire parole di pace ai fratelli ebrei e musulmani, ha rimarcato il cardinale Pizzaballa dopo la Messa, in uno spazio dedicato alla presentazione della Bibbia stessa. Ai media vaticani il porporato sottolinea che “non c’è evangelizzazione senza la Parola di Dio e la Parola di Dio commentata in maniera nuova, in arabo, per gli arabi, è uno strumento formidabile per far conoscere Gesù, soprattutto in questo momento in cui si usa un linguaggio così carico di odio. La Parola di Dio invece apre orizzonti che rinnovano sempre la vita: è quanto di più abbiamo bisogno in questo momento”.
I particolari di questa versione in arabo
Ad intervenire alla presentazione anche il direttore dell’edizione in arabo e il curatore, padre Jean Azzam e don Francesco Giosuè Voltaggio, entrambi sacerdoti appartenenti al Cammino Neocatecumenale. “Questa è una Bibbia che ha messo insieme la traduzione dell’Antico Testamento realizzata dai gesuiti con la traduzione del Nuovo Testamento fatta da me con altri con un testo molto fedele al greco però anche facile da comprendere”, dice ai media vaticani padre Azzam, padre spirituale del seminario inter rituale Redemptoris Mater in Libano.
Sono circa 400 le note tematiche che aiutano il lettore non solo a leggere il testo ma a viverlo meditandolo e a fare la lectio divina. Dalle note si possono leggere diversi passi paralleli della Scrittura, attraverso molti riferimenti che vanno dall’Antico al Nuovo Testamento e che aiutano il lettore a percorrere la teologia biblica sul tema. Un’altra particolarità di questa Bibbia sono i riferimenti, presenti nelle note, ai Padri della Chiesa e anche il sottofondo greco, ebraico e aramaico. Padre Azzam ricorda anche che ci sono approfondimenti sulla geografia, sulla storia, sui nomi dei luoghi, sulle ultime ricerche archeologiche.
Una sfida e una grazia
Don Francesco Giosuè Voltaggio, biblista e coordinatore del Diploma sulle Origini Cristiane della Pontificia Università Lateranense, presso il centro Domus Bethaniae a Gerusalemme, sottolinea che “si tratta di una sfida e una grazia affinché i cristiani di lingua araba possano ricevere una chiave profetica per leggere gli eventi della loro storia, in modo da essere aiutati a comprendere sempre di più anche l’importanza della loro presenza e della loro missione in una situazione così complicata”, “continuando a essere un ponte di riconciliazione e di pace”. Don Voltaggio ha curato l’edizione italiana di questa Bibbia, uscita nel 2020, assieme a don Ezechiele Pasotti, don Giacomo Perego e don Fabrizio Ficco.
Sull’impulso dato dal Concilio Vaticano II alla riscoperta, da parte dei fedeli, della Parola di Dio, don Voltaggio sottolinea che questo lavoro si colloca proprio nel rinnovamento portato dal Concilio stesso, nel contesto della Costituzione Dei Verbum, che ha rimesso al centro la Sacra Scrittura ed è anche un lavoro in perfetta consonanza con la lettera Aperuit illis di Papa Francesco. Spiega anche che i cristiani di lingua araba dal momento che hanno dovuto conservare la fede e difendere la loro identità in ogni epoca della storia, “meritano tutto il nostro amore e la nostra stima. Abbiamo voluto dare il nostro contributo in questa direzione”. “San Girolamo dice che ‘l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo’ e, quindi, crediamo che contribuire a far conoscere le Scritture significhi far crescere Gesù Cristo ancora di più in questi cristiani che sono già da encomiare per la loro resilienza, perché possano diventare sempre più luce, sale e lievito del Medio Oriente e di tutto il mondo”.
L'impegno dei paolini nel centenario della Società Biblica Cattolica Internazionale
L’evento di presentazione si inserisce nel contesto dei cento anni dalla nascita della SOBICAIN, la Società Biblica Cattolica Internazionale, fondata proprio dal beato Alberione. A rilevare l’importanza di quest’opera nell’ambito dell’apostolato biblico è stato don Domenico Soliman, superiore generale della Società San Paolo. Lo stesso direttore della SOBICAIN, don José Pottayil, evidenzia che per i paolini questa edizione apre un orizzonte nuovo, quello dei Paesi di lingua araba. “È un modo per metterci accanto a tanti fratelli e sorelle che testimoniano la fede nei Paesi stessi in cui essa è germogliata e si è consolidata. È anche un seme di luce di pace per chi vive situazioni di violenza e di dolore non indifferenti”, afferma nell’intervista.
Don Giacomo Perego ricorda che i paolini stanno vivendo quest’anno il centenario del loro servizio alla Parola. “Cercavamo un segno per declinare nell’oggi quello che il nostro fondatore raccomandava sempre: fare a tutti la carità della Verità dove per Verità si intende con la ‘V’ maiuscola, quella che emerge dalle Sacre Scritture. Allora realizzare nella collaborazione con alcuni biblisti del Cammino neocatecumenale un’edizione della Bibbia in lingua araba significa per noi affacciarci su un orizzonte nuovo dove ancora non siamo e soprattutto su un orizzonte particolarmente delicato in questo momento. Non dimentichiamo, poi, che il mondo arabo è la culla della fede e quindi anche per noi entrare in dialogo con le Chiese cattoliche di rito orientale è un’occasione per imparare, dialogare e crescere alla luce della fede”.
Sigillo alla presentazione la consegna di questa versione della Bibbia a una cinquantina di fedeli della Terra Santa che sono venuti in pellegrinaggio a Roma e Loreto. Un segno di vicinanza e condivisione con i cristiani che vivono in queste terre.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui