Al via Pechino 2022: la forza dello sport tra pandemia e tensioni internazionali
Michele Raviart - Città del Vaticano
Sarà ancora una volta lo Stadio nazionale di Pechino il luogo dove, quattordici anni dopo la cerimonia di chiusura dei giochi estivi del 2008, si inaugurano le nuove Olimpiadi, questa volta invernali, ospitate dalla capitale cinese. All’interno del “Nido d’uccello”, come è soprannominata la struttura, e alla fine di una cerimonia diretta nuovamente dal regista tre volte candidato agli oscar Zhang Yimou, sfileranno i 2.874 atleti provenienti da 91 Paesi. Quindici le discipline e 109 le gare che assegneranno le medaglie e che si svolgeranno in tre zone dedicate.
Le tre bolle anti-Covid per prioteggere gli atleti
Oltre che a Pechino, dove si svolgeranno le specialità indoor, gli sportivi gareggeranno anche a Zhangjiakou e Yanqing, rispettivamente a 75 e a 200 chilometri dalla capitale, dove sono state installate, con l’aiuto di neve artificiale, le piste di sci alpino e di sci di fondo. Tre luoghi, tre “bolle”, in cui gli atleti vivranno costantemente monitorati ed isolati dal mondo esterno a causa delle rigide misure anti-covid stabilite, che prevedono anche spostamenti limitati e protetti. L’aumento dei contagi è infatti uno dei timori più grandi per gli organizzatori dei Giochi. Alcuni atleti sono già arrivati in Cina da un mese, per evitare di dover rinunciare all’ultimo momento alla partecipazione. 55 sono stati tuttavia i casi di positività al Covid-19 nella giornata di ieri, 29 dei quali riscontrati all’arrivo in aeroporto mentre gli altri 26 sono tra persone già presenti negli impianti sportivi. Dal 23 gennaio i casi positivi sono stati 287 su un totale di oltre 600 mila test effettuati. “Numeri molto bassi”, ha spiegato il responsabile del panel medico dei Giochi, Brian McCloskey, che si è detto fiducioso sull’efficacia del protocollo sanitario stabilito.
Xi Jinping: la Cina è pronta
Una fiducia ribadita dallo stesso presidente cinese Xi Jinping al Comitato olimpico internazionale in un videomessaggio trasmesso giovedì scorso anche dalla tv di Stato. “La Cina è pronta”, ha affermato. “Lavoreremo insieme per preparare un evento olimpico semplice, sicuro ed eccitante, che faccia fede allo slogan, ‘più veloce, più alto, più forte, insieme’” è la promessa di Xi Jinping che sottolinea come la Cina sia una ferma sostenitrice degli ideali olimpici.
Le tensioni internazionali
A fare da cornice purtroppo allo sport, le molte polemiche e le tensioni internazionali. I governi di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda hanno deciso di non inviare rappresentanti dei governi a Pechino, in una sorta di “boicottaggio diplomatico” in riferimento al tema dei diritti umani. “Trattandosi di un Paese così grande e di tale rilevanza interazionale”, spiega Stefano Vecchia, giornalista esperto dell’Asia, “le problematiche si sono amplificate e in qualche modo l’occasione olimpica che normalmente è un momento di distensione dei rapporti in realtà ha creato ulteriori attriti e difficoltà”.
Lo sport può costruire ponti
Eppure, lo ha ricordato Papa Francesco proprio mercoledì scorso dopo l’udienza generale, lo sport, con il suo linguaggio universale, può costruire ponti di amicizia e di solidarietà tra persone e popoli di ogni cultura e religione”. “È evidente la necessità che lo sport faccia da traino e da motore a una convivenza che comunque deve essere stabilita”, sottolinea ancora Vecchia. “Dipenderà poi molto anche come andranno questi giochi. Potrebbero essere un momento – lo abbiamo visto in passato proprio in Cina – in cui lo sport si fa promotore di contatti e di aperture prima impreviste, quindi potrebbero anche allentare queste situazioni di tensione nell’area e a livello globale”.
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