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Il Papa: la guerra, virus senza ancora “vaccino”. Impegnarsi per guarire il mondo

Messaggio di Francesco per la 56.ma Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2023: dalla pandemia di Covid la lezione che nessuno si salva da solo. Ora “un altro flagello”, la guerra: “Virus più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché proviene dall’interno del cuore umano corrotto”. Appello per il lavoro degno e per delle "politiche adeguate" per accogliere e integrare i migranti

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Dopo la notte buia del Covid, la sciagura della guerra. Se al coronavirus è stato tuttavia trovato un vaccino, alla barbarie dei conflitti – in Ucraina, come in altre parti del mondo – sembra ancora non esserci un rimedio. Parla ad un’umanità resa vulnerabile dagli eventi degli ultimi anni, il Papa, nel Messaggio per la 56.ma Giornata mondiale della Pace che si celebra il 1° gennaio 2023, nel quale si appella anche a governanti, responsabili delle Organizzazioni internazionali e leaders religiosi chiedendo un impegno congiunto per “guarire” il mondo e anche sviluppare “politiche adeguate” per accogliere e integrare i migranti.

Nel cuore della notte 

Nel documento, firmato l’8 dicembre, Solennità dell’Immacolata, il Papa torna indietro al 2020, cioè alla crisi generata dalla pandemia di coronavirus che – come scrive – “ci ha fatto piombare nel cuore della notte, destabilizzando la nostra vita ordinaria, mettendo a soqquadro i nostri piani e le nostre abitudini, ribaltando l’apparente tranquillità anche delle società più privilegiate, generando disorientamento e sofferenza, causando la morte di tanti nostri fratelli e sorelle”.

Spinti nel vortice di sfide improvvise e in una situazione che non era del tutto chiara neanche dal punto di vista scientifico, il mondo della sanità si è mobilitato per lenire il dolore di tanti e per cercare di porvi rimedio; così come le Autorità politiche, che hanno dovuto adottare notevoli misure in termini di organizzazione e gestione dell’emergenza.

La preghiera di Papa Francesco in Piazza San Pietro del 27 marzo 2020
La preghiera di Papa Francesco in Piazza San Pietro del 27 marzo 2020

Malessere, contraddizioni, disuguaglianze

Assieme alle manifestazioni fisiche, il Covid-19 – osserva il Papa - ha provocato “un malessere generale” alimentato da restrizioni e isolamento. Ha inoltre toccato “nervi scoperti dell’assetto sociale ed economico, facendo emergere contraddizioni e disuguaglianze” ed ha “aggravato la solitudine” e “minacciato la sicurezza lavorativa”, in particolare dei tanti “lavoratori informali” rimasti senza impiego e senza supporti. Unito a tutto questo, la pandemia ha fatto emergere anche “le zone più pacifiche” del mondo “innumerevoli fragilità”, insieme a “conflitti sociali, frustrazioni e violenze”.

Dalle crisi non si esce mai uguali

Da quello che è stato un terremoto per gli equilibri mondiali, tuttavia, l’umanità ha tratto più di una lezione. Anzitutto, ribadisce Papa Francesco, la consapevolezza che “dai momenti di crisi non si esce mai uguali: se ne esce o migliori o peggiori”. E che quindi “abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana” e “che nessuno può salvarsi da solo”.

Abbiamo anche imparato che la fiducia riposta nel progresso, nella tecnologia e negli effetti della globalizzazione non solo è stata eccessiva, ma si è trasformata in una intossicazione individualistica e idolatrica, compromettendo la garanzia auspicata di giustizia, di concordia e di pace.

Insieme

Per Papa Francesco si tratta di vere e proprie “scoperte positive”. Nel Messaggio ne elenca alcune: “Un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza”. Tutto questo ha dimostrato l'importanza di agire "insieme": “Le risposte più efficaci alla pandemia - scrive il Pontefice - sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari. Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali”.

Immagini di devastazione in Ucraina
Immagini di devastazione in Ucraina

Il flagello della guerra

Al tempo stesso, “nel momento in cui abbiamo osato sperare che il peggio della notte della pandemia da Covid-19 fosse stato superato, una nuova terribile sciagura si è abbattuta sull’umanità”. Un “altro flagello”, lo definisce il Papa, “un’ulteriore guerra, in parte paragonabile al Covid-19, ma tuttavia guidata da scelte umane colpevoli”: la guerra in Ucraina. Guerra che “miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante”.

Virus difficile da sconfiggere

Di certo, annota Francesco, “non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo”.

Questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte. Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato.

La guarigione della società e del pianeta

Davanti a questo cosa fare? Il primo passo è “lasciarci cambiare il cuore” da Dio affinché “trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà”. Nel concreto significa che “non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale”.

Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune.

Tutto interconesso

“Le tante crisi morali, sociali, politiche ed economiche che stiamo vivendo sono tutte interconnesse, e quelli che guardiamo come singoli problemi sono in realtà uno la causa o la conseguenza dell’altro”, rimarca ancora Jorge Mario Bergoglio nel Messaggio. Da qui una sorta di ‘decalogo’ utile a far fronte alle sfide del mondo moderno “con responsabilità e compassione”: “Rivisitare il tema della garanzia della salute pubblica per tutti”, scrive anzitutto il Papa, “promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà”; “prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune”; “attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico”; “combattere il virus delle disuguaglianze”; “garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti”.

Il Papa abbraccia un rifugiato durante il viaggio apostolico a Malta
Il Papa abbraccia un rifugiato durante il viaggio apostolico a Malta

Accoglienza e integrazione degli "scartati"

“Lo scandalo dei popoli affamati ci ferisce”, afferma Francesco, e tra le azioni da compiere aggiunge pure quella di “sviluppare, con politiche adeguate, l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei migranti e di coloro che vivono come scartati nelle nostre società”. Solo spendendoci in queste situazioni, conclude il Papa, sarà possibile “costruire un mondo nuovo”.

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16 dicembre 2022, 10:00