Unicef: in Ucraina orientale, rischio mine per 220 mila bimbi
Giada Aquilino – Città del Vaticano
Circa 220.000 bambini dell’Ucraina orientale sono a rischio perché vivono, giocano e vanno a scuola in aree dove sono state disseminate mine antiuomo, ordigni inesplosi e altri residuati esplosivi di guerra. A denunciarlo è l’Unicef: nella zona, infatti, “c’è un conflitto da quasi quattro anni” ma ciò nonostante “i bambini appena ne hanno la possibilità giocano e purtroppo, molto spesso, raccolgono ordigni inesplosi”, col rischio di gravi mutilazioni o addirittura di morte. A parlare è Paolo Rozera, direttore generale di Unicef Italia.
Da gennaio a novembre di quest’anno, secondo l’agenzia Onu, in media 1 bambino a settimana è rimasto ferito o ucciso a causa del conflitto lungo la linea di confine in Ucraina orientale, una striscia di terra di 500 chilometri che divide “le aree controllate dal governo” da quelle in cui imperversano “truppe non governative”, spiega Rozera.
Le mine antiuomo e altre armi esplosive mettono a rischio anche infrastrutture essenziali per la fornitura di acqua, elettricità e gas. All’inizio di questo mese, un ordigno inesploso è stato trovato “alla stazione di filtraggio dell’acqua di Donetsk”; si tratta di un impianto “che rifornisce oltre 350 mila persone - spiega il direttore generale di Unicef Italia - e ciò significa che questi ordigni possono creare danno a tantissime persone”.
L’Unicef prosegue dunque il proprio impegno “che è duplice”, aggiunge Rozera. Da una parte assicurare un “sostegno psicosociale ai bambini”, dall’altra formare i ragazzi, spiegare loro come comportarsi “quando trovano qualcosa per strada, non prenderla, non toccarla”. In tale prospettiva, Rozera ricorda la situazione di Mosul: “quando è stata liberata - racconta - ero lì” per l’Unicef ed erano esposti tanti “manifesti che spiegavano nelle scuole, nei luoghi di raccolta e svago cosa fare e come comportarsi” di fronte al pericolo di tali ordigni.
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