Cessate il fuoco in Nord Kivu tra RD Congo e Rwanda
Michele Raviart - Città del Vaticano
Inizierà la mezzanotte del 4 agosto il cessate il fuoco tra l’esercito della Repubblica democratica del Congo e il movimento ribelle M23 che, dalla fine del 2021, combattono nel Nord Kivu, nell’est del Paese. Ad annunciarlo è stata la presidenza dell’Angola che ha mediato a Luanda l’accordo tra l'Rdc e il Rwanda, accusato da Kinshasa di sostenere i ribelli di etnia Tutsi malgrado le smentite di Kigali. Non è stato ancora specificato quali parti abbiano raggiunto l’accordo, né quali siano i termini e la durata, sebbene un portavoce del ministro degli Esteri della Rdc abbia confermato che il cessate il fuoco sarà in vigore a tempo indefinito.
In corso una tregua umanitaria
Da inizio luglio, l’esercito congolese e l’M23 – i cui membri sono sotto sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea - avevano concordato una tregua umanitaria di due settimane che scadrà il tre luglio. Il nuovo cessate il fuoco, ha confermato la presidenza angolana, sarà supervisionato da un meccanismo di verifica simile a quello in vigore per la tregua in corso.
Quasi due milioni di sfollati
A livello internazionale si registrano le congratulazioni del ministero degli esteri del Belgio, che in una dichiarazione “ringrazia l’Angola per il suo ruolo cruciale” e “incoraggia le parti a mantenere gli impegni presi”, in quello che si definisce “un passo essenziale per alleviare le sofferenze della popolazione e porre fine alle violenze nel Congo orientale”. I combattimenti in Nord Kivu, infatti, secondo le stime delle Nazioni Unite, hanno causato finora circa 1,7 milioni di sfollati, parte dei 7,2 milioni causati dai vari conflitti nella Repubblica democratica del Congo.
L'appello del Papa
Lo scorso 16 giugno Papa Francesco, dopo la preghiera dell’Angelus, aveva chiesto che si facesse “il possibile per la cessazione delle violenze e per la salvaguardia della vita dei civili” in Nord Kivu. “Tra le vittime”, aveva ricordato il Pontefice, “molti sono cristiani uccisi in odium fidei. Sono martiri. Il loro sacrificio è un seme che germoglia e porta frutto, e ci insegna a testimoniare il Vangelo con coraggio e coerenza".
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