Il Papa all’associazione Lazare: “Andate alle periferie, sono piene di solitudine e ferite”
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Un'udienza dai toni familiari, scandita da testimonianze e da un dialogo interamente condotto a braccio, ma soprattutto dal continuo "grazie" per l'opera svolta da questa associazione che da un decennio si prende cura di poveri e senzatetto, accogliendoli in appartamenti ‘solidali’ insieme a giovani di diverse età. Lazare, progetto innovativo nato in Francia e ora ramificato anche in altri Paesi, compie dieci anni e celebra il suo anniversario con Papa Francesco, che già il 21 maggio scorso aveva ricevuto una piccola rappresentanza di assistenti e assistiti a Casa Santa Marta. Oggi una nuova e più ampia udienza nell'Aula Paolo VI, durante la quale il Pontefice - da un palchetto allestito a pochi metri dai suoi ospiti - ha incoraggiato la missione dell'associazione, soprattutto quella di andare in quelle periferie esistenziali, intrise di "solitudine, tristezza, ferite interiori e perdita di gusto per la vita".
Il coraggio di aprire porte, la paura che nessuno apra
Dopo aver ascoltato alcune toccanti testimonianze dei ragazzi, Francesco mette da parte il discorso scritto "perché - dice - voglio parlare di quello che è venuto fuori qui”. L'intervento del Papa trae le mosse da un’immagine, quella della “porta”, metafora di tante esperienze riportate durante l’incontro: “L’esperienza della porta aperta, la porta chiusa, il timore che non mi aprano la porta, il timore che mi chiudano la porta in faccia. Questa esperienza che abbiamo appena ascoltato da alcuni di voi è l’esperienza di ognuno di noi se guardiamo dentro di noi”.
Alcuni pensano che la porta è un loro possesso e le mettono un lucchetto e la chiudono per loro. Altri hanno paura di bussare a una porta, è quella paura che abbiamo di sapere se saremo accolti e accettati. Altri vogliono entrare ma hanno paura della porta e cercano di entrare dalla finestra”.
Tante situazioni che spingono ad un interrogativo: “Io con la porta che rapporto ho?”. “La porta è Dio”, dice il Papa. Il mio rapporto con la porta qual è? Mi approprio della porta per me e non lascio entrare nessuno? O ho paura di bussare alla porta? O spero senza bussare che qualcuno me l’apra? Ognuno di noi ha atteggiamenti diversi con Dio che è la porta.
Lazare, una piccola goccia nel mare del bisogno
A volte nella vita bisogna avere “l’umiltà di bussare alla porta”, a volte bisogna avere “il coraggio di non avere paura di chi mi aprirà la porta, che è Dio”. E una volta entrato, bisogna avere “la grandezza di non chiudermi la porta alle spalle”, anzi “aprirla affinché entrino altri”. Lazare questo lo fa da anni: “Aprire porte”. Non da “portinai” però, ma da “uomini e donne che, poiché una volta hanno aperto la porta a ognuno di voi, sentite la necessità di aprirla ad altri”.
Dal Papa quindi la più profonda gratitudine per questa goccia nel mare delle necessità. Una goccia, tuttavia, preziosa: “Andate avanti! Lazare è una cosa piccola, poca gente, pochi luoghi, di fronte a tanto bisogno. Ma Gesù ha detto una cosa una volta: che anche il lievito è una cosa piccola, ma che era capace di moltiplicare, che il seme era una cosa piccola, e che era capace di far crescere un albero grande”.
La cosa peggiore che può accadere a Lazare è dimenticarsi che è piccolo, perché se si crede grande nel cuore, per il potere, per la superbia, per la compiacenza, l’albero non cresce e la massa non si espande. La vostra ricchezza non sta nella banca, la vostra ricchezza sta nell’essere piccoli.
Accoglienza, cura e ascolto sono i valori autentici
Anche nel discorso consegnato, il Papa ha espresso la profonda gratitudine a operatori e volontari di Lazare “per la bella esperienza che state facendo nella convivenza e nella fraternità che vivete quotidianamente”: “Avete l’opportunità di essere, non solo per voi stessi ma anche per il mondo, una vetrina dell’amicizia sociale che tutti siamo chiamati a vivere”.
In un ambiente pieno di indifferenza, individualismo ed egoismo, voi - ha affermato il Pontefice - ci fate capire che i valori della vita autentica si trovano nell’accoglienza delle differenze, nel rispetto della dignità umana, nell’ascolto, nella cura e nel servizio dei più umili
“Solo coltivando questo tipo di relazione renderemo possibile un’amicizia sociale inclusiva e una fraternità aperta a tutti”, sottolinea Francesco.
I poveri preziosi agli occhi di Dio
Poi si è rivolto a poveri, malati, homeless, quotidianamente accolti dall'associazione. A loro l'invito a non scoraggiarsi: “Nella società, potete sentirvi isolati, rifiutati e soffrire di esclusione. Ma non arrendetevi.... Andate avanti, coltivando nei vostri cuori la speranza di una gioia contagiosa”.
La vostra testimonianza di vita ci ricorda che i poveri sono veri evangelizzatori perché sono stati i primi ad essere evangelizzati e chiamati a partecipare alla felicità del Signore e del suo Regno.
Come nell'udienza di maggio, il Papa ha ricordato che i poveri hanno “un posto speciale” nel cuore di Dio: “Anche se il mondo vi guarda dall’alto in basso, voi siete preziosi, voi contate molto agli occhi del Signore”. Il Papa insiste: “Dio vi ama, siete i suoi privilegiati. Quindi non lasciatevi rubare la vostra gioia di vivere e di aiutare gli altri a vivere”.
Scommettere sull'amore gratuito
Da qui un nuovo invito “a rimanere fermi nelle vostre convinzioni e nella vostra fede”, ma anche ad “andare oltre” la normale missione svolta nell’ultimo decennio:
Diffondete il fuoco d’amore che riscalda i cuori freddi e aridi. Non accontentatevi di una vita di amicizia e condivisione tra i membri della vostra associazione, ma andate oltre. Osate scommettere sull’amore dato e ricevuto liberamente.
(Ultimo aggiornamento 28 agosto 2021, h. 18.53)
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