Profeti del cambiamento, i giovani di Francesco
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Chiamati nel presente, non nel futuro, ad imparare e testimoniare la fraternità. A dare un’anima all’economia. Provengono dai cantieri di speranza di oltre 100 paesi i giovani che oggi ad Assisi hanno abbracciato Francesco: dalle grandi metropoli del mondo, dalle periferie o da piccole città. Testimoni della speranza in luoghi di sofferenza. In un momento storico difficile, con la loro vita incarnano le parole di Martin Luther King: “Se oggi mi dicessero che domani viene la fine del mondo, io pianterei un albero”. Sul palco del Pala Eventi di Assisi hanno presentato le loro testimonianze.
L'uomo è più grande del suo errore
A prendere la parola Andrea, un giovane studente detenuto da 9 anni dopo aver tolto la vita ad un uomo in quello che ricorda come un “brutto e insensato litigio”, “un peso che sempre mi porterò nel cuore”. “Prego per la sua anima”, ha detto, spiegando anche come questi anni lo abbiano profondamente cambiato grazie al supporto di operatori, volontari e amici nei quali ha trovato il coraggio di credere in un futuro nuovo. Andrea nel carcere di Bollate ha ripreso gli studi: ogni esame una montagna da scalare, ma ogni esame superato rende il panorama sempre più vasto e bello. “Le persone che sbagliano è giusto che finiscano in carcere”, ha osservato, “ma l’uomo è più grande del suo errore”, “ha un grande potenziale che deve solo essere scoperto”. “Una persona che comprende il suo errore più difficilmente ritornerà a sbagliare: la società, a mio avviso, ha il dovere di riflettere su questo importante aspetto”.
Portavoce di chi non ha voce
Il giovane italiano oggi si occupa di Digital Marketing e ha definito un privilegio quello di lavorare per la Cooperativa bee.4 altre menti, un posto dove si perde la percezione del carcere e l’essere umano può veramente rifiorire”: il lavoro infatti “permette di pensare e credere a un futuro diverso e concreto”. Da Assisi Andrea si è fatto portavoce di chi non ha voce: i suoi compagni di pena “sdraiati in una branda dentro una cella, fiaccati nel corpo ed annichiliti nello spirito”; “vorrei esserci – ha affermato - anche e soprattutto per coloro che non vedono più un orizzonte davanti a sé, incapaci di dare senso e sapore alla propria vita”. Dal giovane la domanda: “il mondo ha orecchi per ascoltare la nostra voce, per udire il nostro grido?”. Andrea oggi ha finalmente avuto la possibilità di dire "grazie" a Francesco per la risposta ricevuta nel 2013 ad una sua lettera scritta ad inizio carcerazione. “Proprio grazie a quel perdono, la mia vita è potuta ricominciare”. Quindi lo ha invitato a visitare il carcere di Bollate, “struttura di eccellenza nella quale è possibile affrontare un percorso riabilitativo concreto e ricco di opportunità”.
In fuga dai talebani
Toccante la storia di Maryam, giovane afghana, attivista per i diritti delle donne che con il ritorno dei talebani nel suo Paese ha visto vanificarsi i progressi significativi conseguiti in 20 anni di duro lavoro. Minacce, botte, sequestri, torture e anche la morte sono state le conseguenze di chi come lei ha manifestato contro repressione e tirannia. La giovane avrebbe ceduto alla disperazione se il suo grido non fosse stato raccolto lo scorso anno da Economy of Francesco. Oggi insieme al marito Maryam è in Italia dove ha ricevuto lo status di rifugiata e spera che presto possa essere raggiunta dalla famiglia e da chi soffre le imposizioni del regime al governo.
Insieme è possibile
Trasformare una difficoltà reale in un’opportunità di sviluppo è l’esperienza vissuta in Benin da Henri Totin, direttore esecutivo della ong Jevev, appassionato studioso delle economie verdi e circolari. La vita del suo paese, nella valle dell’Ouémé, si svolge sull’acqua e ad essa intimamente legata: dalla pesca ai trasporti, ai trasporti. Tutto ciò era rallentato o impedito dalla pianta acquatica infestante del giacinto che invade la superficie di laghi e fiumi e che ha causato anche la morte del fratellino di Henri. Questo accadimento drammatico, ha raccontato il giovane, ha costituito l’impulso per una ricerca sfociata in una possibilità di riscatto: da veleno il giacinto è diventato un “oro verde” per la popolazione. Oggi infatti viene lavorato e mescolato con altri ingredienti naturali sulla base di conoscenze ancestrali e trasformato in quello che Henri definisce un “composto magico” che diviene da un lato un fertilizzante eccezionale e dall’altro un materiale per la realizzazione di oggetti d’arte, mobili e accessori personali. L’esperienza del giovane beninese dice che “insieme, è possibile”: è infatti esempio di promozione di un’imprenditorialità verde che limita le emissioni di gas serra, contrasta i danni del cambiamento climatico ed è inclusiva, coinvolgendo le persone con disabilità e in condizioni di isolamento.
Co-giardinieri di Dio
Mettere in collegamento agricoltura e giustizia è l’obbiettivo della Fattoria di Francesco, una realtà presentata al Vescovo di Roma da Mateusz Ciasnocha, un giovane contadino della Polonia del Nord portavoce di tanti giovani, “profeti del cambiamento”, che hanno risposto alla chiamata a prendersi cura della Casa comune e della Famiglia comune contenuta nelle encicliche Laudato Si’ e Fratelli tutti: radicati tutti nella vocazione di essere co-giardinieri di Dio nel Giardino dell’Eden e nella convinzione di dover operare per un mondo più fraterno, in particolare nell’agricoltura. Tutto ciò si traduce nella messa a disposizione di tante ore di tempo libero per diffondere nel mondo la conoscenza dell’agricoltura rigenerativa, sensibilizzare sulla protezione dei bacini idrografici e sulla necessità di invertire la desertificazione, creare e migliorare i mezzi di sussistenza delle comunità rurali, costruire ponti. Fattoria di Francesco è anche impegno nei processi politici formali come la Cop26, il vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari o il Comitato per la sicurezza alimentare, per portare in questi processi la voce di chi altrimenti non può farsi ascoltare.
Prima la persona
“L’economia è una questione di relazioni umane, prima che di beni”, ha detto da parte sua Serena Ionta dottoranda italiana di economia. Fare ricerca significa ri-cercare, ovvero non smettere mai di cercare e stupirsi, con la “consapevolezza di appartenere ad un processo più ampio”. L’Enciclica Laudato Si’ e la lettera del maggio 2019 con cui Francesco chiamava i giovani a ripensare l’economia sono stati momenti forti nella vita della giovane studentessa perché “abbiamo un immenso bisogno di qualcuno che creda noi”.
L'unità che vince il conflitto
L’incontro odierno ad Assisi è un punto di partenza per unificare criteri, elaborare diagnosi e pensare proposte e iniziative. Ne è convinto Facundo Pascutto che dall’Argentina ha portato l’esperienza di “Cien Asís”. Il progetto nasce dalla convinzione di Papa Francesco che l’unità prevale sul conflitto e che il bene comune è motore del cambiamento: è finalizzato a promuovere in tutto il Paese un dialogo tra sindacati, lavoratori dell’economia popolare, gestori di piccole e medie imprese, rappresentanti della Chiesa e abitanti del quartiere, a partire dal concetto di poliedro, dove le parti confluiscono senza perdere la loro peculiarità.
Futuri leader mondiali
Il contatto con il degrado ambientale provocato dai rifiuti plastici sparsi sulla sabbia o a galla sulla superficie dell’oceano è sfociato nell’attivismo ambientale fin dall’età di otto anni messo in atto dalla giovane tailandese Lilly Ralyn Satidtanasarn, oggi quattordicenne. La sua storia dice che il cambiamento deve partire dall’interno, dalle piccole cose, ma non può essere messo in pratica solo a livello individuale: inizialmente inascoltata dalle istituzioni e da un mondo di adulti spesso sordo ai richiami dei giovani, Lilly nel 2020 ha avuto la grande soddisfazione di vedere il suo impegno tradotto nell’introduzione di un divieto nazionale di utilizzo di sacchetti di plastica. Oggi da Assisi, forte della condivisione di questi giorni con altri coetanei da tutto il mondo, di fronte a Papa Francesco chiede che il cambiamento climatico venga preso sul serio a partire dal un’educazione sociale nelle scuole che consenta ai bambini di diventare cittadini del mondo e futuri leader mondiali.
Famiglia nella diversità
Con il fardello sulle spalle dell’emarginazione e delle sofferenze del popolo masai, dal Kenya Samuel Lekato ha invece espresso sul palco la propria gratitudine e la gioia per appartenere alla comunità dell’Economia di Francesco: “una meravigliosa squadra, una famiglia”, testimone di “un amore che apprezza la diversità”. Oggi Samuel, laureato in economia e statistica, racconta di come è stato possibile salvare tanti bambini dall’analfabetismo e sensibilizzare la società a tematiche sanitarie e ambientali, aiutare le persone più svantaggiate e le vedove, introdurre infine un’agricoltura sostenibile tra i pastori.
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