Per il Giubileo l’abbraccio di Dio Padre nelle carceri piemontesi
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Non chiamiamoli detenuti e neppure carcerati: sono solo persone in carcere. Le parole sono importanti, le parole fanno la differenza, specie se pronunciate da chi ha scelto di vivere la fraternità francescana nella preghiera e nell’atto di non giudicare, come l’Eremo del Silenzio, struttura fondata nel 2011 a Torino da Juri Nervo e da sempre coinvolta nel mondo penitenziario. Come proprio simbolo ha adottato l’Icona dell’abbraccio, raffigurante la parabola del Figliol prodigo, che in occasione del Giubileo della Speranza sarà portata in tour nelle carceri piemontesi: un progetto nato in collaborazione con la Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri, con l’Ordine dei francescani regolari di Piemonte e Val d’Aosta e con la onlus Essere umani: “Ci chiedevamo come interagire con il carcere, come portare lì un messaggio di speranza oltre al nostro lavoro quotidiano – racconta il fondatore – e l’icona è stata la risposta, così abbiamo iniziato a fare incontri negli istituti di pena a noi più vicini”.
Un gesto inaspettato che bisogna saper accogliere
Un abbraccio che significa speranza, sospensione del giudizio, rinascita: è questo quello che racchiude il gesto del padre al ritorno insperato del proprio figlio. “È un abbraccio inaspettato, che noi portiamo in un luogo inaspettato come il carcere, dove certo non ci si aspetta di trovare abbracci o speranza – prosegue Nervo – ci dice che l’uomo è più del suo errore, e lo è non solo agli occhi degli altri uomini, ma anche agli occhi di Dio”. Inoltre è un gesto di cui tutti abbiamo bisogno, una tappa importante nel proprio percorso di fede, perciò si deve anche essere pronti a riceverlo: “Il primo passaggio è non giudicare, non guardare il passato di chi abbiamo davanti, ma immaginarne il futuro – afferma ancora Nervo – questo è il nostro eremo: mi piace pensarlo come una pietra d’inciampo, in cui andiamo avanti con la preghiera”.
L’abbraccio alle donne
È oggi la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un tema caro all’Eremo del Silenzio, che è ospitato proprio là dov’era il braccio femminile dell’ex carcere Le Nuove di Torino. “C’è bisogno di una grande azione di prevenzione nelle scuole, è un tema su cui c’è ancora troppo silenzio e ignoranza – testimonia il fondatore – abbiamo promosso attività con le famiglie in sostegno delle donne, delle mamme e delle mogli. Parlare di cosa è amore e cosa non lo è, purtroppo, nella nostra società non è scontato”.
Un ponte tra dentro e fuori, ma prima con noi stessi
Papa Francesco, quando parla di carcere, parla spesso della necessità di gettare un ponte tra chi vive dentro e chi vive fuori, per non essere indifferenti, per non girarsi dall’altra parte. “Il carcere ci mette in discussione sul concetto di errore e di perdono – conclude Nervo – dobbiamo capirlo prima noi personalmente, gettare un ponte con noi stessi: solo così saremo davvero pronti a incontrare l’altro”.
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