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Francesco: mercato delle armi è una minaccia per l’umanità

Il commercio delle armi e la proliferazione nucleare sono tra i temi al centro del discorso rivolto lunedì scorso da Papa Francesco ai membri del corpo diplomatico. Intervista con Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

Il destino del pianeta è minacciato da gravi insidie come quelle legate alle armi. E’ quanto ricorda Papa Francesco nel discorso rivolto ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. A Vatican News Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo sottolinea che su scala mondiale si registra una “crescita enorme delle spese militari”. (Ascolta l’intervista con Maurizio Simoncelli)

Mercato delle armi in crescita

A livello mondiale, negli anni della cosiddetta guerra fredda, la spesa militare globale era di circa 1400 miliardi. Oggi si è superata la cifra di 1730 miliardi.

“Purtroppo, duole constatare che non solo il mercato delle armi non sembra subire battute d’arresto, ma anzi che vi è una sempre più diffusa tendenza ad armarsi, tanto da parte dei singoli che da parte degli Stati. Preoccupa specialmente che il disarmo nucleare, ampiamente auspicato e in parte perseguito nei decenni passati, stia ora lasciando il posto alla ricerca di nuove armi sempre più sofisticate e distruttive. In questa sede, intendo ribadire che «non possiamo non provare un vivo senso di inquietudine se consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari. Pertanto, anche considerando il rischio di una detonazione accidentale di tali armi per un errore di qualsiasi genere, è da condannare con fermezza la minaccia del loro uso – mi viene da dire l’immoralità del loro uso – nonché il loro stesso possesso, proprio perché la loro esistenza è funzionale a una logica di paura che non riguarda solo le parti in conflitto, ma l’intero genere umano. (Papa Francesco, 7 gennaio 2019)”

A destare preoccupazione, sottolinea Maurizio Simoncelli, è anche il commercio di armi piccole e leggere, “usate in tutte le guerre dimenticate” e negli ultimi anni destinate, in particolare, all’area del Medio Oriente e del Nord Africa.

Armi sempre più devastanti

La disponibilità di armi nucleari è un altro aspetto inquietante. Si è passati da oltre 80 mila testate nucleari presenti nel periodo della guerra fredda negli arsenali delle superpotenze a poco più di 15 milia armamenti atomici, di cui circa 4 mila operativi. Ma questa diminuzione si lega alla diffusione di armi sempre più precise, rapide e potenti.

“Preoccupa specialmente che il disarmo nucleare, ampiamente auspicato e in parte perseguito nei decenni passati, stia ora lasciando il posto alla ricerca di nuove armi sempre più sofisticate e distruttive. (Papa Francesco, 7 gennaio 2019)”

Oltre alla minaccia permanente della guerra nucleare, si assiste allo sviluppo di nuovi scenari connessi allla tecnologia militare. A destare grandi preoccupazioni, sottolinea Maurizio Simoncelli, sono le armi autonome in grado, “attraverso l’intelligenza artificiale, di scegliere l’obiettivo e colpire il bersaglio”. Alcune di queste già sono operative lungo i confini tra Corea del Nord e Corea del Sud. L’arma autonoma, ricorda Simoncelli, potrebbe essere uno strumento per consolidare regime e dittatori “che non avrebbero più bisogno della presenza del militare”.

Ingannevole senso di sicurezza

Un altro aspetto da rimarcare riguarda la cosiddetta deterrenza nucleare. È un processo che non genera sicurezza, ma instabilità.

“Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi ad un’etica di solidarietà. (Papa Francesco, 7 gennaio 2019)”

Un passo fondamentale, ricorda Maurizio Simoncelli, è quello di rinunciare alle armi nucleari. Un segnale politico importantissimo, aggiunge, è stato dato l’anno scorso con il Trattato per il bando totale delle armi nucleari, firmato da oltre 120 Paesi nell’ambito dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ma purtroppo, osserva Simoncelli, “i Paesi del cosiddetto club nucleare non hanno firmato questo trattato”. A questo orientamento si contrappone la logica delle aree denuclearizzate, tra cui l’America Latina, l’Africa e l’Asia centrale, in cui si ribadisce il rifiuto delle armi nucleari, “che porterebbe solamente alla distruzione del pianeta”. Ma ci sono ancora tanti Stati “che si definiscono più avanzati e democratici” - conclude Simoncelli - che invece dispongono di queste armi.

 

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10 gennaio 2019, 12:58