Una bambina unica superstite del naufragio di un barchino partito dalla Tunisia
Stefano Leszczynski - Città del Vaticano
È una bambina di soli 11 anni l’unica superstite del naufragio che ha coinvolto un barchino carico di migranti partito dal porto tunisino di Sfax almeno cinque giorni prima. A salvare la ragazzina, originaria della Sierra Leone, nella notte dell’8 dicembre è stata un’imbarcazione dell’ong Compass Collective, che l’ha portata in salvo a Lampedusa. Secondo quanto è stato ricostruito dai soccorritori la bambina è stata trovata in acqua, aggrappata a una camera d'aria e a un giubbotto di salvataggio. Ai soccorritori ha raccontato di altre persone che viaggiavano con lei, compreso il fratello, ma di aver perso tutti di vista dopo il ribaltamento dell’imbarcazione
Salvati in 356
Nonostante la tempesta in corso, altri barchini hanno tentato la traversata negli ultimi giorni. Alarm phone ne aveva segnalati almeno tre in difficoltà, forse anche quello su cui viaggiava la bambina. Durante la stessa notte sono sbarcate sull’isola siciliana di Lampedusa altre 356 persone. A soccorrere le cinque imbarcazioni in difficoltà sulle quali viaggiavano, questa volta, sono state le motovedette della capitaneria, della guardia di finanza e dell'assetto Frontex. Sul primo barcone, partito dal porto libico di Sabratah, c'erano 111 persone di nazionalità egiziana, eritrea, pakistana, siriana, sudanese e somala. Sugli altri, da un minimo di 45 a un massimo di 87 si trovavano cittadini bengalesi, siriani, marocchini, sudanesi e iraniani. Secondo quanto riferito dai migranti i barchini sarebbero partiti tutti dalla Libia. Al momento si trovano tutti nell'hotspot di contrada Imbriacola, che ospita oltre 500 persone.
Condanne per la strage di Cutro
Intanto, si è concluso stamani con tre condanne il processo agli imputati accusati di essere stati gli scafisti dell’imbarcazione affondata di fronte alla costa di Steccato di Cutro il 26 febbraio del 2023. Nel naufragio morirono 94 migranti, 35 dei quali erano ragazzi e bambini. Le pene, tutte a 16 anni di reclusione hanno riguardato un cittadino turco di 51 anni e due pakistani di 22 e 26 anni. Per i giudici sono responsabili di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e morte in conseguenza del favoreggiamento, mentre non sono stati ritenuti responsabili del naufragio.
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