Divieto di rientro in Bielorussia per monsignor Kondrusiewicz
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Ieri, 31 agosto, l’arcivescovo di Minsk e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici in Bielorussia, monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, di ritorno da un viaggio in Polonia, dove aveva partecipato a celebrazioni in onore della Madonna di Częstochowa, è stato fermato al posto di frontiera di Kuznitsa Belostokskaja dalle guardie che gli hanno impedito di rientrare in patria.
Il presidente Lukashenko: non è l'unico divieto
La notizia, diffusa dall'arcivescovo mediante un comunicato, è stata confermata stamattina dallo stesso presidente bielorusso. Non è l'unico ad essere stato raggiunto da questo divieto, ha precisato Aleksander Lukashenko. “E' solo la persona più nota. Non importa se è cattolico, ortodosso o musulmano – ha proseguito - deve rispettare la legge. C'è una doppia responsabilità se mischi chiesa e politica". Nel suo comunicato monsignor Kondrusiewicz sottolinea “che una tale decisione dei servizi di frontiera è del tutto incomprensibile perchè secondo la legge il diritto di un cittadino bielorusso di entrare nella Repubblica di Bielorussia non può essere limitato”. L’articolo n.30 della Costituzione, precisa l’ufficio stampa del metropolita, afferma infatti: ''Ogni cittadino della Repubblica ha il diritto di muoversi liberamente, e scegliere la propria residenza su tutto il territorio della Repubblica di Bielorussia, di lasciarne il territorio e ritornare indietro senza ostacoli''.
Un atto che non deve aggravare la situazione nel Paese
“Nelle condizioni della crisi socio-politica attualmente in corso nella nostra Patria - scrive ancora l’arcivescovo nel comunicato -, ho chiamato e continuo a invocare il dialogo e la riconciliazione. Non voglio assolutamente che la decisione ingiustificata e illegale del servizio di frontiera aggravi la tensione nella nostra Patria. Rammaricandosi per l’impossibilità di adempiere ai suoi doveri pastorali a causa del divieto, monsignor Kondrusiewicz si rivolge poi ai fedeli della sua arcidiocesi, chiedendo di pregare per il suo rapido ritorno in Bielorussia e per la risoluzione pacifica della grave crisi socio-politica del Paese.
Ancora manifestazioni di protesta a Minsk
Intanto dopo quelle di ieri a cui hanno partecipato decine di migliaia di manifestanti, sono proseguite anche oggi le proteste contro il presidente Lukashenko riconfermato presidente nelle contestate elezioni del 9 agosto scorso: oggi la polizia bielorussa ha fermato almeno 17 studenti che manifestavano a Minsk. Secondo il giornale online Nasha Niva gli agenti avrebbero fermato anche due giornalisti di Euroradio che seguivano la manifestazione. Sul fronte politico Lukashenko non pare intimidito dalla minaccia di sanzioni da parte dell’Ue. Il capo dello stato bielorusso, durante una visita a Baranovichi, città ad ovest del Paese, ha dichiarato che non combatterà per l'accesso ai porti sul Baltico dei vicini paesi europei contando in futuro maggiormente sugli scambi con la Russia.
La proposta di riforma della Costituzione
Da parte sua la Russia considera la riforma costituzionale annunciata dal presidente bielorusso un ottimo passo per risolvere la situazione in Bielorussia. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha precisato oggi che “questo è il formato in cui è possibile organizzare un dialogo con la società civile e che dovrebbe aiutare a discutere tutte le questioni che preoccupano questa o quella parte dei cittadini bielorussi”. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite terrà un altro incontro venerdì sulla situazione nel Paese, con la partecipazione del leader dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaya. Fonti diplomatiche spiegano che questa nuova sessione a carattere informale, in videoconferenza, dovrebbe essere
dedicata ai diritti umani in Bielorussia, dopo l'espulsione lo scorso fine settimana di media stranieri e il divieto di accreditamento per altri. Tuttavia diversi paesi come la Cina e la Russia ritengono che gli sviluppi in Bielorussia siano legati alla situazione interna e quindi non debbano essere affrontati dal Consiglio di sicurezza Onu.
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