Roma accoglie i primi 11 bambini feriti o malati da Gaza: saranno curati in Italia
Roberto Cetera - Città del Vaticano
È arrivato questa sera intorno alle 21.30 nell’Aeroporto militare di Ciampino il volo speciale che ha condotto in Italia i primi 11 bambini provenienti dalla Striscia di Gaza gravemente ammalati o feriti durante i massicci bombardamenti e combattimenti, per i quali le cure in sito sarebbero state ardue se non impossibili. I piccoli hanno attraversato la frontiera con l’Egitto e da lì sono stati imbarcati in aerei diretti all’aeroporto di Roma Ciampino. Con loro è presente anche un ragazzo poco più che maggiorenne.
Qui in Italia verranno tutti curati nei più importanti ospedali pediatrici: Bambino Gesù di Roma, che si occuperà della prima accoglienza e dello smistamento, il Gaslini di Genova, il Rizzoli di Bologna, il Meyer di Firenze
L’Italia è il primo Paese europeo ad avviare un’operazione internazionale di salvataggio per le vittime della guerra a Gaza. Dopodomani - spiega il generale Francesco Paolo Figliuolo che parla di "un'attività sinergica" tra diversi Ministeri - sarà la volta della partenza per l'Italia della nave-ospedale Vulcano, al momento alla fonda sulle coste egiziane. Salperà il 31 gennaio con a bordo circa una cinquantina di minori accompagnati e in 4-5 giorni andrà ad ormeggiare in un porto baricentrico in funzione di dove i bambini saranno ricoverati. A febbraio poi inizierà un ponte aereo che condurrà altri bambini ricoverati a Il Cairo in più ospedali italiani. Nelle ultime ore hanno dato la propria disponibilità anche i nosocomi dell’Università di Perugia e di San Marino. "Porteremo tutti quelli che possiamo", assicura Figliuolo.
Il lavoro di padre Faltas
L’iniziativa che ha permesso ai bambini di Gaza di approdare in Italia per ricevere assistenza ha avuto il sostegno fin dall’inizio del vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, il quale recentemente ha raccontato a L’Osservatore Romano del suo lavoro pastorale con le famiglie che vivono nella Striscia. Alla domanda se avesse potuto fare per i piccoli bambini feriti o ammalati, ha detto di essersi “immediatamente attivato con le strutture di governo italiane ricevendo subito un entusiasta consenso”. Grazie alla fitta rete di relazioni messa in piedi negli anni, padre Faltas è riuscito ad avviare “un’intensa attività di mediazione che ha coinvolto – ha affermato - israeliani, palestinesi ed egiziani”.
Questa sera, in attesa dell'arrivo dei piccoli nel XXXI storno dell'Areonautica Militare, padre Faltas non trattiene l'emozione per quello che con i media vaticani definisce "un primo segno della pace. Pace che ha bisogno di ascolto e umiltà". Il francescano ribadisce ancora una volta la sua gratitudine al popolo italiano "perché l'Italia è il primo Paese in Europa a ricevere i bambini di Gaza che altrimenti non avrebbero potuto essere curati. L'Italia è sempre stata vicino a questa causa, abbiamo chiesto e loro hanno accettato. Quando i bambini saranno veramente guariti potranno tornare nel loro Paese".
Tajani: un impegno preso
Da parte sua il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, presente a Ciampino, afferma sempre ai media vaticani: "Abbiamo lavorato intensamente con le autorità israeliane, con le autorità nazionali palestinesi e quelle egiziane. Abbiamo concluso la trattativa giovedì in Israele. È un impegno che abbiamo preso". Da qui l'assicurazione che "l’Italia continua a manifestare la propria solidarietà verso quelle che sono sicuramente vittime innocenti".
Un profondo "grazie", infine, dalla ambasciatrice della Palestina in Italia, Abeer Odeh, che si è detta "commossa" per l’accoglienza riservata a questi bambini vittime di "brutali attacchi" a Gaza: "Ringraziamo, anche attraverso il vostro giornale, il governo italiano per l’aiuto ai nostri minori. Speriamo che si possano ricevere ancora molti altri bambini, e che l’iniziativa italiana sia emulata anche da altri Paesi europei".
Appena atterrati, tutti i bambini, pur mostrando evidenti segni di una sofferenza fisica, sorridevano soddisfatti per essere comunque usciti dall’inferno vissuto negli ultimi tre mesi.
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