Stazioni ferroviarie in disuso diventano centri di vita sociale
Marina Tomarro - Città del Vaticano
In Italia sono circa 450 le stazioni e le linee ferroviarie in disuso, che spesso negli anni si sono trasformate in luoghi abbandonati all’incuria del tempo. Proprio per salvare questi luoghi, in questi giorni a Milano è stato firmato un protocollo d’intesa tra Ferrovie dello Stato e Banca Etica, con l’obiettivo di finanziare e attuare progetti per la riqualificazione e il riuso sociale, ambientale e culturale di questi edifici sparsi in tutto il territorio italiano.
Le stazioni non solo punti di partenza ma poli di servizi
“Il Gruppo FS Italiane – ha spiegato nella conferenza stampa Renato Mazzoncini Amministratore Delegato e Direttore Generale di FS - ha avviato negli ultimi anni importanti interventi per riqualificare e riorganizzare gli spazi e le aree delle principali stazioni italiane non più funzionali alle attività ferroviarie. È fondamentale migliorare l’efficienza, il valore e l’integrazione con la città, per rendere le stazioni ferroviarie, poli di attrazione e di servizi per il territorio e non solo efficienti punti trasportistici”.
Il ruolo di Banca Etica nel progetto
E in Italia, già alcune stazioni sono diventate progetti concreti dedicati al bene comune, trasformandosi in sedi di associazioni onlus, o di volontariato. E fondamentale la vicinanza di Banca Etica, che attraverso bandi dedicati sul proprio network di crowdfunding, favorirà la raccolta fondi per sostenere questo obiettivo, promuovendo anche eventi culturali per presentare progetti di riqualificazione
Un’ aiuto alla sostenibilità del territorio
Questa rivalutazione delle stazioni, va anche ad aiutare la riqualificazione e la sostenibilità dell’ambiente che le circonda. “La stazione – spiega Nicola Dambra responsabile Relazioni Esterne di FS – comincia così ad essere concepita non solo come un luogo di viaggio, ma come un’agorà piena di valori e di integrazione tra le persone. Io credo che proprio grazie a progetti come questo, il mondo del profit con quello del non profit, non siano più così distanti tra loro”.
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