Solidarietà e preghiera per Beirut ferita
Isabella Piro e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
La Caritas Internationalis in poche ore si è mobilitata e ha messo in piedi un piano immediato di emergenza per aiutare i sopravvissuti alle esplosioni avvenute ieri pomeriggio a Beirut, in Libano. Con questo gesto Caritas Internationalis in una nota, esprime la sua “solidarietà e vicinanza alla Chiesa, al popolo e alla Caritas libanese. Aloysius John, segretario generale dell’organismo, evidenzia che il disastro ha causato “un ulteriore danno a un Paese già in ginocchio a causa della crisi economica e politica, delle violenze, della pandemia di Covid-19 e delle conseguenze delle sanzioni economiche imposte alla Siria”. John esorta quindi la comunità internazionale ad “intervenire con urgenza e incondizionatamente al fine di aiutare la popolazione”. “Devono essere sostenuti gli sforzi delle organizzazioni della società civile di ispirazione religiosa – ribadisce – in particolare Caritas Libano che è presente in tutto il Paese”. “È essenziale – conclude - che la comunità internazionale agisca con decisione per alleviare le sofferenze della popolazione”, la quale “deve fronteggiare anche una grave crisi alimentare”.
Cibo e medicinali per le famiglie colpite
Padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano nell'intervista di Giancarlo La Vella, esorta a fornire medicinali, cibo, beni di prima necessità e alloggi alle tante famiglie, alle quali la tragedia ha tolto tutti i beni materiali. "Il Paese si è fermato e stiamo vivendo un incubo – afferma. Non abbiamo nulla per aiutare la popolazione. Beirut è devastata e siamo totalmente sopraffatti dalla portata degli eventi":
Sulla linea di padre Abboud, Rita Rhayem, direttore di Caritas Libano: "È una situazione terribile e disastrosa, questa è la prima volta che affrontiamo un’emergenza di tale portata”. Ma anche in questo contesto “apocalittico”, “noi non ci fermiamo e andiamo avanti per aiutare tutte le persone in difficoltà", sottolinea la Rhayem.
Parrocchie e luoghi di culto aperti per i senza tetto
La mobilitazione a Beirut è anche capillare e, alle esigenze della popolazione, stanno rispondendo anche parrocchie, conventi, santuari, che hanno subito messo a disposizione i propri locali per ospitare le tante famiglie, che si trovano prive di tutto. Fausta Speranza ha raccolto la testimonianza di padre Khalil Alwan, rettore del Santuario di Harissa, vicino Beirut, che ha subito aperto le porte a quanti si trovano in drammatica emergenza:
In questi momenti, afferma padre Alwan, oltre al supporto materiale per chi soffre, non deve mai mancare la preghiera. Dopo questa tragedia, afferma con emozione: “Abbiamo messo il Libano nelle mani del Signore”.
Il cordoglio della Comece
“A nome di tutti i vescovi dell'Unione Europea, condivido lo shock e la tristezza della gente di Beirut dopo le orribili e mortali esplosioni avvenute ieri, martedì 4 agosto 2020, nel porto della capitale del Libano”. Così il cardinale Jean-Claude Hollerich a nome della Comece, Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea, esprime le più sentite condoglianze. “La Chiesa cattolica dell'Unione Europea si schiera con i libanesi, compresi i numerosi profughi scampati alle violenze e accolti in fraternità da questo piccolo ma generoso Paese – si legge nel messaggio - con un ruolo chiave per la pace in tutta la regione mediorientale”. I vescovi europei si uniscono alla preghiera del Papa esortando l’Ue a lavorare per fronteggiare “questo drammatico momento storico, segnato anche dalla pandemia di Covid-19, da una pesante crisi economica e da una grave instabilità regionale”.
(Ultimo aggiornamento, mercoledì 5 agosto 2020, 18.35)
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