Usa: il “contagio della solidarietà” a New York, la città più colpita dal virus
Michele Raviart – Città del Vaticano
L’Empire State Building illuminato di rosso per solidarietà verso gli operatori sanitari della città, la nave ospedale della marina americana “Comfort” che si avvicina al porto con la Statua della Libertà sullo sfondo, Central Park che diventa la sede di un ospedale per i malati che necessitano di terapia intensiva. Sono gli stessi simboli di New York a raccontare l’emergenza della città, la più colpita dal coronavirus negli Stati Uniti.
Un “lunedì nero”
In tutto il Paese è stata una giornata record di decessi da Covid-19, 486 nelle ultime 24 ore su un totale di tremila dall’inizio dell’epidemia, ed è stato confermato il numero più alto di casi positivi registrati al mondo, 160 mila. Dati in ascesa in cui New York sfortunatamente spicca con 38 mila casi positivi e oltre 900 morti.
La mancanza di indicazione chiare
“La situazione certo è molto pesante, molto difficile”, spiega a Vatican News da New York Maddalena Maltese, giornalista di “Religions for peace”. “Le compagnie e le aziende si sono organizzate per lavorare in smartworking, ma non tutte. Il fatto di non aver ricevuto indicazioni univoche dal governo centrale, perchè ci sono state sempre delle dichiarazioni contradditorie, non ha favorito una presa di posizione unica”.
Appello di Cuomo a tutto il personale sanitario
Sebbene il sindaco De Blasio abbia preso alcuni provvedimenti, tra cui evitare i viaggi non essenziali e chiudere gli esercizi commerciali non indispensabili, ci sono stati dei ritardi nella consapevolezza dell’epidemia. A farne le spese soprattutto gli ospedali, tanto che il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo ha lanciato un appello di aiuto a raggiungere la città rivolto a tutti i medici e gli infermieri del sistema sanitario americano che non abbiano una crisi da affrontare nel loro territorio
Manca materiale negli ospedali
”Non hanno abbastanza materiale per potersi proteggere e soprattutto per soccorrere i pazienti”, spiega ancora Maltese, “al Queens, che in questo momento è l'epicentro del contagio a New York, c’è un ospedale in cui c'è proprio una mancanza totale di mezzi e di assistenza. Ad esempio per quanto riguarda le mascherine, il medico che è responsabile dell'unità di crisi ne usa una ininterrottamente da venerdì scorso”.
In migliaia senza lavoro
Alla crisi sanitaria si aggiunge la crisi sociale. In attesa di capire le modalità con cui sarà attuato il CARES ACT da 2 mila miliardi stanziato dal governo per le fasce più deboli della popolazione, in migliaia sono rimasti senza lavoro. La chiusura delle scuole, una delle prime misure in vigore per evitare il contagio, ad esempio ha privato le famiglie di due pasti garantiti ai bambini ogni giorno.
Fornire pasti a chi ne ha bisogno
“Dalla settimana scorsa la città ha organizzato 400 presidi dove è possibile ricevere la colazione e il pranzo take away e questo sicuramente è un grande aiuto”, afferma Maddalena Maltese,”lo stanno facendo anche le parrocchie, distribuendo pacchi di cibo ed essendo vicini alle persone. C'è stata un'associazione di volontari che nel giro di una settimana ha raggiunto 5000 persone, che si chiama le “mani invisibili”, che appunto attraverso il telefono e consegnando cibo a domicilio sta aiutando soprattutto i più anziani”.
La mobilitazione della società civile
In generale gran parte della società civile newyorkese si è mobilitata per affrontare l’emergenza e sostenere gli altri. “Una bella notizia”, è uno degli esempi ricordati da Maltese “è che un consorzio tessile ha deciso di mettere insieme tutte le fabbriche che si occupano di questo settore proprio per produrre dieci milioni di mascherine nel giro di una settimana”. Poi, aggiunge, “c’è un meccanico di Brooklyn, che è anche un diacono della chiesa ortodossa, che appena ha saputo che a un medico del New Jersey mancavano le mascherine, ne ha spedite venti di quelle che usa nella sua officina meccanica con gli operai”.
“Take care” e “stay healty”
Una sorta di “contagio della solidarietà” che si rivela anche nei piccoli gesti della vita quotidiana.“In questi giorni tra newyorkesi”, spiega ancora, “ci si saluta con una nuova formula che è “take care” e “stay healthy”, (“Prenditi cura di te e rimani in salute), che è quello che ci si augura l'un l'altro in questo momento di crisi”.
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