Il programma Uniservitate in piazza San Pietro Il programma Uniservitate in piazza San Pietro

Uniservitate, studio e solidarietà per cambiare dal di dentro il mondo degli atenei

Alla vigilia del Simposio annuale dedicato al programma per l’Apprendimento e Servizio solidale, la direttrice della Scuola di Alta Formazione della Lumsa Maria Cinque parla del concetto di "service learning": è un metodo per sviluppare le conoscenze attraverso un servizio alla comunità

Sebastián Sansón Ferrari - Città del Vaticano

Un approccio che travalica i confini delle aule, permettendo agli studenti di fare fronte ai problemi del mondo diventando “protagonisti”, lavorando in stretta collaborazione con gli altri stakeholders. È questo il concetto alla base del service learning e protagonista del V Simposio Globale Uniservitate, organizzato dall’ Università Lumsa e Scuola di Alta Formazione “Educare all’Incontro e alla Solidarietà - Eis”, in accordo con il team di coordinamento Uniservitate di Buenos Aires e con il sostegno del Dicastero per la Cultura e l’Educazione.

Ascolta l'intervista alla professoressa Maria Cinque

Conoscere servendo il prossimo

L’evento, che si terrà nell’aula Giubileo dell’ateneo romano, è in programma per il 7 e l’8 novembre. A presentarlo ai media vaticani è la professoressa Maria Cinque, presidente del corso di laurea in Scienze dell’Educazione presso la Lumsa e direttrice della Scuola Eis, una realtà che si occupa “di diffondere la metodologia del service learning”, ovvero sviluppare le proprie conoscenze attraverso un servizio solidale alla comunità.

La rete del service learning

La scuola Eis rappresenta un centro nevralgico attorno al quale gravitano altre reti di comunicazione. Un esempio è Uniservitate, che coinvolge università cattoliche, così come complessi di atenei radunati sia a livello italiano che europeo. “Siamo molto contenti di ospitare questo evento, che si colloca nel decimo anniversario della fondazione della Scuola Eis e nell'ottantacinquesimo anniversario della fondazione della Lumsa che ha proprio nelle sue radici, una mission educativa e di servizio”, racconta Maria Cinque, che ricorda l’intento della fondatrice, la venerabile Luigia Tincani, di fornire “un servizio alla Chiesa Cattolica e alle scuole, formando in primis educatori, educatrici e insegnanti ben formati”.

Collegamenti con il territorio

Il concetto di service learning non rappresenta una novità assoluta nel contesto scolastico in quanto, nota la professoressa, “le università italiane negli ultimi anni avevano già in diversi corsi delle buone pratiche di collegamento con il territorio”, strutturando i loro programmi cosiddetti “di terza missione”, nell’ambito di un apprendimento solidale. Un concetto che affonda le sue radici nella figura di don Milani, “ma naturalmente anche nelle radici cattoliche della nostra cultura che è un terreno fertile per la diffusione di questa metodologia”.

Le diverse metodologie

Anche il metodo Montessori, “che si fonda sul protagonismo dello studente”, può essere considerato un precursore del service learning. I suoi approcci, individuati dalla professoressa Cinque, sono fondamentalmente due: uno top-down, dall’alto verso il basso, ovvero progetti che “nascono da partnership con le istituzioni”, dove viene tuttavia lasciato “ampio spazio alla creatività e alla responsabilità degli studenti”. L’altro, bottom-up, prevede invece un approccio “dal basso verso l’alto”, con la creazione di laboratori permanenti per tutti i corsi di laurea “in cui gli studenti possono decidere su quale ambito impegnarsi, cioè quali problemi sentono più vicini e come collegarli a ciò che stanno studiando”. Esiste anche un terzo approccio, definito “intermedio”, dove il service learning è internazionale grazie allo sviluppo delle già citate reti universitarie europee.

"Oltre l'aula"

Tali innovative metodologie di studio risultano apprezzate dagli studenti stessi in quanto piena concretizzazione di una “didattica attiva, interattiva”, che permette loro di proiettarsi “oltre l’aula” e certe “esperienze pur valide come il tirocinio”. Dalla semplice “osservazione” e “supporto”, la prospettiva “si rovescia” e lo studente viene chiamato ad un’attenzione più attiva, che lo mette in relazione con le varie parti in causa. Non più un “contenitore”, ma “protagonista attivo del processo di apprendimento”.

I progetti futuri

Le intenzioni future riguardo al service learning prevedono una sua progressiva “istituzionalizzazione”, ovvero il passaggio “da pratiche occasionali” a una forma “assunta come importante all’interno del curriculum e delle università”. La seconda dimensione vede l’allargamento di tali sviluppi alle università cattoliche, mettendo in luce “alcuni aspetti della mission attraverso azioni pratiche”. Infine, si auspica l’implementazione del service learning a metodologie di lavoro ed apprendimento basate sulla cooperazione.

Nel solco del Patto globale per l'educazione

La professoressa Cinque conclude sottolineando come, nel corso del Simposio, verranno messi in dialogo i “referenti di cinque aree identificate” all’interno del Patto educativo globale lanciato da Papa Francesco. Contesti legati a “pace cittadinanza, culture, religioni, fraternità, solidarietà”, per dare “un respiro pratico” al Patto.

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06 novembre 2024, 11:30