Il Papa: Luciani, riferimento per trovare soluzioni alle sfide della Chiesa
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Un pontificato breve, un’eredità eterna. Si è scritta una nuova pagina per la vita e il magistero di Papa Albino Luciani, beato il prossimo 4 settembre, questa mattina alla Pontificia Università Gregoriana dove si è svolta la giornata di studi «I sei “vogliamo”. Il Magistero di Giovanni Paolo I alla luce delle carte d’archivio». Un evento di alto livello promosso dalla Fondazione vaticana intitolata al Papa veneto, in collaborazione con il Dipartimento di Teologia dogmatica dell’Ateneo di cui Luciani fu alunno. “Un’occasione preziosa per riscoprire l’eredità spirituale e la santità di vita di questo amato Pontefice”, scrive Papa Francesco in una lettera, letta a inizio lavori, in cui plaude a questa iniziativa che, basata sulla indagine storica fondata sulle fonti, offre “un valido contributo volto ad approfondire i tratti peculiari del pensiero e del magistero” del suo predecessore.
Il Vangelo come unica verità
Un Papa, Albino Luciani, che durante la sua esistenza "ha costantemente ricercato e indicato la sostanza del Vangelo come unica ed eterna verità, al di là di ogni contingenza storica o di moda". Un “uomo saggio e umile”, lo descrive ancora Papa Francesco, “dotato di buona cultura”, che durante la sua esistenza “ha costantemente ricercato e indicato la sostanza del Vangelo come unica ed eterna verità, al di là di ogni contingenza storica o di moda”. Solo 33 i giorni sul Soglio petrino, sufficienti però per “far comprendere alcuni elementi fondamentali per la missione: porsi accanto al dolore dei fratelli, la volontà di dialogare con il mondo, la ricerca della pace, l’unità dei cristiani, la collegialità episcopale”. Tematiche, scrive ancora il Papa, che “rappresentano un sicuro punto di riferimento per trovare soluzioni concrete alle tante difficoltà e alle innumerevoli sfide che la Chiesa deve affrontare ai nostri giorni”.
Punto di riferimento nella storia della Chiesa universale
Parole, queste, riecheggiate anche nell’intervento del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, presidente della Fondazione: “Papa Giovanni Paolo I è stato e rimane un punto di riferimento nella storia della Chiesa universale, la cui importanza - come aveva fatto osservare San Giovanni Paolo II - è inversamente proporzionale alla durata del suo brevissimo pontificato: Magis ostentus quam datus”. Parolin ha espresso la soddisfazione per il lavoro di “paziente recupero” delle fonti documentali che ha portato all’organizzazione del Convegno e alla redazione del libro LEV Il magistero: lavoro “mai effettuato” prima e “fin dall'inizio portato avanti con tenacia e perseveranza dalla vicepresidente e vicepostulatrice della causa, Stefania Falasca”.
L'attualità di un messaggio
“È stato un vescovo che ha vissuto l’esperienza del Concilio Ecumenico Vaticano Il, l’ha applicato e nel suo breve pontificato ha fatto progredire la Chiesa lungo le strade maestre da esso indicate: la risalita alle sorgenti del Vangelo e una rinnovata missionarietà, la collegialità episcopale, il servizio nella povertà ecclesiale, la ricerca dell'unità dei cristiani, il dialogo interreligioso, il dialogo con la contemporaneità e il dialogo internazionale, condotto con perseveranza e determinazione, in favore della giustizia e della pace”, ha detto ancora Parolin. Alla luce delle fonti è dunque possibile “una riconsegna piena della memoria di Papa Luciani”, aprendo pure “nuove prospettive di studio sulla sua opera, inducendo a soffermarsi oggi sul suo magistero, ad una lettura teologico-pastorale, storica, ecumenica, ecclesiale. Tanto più motivati dalla stringente attualità del suo messaggio”.
Umiltà
Dell’“attualità” di Giovanni Paolo I, il segretario di Stato ha parlato anche con i giornalisti fuori dalla Gregoriana, ai quali ha espresso anche la "gioia" personale per la beatificazione di un suo "conterraneo": “La sua è l’attualità del Vangelo, senza tante complicazioni. Con la sua semplicità, la sua amabilità, il suo sorriso, con la sua vicinanza alla gente, ha riproposto quelli che sono i valori fondamentali”. In primis l’“umiltà”, la stessa di cui, ha sottolineato il porporato, avremmo “tanto bisogno oggi per uscire dai grandi problemi che ci affliggono”.
L'incontro con i parenti e con suor Margherita
Nelle pause del Convegno, il cardinale ha avuto modo di incontrare anche i parenti di Luciani, alcuni dei figli della sorella Nina e del fratello Berto. Un momento significativo, durante il quale i familiari hanno annunciato che gli eredi del futuro Beato trasferiranno tutti i diritti d'autore dell'illustre parente alla Fondazione vaticana. È seguito l’incontro con suor Margherita Marin, 81 anni, l’unica sopravvissuta delle quattro suore di Maria Bambina che si presero cura di Giovanni Paolo I nell’appartamento pontificio fino alla morte. Fu proprio suor Margherita a trovare il corpo senza vita del Pontefice, con in mano dei fogli dattiloscritti. La religiosa oggi ha regalato al cardinale Parolin la radiolina personale che Luciani teneva sempre con sé, anche quando era in giro o in viaggio, per ascoltare la Radio Vaticana e le altre emittenti che lo aggiornavano sugli accadimenti del mondo.
Le suore, presenza nascosta ma fondamentale
Ad accompagnare suor Margherita c'era un gruppo di suore venute dall'alta Italia appositamente per il Convegno. Erano in ultima fila, nascoste come sono sempre state durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo, eppure presenza fondamentale, "testimoni" della vita di Luciani da vescovo di Vittorio Veneto a patriarca di Venezia, fino all’appartamento pontificio. "Queste suore hanno fatto la sua famiglia e hanno partecipato con familiarità alle sue vicissitudini", ha detto Stefania Falasca, sottolineando che quella delle religiose era "una rispettosa familiarità, aliena da ogni atteggiamento di sussiego per il quale le suore venivano ridotte a mere inservienti". Mai Luciani ha manifestato un simile comportamento nei confronti delle religiose, anzi "si recava sempre dopo cena a parlare con le suore", ha ricordato la vice postulatrice, che ha rivolto loro un affettuoso ringraziamento.
Documentario di Rai Vaticano in collaborazione con il Dicastero della Comunicazione
A suggellare il convegno, un Documentario con immagini d’epoca e le testimonianze di persone che hanno conosciuto da vicino Giovanni Paolo I. Il filmato è realizzato da Rai Vaticano, con la regia del direttore Massimo Milone e Nicola Vicenti, in coordinamento con il Dicastero della Comunicazione. Il nostro prefetto Paolo Ruffini ha introdotto la visione dicendo che nel “tempo smemorato” che viviamo “c’è bisogno di guardare le immagini, ascoltarle per non perdere la memoria”. La stessa sinergia tra il Dicastero vaticano e la Rai, ha evidenziato Ruffini, è frutto della condivisione di “una idea sull’importanza del racconto nell’illuminare la realtà” e della convinzione “che le storie hanno bisogno di noi per essere tramandate”. “Tutto questo – ha aggiunto - è alla base ed è una parte del grande lavoro fatto in questi anni per raccogliere, catalogare e dare una forma al patrimonio storico, archivistico, audiovisivo relativo ad Albino Luciani e al suo pontificato”.
Ruffini: la "bellezza", cifra di un pontificato
“Abbiamo bisogno abbiamo di lavori come questo per radicare nella bellezza il nostro futuro”, ha insistito poi il prefetto. Che proprio con la parola “bellezza” ha sintetizzato il mese e mezzo di pontificato di Luciani: “La bellezza di una Chiesa in cammino. Di una prospettiva di cambiamento iniziata con il Concilio. La bellezza dolce di un sorriso. La bellezza della fede semplice. La bellezza del servizio alla Verità. La bellezza dell'umiltà di cuore. E la forza rivoluzionaria della bellezza, dei pensieri intrisi di bellezza. Come l’ultimo annotato sull'agenda di Giovanni Paolo I: che io vi ami sempre più”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui