Storie di speranza e una stola rossa
L'Osservatore Romano
È iniziato nel migliore dei modi il viaggio di Francesco in Iraq: prima di lasciare Casa Santa Marta, il Papa ha incontrato un gruppo di iracheni costretti a fuggire dal loro Paese e accolti in Italia dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla cooperativa Auxilium. Ad accompagnarli il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski.
E al Papa è stata anche simbolicamente presentata la stola rossa appartenuta a don Ragheed Aziz Ganni, il sacerdote caldeo ucciso il 3 giugno 2007 nella sua parrocchia dello Spirito Santo a Mosul, alla fine della messa della domenica dopo Pentecoste, insieme ai tre giovani diaconi Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho e Gassan Isam Bidawed. Il 2 giugno 2011 i suoi anziani genitori vennero apposta da Mosul a Roma per consegnare la stola alla basilica di San Bartolomeo all’Isola, il “santuario dei nuovi martiri” affidato alla Sant’Egidio. E il Pontefice ha indossata quella stola in occasione della Preghiera per i martiri, proprio in quella basilica, il 22 aprile 2017. Stasera la stola sarà posta sull’altare della basilica di Santa Maria in Trastevere nella veglia di preghiera che accompagna il viaggio di Francesco. Durante gli studi romani don Ragheed aveva collaborato con Sant’Egidio nell’assistere i poveri, soprattutto a Colle Oppio.
Tra gli iracheni che il Papa ha incontrato stamani per un augurio di “buon viaggio” alcuni sono stati accolti dall’Auxilium e altri da Sant’Egidio.
È stata Daniela Pompei, responsabile servizio migranti della comunità trasteverina, a presentare a Francesco una famiglia armena-irachena di Baghdad, composta da moglie (Nadiya Dawod), marito (Ara Margayan), una figlia di 19 anni (Anita) e un figlio di 20 (Aram). Per le gravi minacce hanno dovuto chiudere la loro officina meccanica per rifugiarsi in Libano. Lì hanno incontrato la Sant’Egidio che è riuscita a inserirli nei corridoi umanitari. Così sono arrivati a Roma nel marzo 2017. Oggi sono pienamente integrati: hanno un’officina meccanica, i due figli si sono diplomati e parlano correntemente italiano. «Siamo felici di stare in Italia grazie ai corridoi umanitari» hanno detto al Papa.
Il gruppo di Auxilium, accompagnato dal fondatore Angelo Chiorazzo, era composto da alcuni richiedenti asilo, ospiti del Centro Mondo Migliore, e da 3 fratelli nati a Baghdad che oggi lavorano per la cooperativa. Tutti musulmani.
I fratelli Ahmed, Ghaleb e Rami Taha (30, 32 e 37 anni) di origine palestinese, sono figli di un ottico con il negozio nel centro di Baghdad. Sono arrivati con i genitori in Italia nel 2010, dopo essere fuggiti dall’Iraq alla Siria, dove sono stati arrestati e confinati nel campo profughi di Al Tanf Camp, in pieno deserto, vicino Homs. Ahmed, che ha ottenuto anche la cittadinanza italiana, è oggi il responsabile delle case famiglia per minori del Protettorato San Giuseppe a Roma. Ghaleb e Rami sono operatori a Mondo Migliore.
Youssif Ibrahim Al Tameemi, 24 anni, iracheno nato a Baghdad, barbiere di professione, è anch’egli ospite di Mondo Migliore dove è arrivato nel dicembre 2020. Fuggito dall’Iraq nel 2015, è arrivato in Svezia dove si è integrato trovando anche lavoro. La sua domanda di protezione internazionale è stata però rifiutata e ha iniziato il suo percorso di rifugiato in Italia.
Mohamed Hakel Abdulrahman, 30 anni, nato a Duhok nel Kurdistan iracheno, è stato accolto nell’ottobre 2020 a Mondo Migliore. È cresciuto a Mosul dove faceva il commerciante e da dove è fuggito con la madre e la sorella a causa delle violenze. La sua casa è stata bombardata. È arrivato in Italia dopo essere stato in Germania e Svezia.
Shwan Lukman Kader, 28 anni di Baghdad, è curdo-iracheno. È sposato e di mestiere fa l’operaio. La sua famiglia vive a Sulaymaniyya. Scappato dal suo Paese per le persecuzioni politiche, è arrivato in Italia dopo aver tentato di integrarsi in Germania. È a Mondo Migliore dal 2018.
Ali Ahmad Taha, 27 anni, curdo-iracheno, originario di Sulaymaniyya, è ospite di Mondo Migliore da dicembre 2019. Fuggito dall’Iraq dopo essersi rifiutato di arruolarsi e aver visto il fratello assassinato, ha attraversato Turchia e Grecia sul fondo di un camion. Proprio alla fine del suo travagliato viaggio, sul Raccordo anulare di Roma, è stato travolto dalle auto. Per il grave incidente gli è stata amputata la gamba destra al policlinico Gemelli. Ora a Mondo Migliore sta cercando di ricostruire la sua vita.
E Francesco ha salutato il gruppo portando nel cuore le parole di Youssif: «Il mio Paese sanguina da troppi anni e spero con tutto il cuore che questo viaggio porti la pace. Ringrazio il Papa perché con coraggio non si è rassegnato alla guerra e va nel mio Paese chiedendo di essere fratelli».
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