Il Papa prega per le popolazioni dell’America Centrale colpite dagli uragani
Marco Guerra – Città del Vaticano
Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha guardato alle popolazioni provate dal devastante passaggio di due uragani nella regione dell’America Centrale. Queste le sue parole:
Desidero esprimere nuovamente la mia vicinanza alle popolazioni dell’America Centrale colpite da forti uragani, in particolare ricordo le Isole di San Andrés, Providencia e Santa Catalina, come pure la costa pacifica del nord della Colombia. Prego per tutti i Paesi che soffrono a causa di queste calamità.
Il cammino di Avvento
Prima di congedarsi dalla Piazza, il Papa ha poi invitato tutti a “ricavare del bene anche dalla situazione difficile che la pandemia ci impone” indicando tre atteggiamenti positivi per seguire un buon cammino di Avvento:
Maggiore sobrietà, attenzione discreta e rispettosa ai vicini che possono avere bisogno, qualche momento di preghiera fatto in famiglia con semplicità. Queste tre cose ci aiuteranno tanto: maggiore sobrietà, attenzione discreta e rispettosa ai vicini che possono avere bisogno e poi, tanto importante, qualche momento di preghiera fatto in famiglia con semplicità.
Uragani in America Centrale, oltre 200 morti
Gli uragani Eta e Iota, a cui ha fatto riferimento il Papa, hanno colpito l'America centrale nelle scorse settimane causando oltre 200 morti e un numero imprecisato di dispersi, oltre a centinaia di milioni di dollari di danni. I due eventi meteorologici si sono susseguiti a meno di due settimane di distanza, con la stessa traiettoria, lasciando sulla loro scia catastrofiche inondazioni, smottamenti e distruzioni in Centro America e nelle isole caraibiche colombiane. L'uragano Eta ha colpito per la prima volta il 3 novembre, Iota lo ha seguito il 16 novembre, con piogge torrenziali scroscianti che hanno peggiorato la situazione su un terreno già inzuppato.
Bilancio pesante per tutti i Paesi
Il bilancio più pensate è toccato all’Honduras, qui inondazioni e smottamenti hanno provocato 94 morti e otto dispersi. La protezione civile del Paese ha registrato 3,9 milioni di persone colpite, di cui 154 mila hanno dovuto lasciare le loro 70 mila case distrutte o inabitabili. Quasi 300 strade sono state danneggiate, 48 ponti distrutti e altri 32 sono stati colpiti dalle inondazioni dei fiumi.
Gravi conseguenze anche in Guatemala dove sono stati registrati 60 morti, un centinaio di dispersi e 2,1 milioni di persone colpite. Il bilancio finale di una frana che ha inghiottito decine di case in un villaggio indigeno non è stato ancora stabilito e potrebbe ammontare a più di cento morti. Anche il Nicaragua non e' stato risparmiato da frane e inondazioni che hanno ucciso 21 persone e causato danni per 742 milioni di dollari.
Devastate le isole colombiane
A Panama, Eta e Iota hanno provocato più di venti morti e dieci dispersi. E poi ancora la Costa Rica ha sofferto maggiormente per l'attraversamento dell'Eta, che ha provocato due morti a sud, vicino al confine panamense. Prima di colpire l'America Centrale, nel Mar dei Caraibi, gli uragani hanno devastato le isole colombiane di San Andres, Providencia e Santa Catalina, uccidendo due persone. E in molte zone della costa della Colombia si registrano gravi condizioni umanitarie con case distrutte, mancanza di cibo e acqua, penuria di oggetti per l’igiene personale, per un totale di circa 270mila persone private di molti beni essenziali.
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