Rapporto Idos, aumentano i migranti nel mondo. In tanti fuggono da guerre e fame
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Le migrazioni sono oramai un fattore strutturale, e che interessa tutte le aree del mondo. Secondo il rapporto Idos, presentato oggi, l’incidenza dei migranti internazionali si attesta intorno al 3% della popolazione mondiale. Nel 2023 circa 300 milioni di persone risiedono in un Paese diverso da quello di nascita (3,6% della popolazione planetaria), mentre 183 milioni possiedono effettivamente una cittadinanza straniera (2,3%). Nello stesso anno il saldo dei flussi migratori globali è stato positivo per i Paesi del Nord del mondo (+2 milioni di persone).
Sempre più gente in età da lavoro nei Paesi non sviluppati
Ma quello che fa riflettere è la tendenza, in un mondo in cui i flussi migratori sono in continua evoluzione e che sembrano non conoscere sosta. Sempre secondo il rapporto, entro il 2050 la popolazione mondiale passerà da 8,1 a 9,7 miliardi, con un incremento di circa 859 milioni di persone in età lavorativa. Ma questa crescita sarà distribuita in modo disomogeneo, con un calo di forza lavoro nei Paesi sviluppati e un innalzamento nei Paesi in via di sviluppo. Senza migrazioni, sottolinea ancora Idos, mantenere l’equilibrio occupazionale richiederebbe di eliminare posti di lavoro nei Paesi ricchi e crearne molti di più nei Paesi poveri. Eppure, la cooperazione internazionale è spesso il tallone d’Achille di tanti Paesi occidentali. Nessuno dei Paesi del G7 ha raggiunto la quota dello 0,7% del Pil da destinare a questa voce, come previsto dall’Agenda 2030, e alcuni, come l'Italia si fermano allo 0,30% scarso.
Preoccupa il fenomeno dei migranti forzati
Sulle migrazioni incidono anche le 52 guerre presenti in tutto il mondo, oltre alle tante situazioni di tensione in varie parti del pianeta. Il numero di migranti forzati è aumentato in modo vertiginoso, ed è passato da 20 milioni del 2000 a 120 milioni di maggio 2024. Di questi 68,3 milioni sono sfollati interni, 38,5 milioni sono richiedenti asilo e titolari di protezione, 6 milioni sono rifugiati palestinesi del 1948 e loro discendenti sotto mandato di Unrwa (di cui 1,2 milioni sono abitanti di Gaza, che le fonti conteggiano anche come sfollati interni) e 5,8 milioni sono venezuelani sfollati all’estero senza possibilità di richiedere asilo per l’entità massiccia del flusso. Il rapporto mette anche in luce che ci sono 7,7 milioni gli sfollati interni per disastri ambientali, non ricompresi tra i migranti forzati. La Siria è il Paese in cui le migrazioni forzate incidono di più, con con 13,8 milioni tra sfollati interni e all’estero, seguita da Afghanistan, Sudan e Ucraina. Tali flussi però, spiega Maria Paola Nanni, ricercatrice che ha collaborato al rapporto, "si rivolgono solo marginalmente verso l'Italia e verso l'insieme dell'Ue, l'accoglienza è sempre stata e continua ad essere soprattutto una questione che riguarda i cosiddetti Paesi del sud del mondo, quelli a basso e medio reddito, dove tuttora sono accolti i 3/4 di tutti i migranti forzati conteggiati nel mondo".
Un'Europa sempre più a difesa dei propri confini
Il rapporto si concentra molto sulle politiche europee in fatto di immigrazione. Per i relatori, il nuovo Patto europeo su migrazione e asilo, approvato dal Consiglio Ue nel dicembre 2023 e dal Parlamento Ue nell’aprile 2024, accentua la chiusura verso i profughi del Sud del mondo. Ecco dunque che il meccanismo di Frontex sembra aver più l’obiettivo di chiudere e controllare i confini europei che di dare assistenza a chi fugge da fame e guerre, fatto sta che sono aumentate le strutture di trattenimento dei migranti. Nel 2023 la Ue aveva registrato oltre 385 mila ingressi irregolari, e ad agosto 2024 erano già più di 95 mila. Le rotte più battute restano il Mediterraneo centrale (42,2%) e i Balcani occidentali (25,7%), sebbene rispetto al 2022 siano diminuiti gli arrivi lungo quest’ultima (-31,3%) e aumentati quelli dal Mediterraneo centrale (+54,1%), orientale (+57,9%) e dall’Africa occidentale (+156,6%), diventata la rotta più letale al mondo con 6.618 morti nel 2023. "È un dato noto - continua Nanni - più le rotte sono bloccate e sono rese insicure, più cresce il numero dei morti e quello delle persone che non riescono a completare il viaggio. Di dati ne abbiamo, ma quelli che abbiamo a disposizione sono sottostimati, ovvero conteggiano soltanto quelle morti e quelle scomparse di cui si è riusciti ad avere traccia". Nel Rapporto poi si evidenzia, prosegue la ricercatrice, un "generalizzato ricorso all'abbassamento degli standard, delle tutele e quindi dei diritti riconosciuti ai richienti asilo anche nell'ambito dell'accoglienza", il che fa parte di un "tassello di una politica migratoria, di un approccio di governance, che mira in qualche modo a svuotare, a sterilizzare dall'interno il diritto d'asilo e a quasi svilire gli standard di accoglienza che poi, sempre più spesso, sembra addirittura scadere nel trattenimento se non nella detenzione propriamente detta". Ciò vale anche per i minori straieri non accompagnati, per i quali ugualmente si abbassano le tutele.
La situazione italiana
Le persone straniere residenti in Italia sono tornate a crescere dopo lo stop imposto dalla pandemia: sono 5,3 milioni a fine 2023 secondo il dato provvisorio dell’Istat (+166mila in un anno), il 9,0% della popolazione complessiva. Anche le acquisizioni di cittadinanza italiana si attestano su livelli elevati: 213.716 nel 2022 e 213.567 nel 2023. Si interrompe, invece, la crescita dei cittadini non Ue titolari di permesso di soggiorno. Sono 3,6 milioni alla fine del 2023, scesi di oltre 120mila in un anno per l’effetto combinato di vari fattori: le acquisizioni di cittadinanza, il calo dell’afflusso di profughi dall’Ucraina, le strettoie legislative e burocratico-amministrative che ostacolano la regolarità del soggiorno, aggravate dai ritardi della Pubblica amministrazione. Emilia Romagna, Lombardia e Toscana le regioni col maggior numero di migranti, mentre sono Romania, Albania e Marocco le nazioni più rappresentate.
I minori
Nell'ultimo anno scolastico, in Italia, si sono contati 915mila alunni iscritti nelle scuole dell'obbligo, partendo da quella dell'infanzia, che obbligatoria non è, fino alle superiori, alle scuole secondarie di secondo grado. Si tratta del 10% degli alunni nelle scuole italiane "dove da molti anni si registra una diminuzione dei figli degli italiani iscritti a scuola - spiega Ginevra Demaio, anche lei ricercatrice che ha collaborato al Rapporto Idos - dovuta al fatto che i nuovi nati sono ogni anno di meno rispetto al precedente. La popolazione invecchia, cala il numero di minori adolescenti di nazionalità italiana, tenendo presente però che coloro che chiamiamo 'stranieri' in realtà nel 65% dei casi, quindi quasi 7 su 10 sono bambini o adolescenti nati in Italia che non hanno ancora acquisito la cittadinanza italiana perché non sono riusciuti ancora a rientrare nelle rigide e abbastanza strette regole attraverso le quali si diventa italiani, anche nel caso delle nuove generazioni".
Il mercato del lavoro
Anche nel lavoro si evidenzia una certa forma di emarginazione sociale, poiché anche profili importanti vengono poi alla fine relegati a lavori non qualificati. "Questo mercato del lavoro - prosegue Demaio - sembra essere proprio organizzato in maniera strutturale per le seperazioni prima di tutto tra italiani e stranieri, il che significa anche le nuove generazioni. Poi è un mercato del lavoro stratificato e che discrimina per differenza di genere, ed ecco che le donne immigrate sono tra le più svantaggiate, sia coloro di prima generazione che le loro figlie". Il punto è che la pesantissima burocrazia continuerà a condizionare "la vita ordinaria delle persone straniere anche quando è di seconda o terza generazione", almeno fin quando non diventeranno italiane.
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