Il vicario d’Arabia del Nord: il Papa a Dubai nuova luce sulle Chiese della Penisola arabica
Delphine Allaire e Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La notizia del terzo viaggio di Papa Francesco nella Penisola arabica, e precisamente a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dal 1 al 3 dicembre, in occasione della Cop28, arriva mentre nel Bahrein, la mattina di domani, 4 novembre, alle 11 locali, verrà aperta la Porta Santa, nella cattedrale di Nostra Signora d’Arabia ad Awali, per l’inizio del Giubileo straordinario dei Vicariati apostolici dell’Arabia del Nord e del Sud. Un evento che celebra il 1500° anniversario del martirio dei Santi Areta e compagni martiri, più di 4 mila, uccisi durante una persecuzione anticristiana nel 523 a Najran, nell’Arabia dell’epoca preislamica. Dal 24 ottobre di quest’anno al 23 ottobre 2024, c’è la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria, così come concesso da Papa Francesco attraverso un Decreto della Penitenzieria Apostolica.
Un Giubileo che si apre ad un anno dalla visita del Papa
La data scelta per l’apertura ufficiale del Giubileo coincide con il primo anniversario del viaggio del Papa in Bahrein, in occasione del “Forum del dialogo” tra le religioni, che ha fatto seguito alla storica visita ad Abu Dhabi, ancora negli Emirati, del febbraio 2019, con la firma del Documento sulla Fratellanza Umana, con il Grande Iman di Al-Azhar Al-Tayyeb. Abbiamo raccolto la testimonianza del vicario apostolico dell'Arabia del Nord, il vescovo Aldo Berardi, che aprirà la Porta Santa ad Awali, ad un anno dall'incontro ecumenico di preghiera presiedito dal Papa nella stessa cattedrale, e poi celebrerà la Santa Messa. Religioso italo-francese dell’Ordine della Santissima Trinità e degli Schiavi, missionario prima in Egitto, dal 2000, e poi in Bahrein, nominato vicario nel gennaio di quest’anno, il 60 enne padre Berardi sottolinea che, grazie ai due precedenti viaggi di Francesco e a quest’ultimo annunciato a Dubai, i riflettori si sono accesi sulla Chiesa che è nella Penisola arabica, “rimasta un po’ nel buio per molti anni”.
Berardi: raccogliamo il testimone dai martiri del 523
“Siamo tanti cristiani in questa regione – ricorda - e questa è una nuova occasione di far emergere questa nostra presenza e il lavoro di anni per l’evangelizzazione e la conversione personale, che hanno dato un colore diverso alle società nella quale viviamo”. Come lo è anche il Giubileo che celebra il martirio di Sant'Areta e di più di 4 mila fedeli cristiani, uccisi nella persecuzione del 523 “per la loro ferma fede nel Cristo crocifisso”. Un evento storico, che fa conoscere a cristiani e non cristiani una forte presenza di fedeli in Cristo, nella Penisola arabica, prima dell’arrivo dell’Islam, ma anche profondamente spirituale. Perché, spiega monsignor Berardi, “ molti cristiani hanno vissuto qui la loro fede in circostanze non facili”, 1500 anni fa, “e quindi anche noi, che viviamo adesso in questa zona, possiamo raccogliere il testimone da loro e essere fedeli e coraggiosi, nel difendere la nostra fede e nel promuovere lo spirito del Vangelo”. Di seguito l’intervista integrale al vicario apostolico dell'Arabia del Nord.
La Santa Sede ha ufficialmente confermato il prossimo viaggio del Papa a Dubai. Come vedete il particolare interesse del Pontefice per il Golfo?
Il Golfo è diviso in tanti Paesi e c'è la gioia di sapere che il Papa si interessa a questa zona. E’ venuto già due volte, adesso sarà la terza volta. In una situazione un po' differente, perché viene per questo incontro delle Nazioni Unite sull'ecologia e sulla salvezza del Pianeta. Farà forse un discorso su questo, non lo so esattamente, perché non abbiamo ancora il programma. Ci ricordiamo della sua visita in Bahrein, e festeggeremo domani, il 4 novembre, l’anniversario. E poi la sua presenza ad Abu Dhabi: tutto questo ha suscitato interesse nel dialogo interreligioso, perché ci sono stati anche discorsi e documenti. Ed è una cosa che prosegue, con incontri per riflettere sui documenti del Papa, e anche a livello dei leader delle diverse religioni ci sono incontri per dare un seguito a questi documenti. Quindi siamo veramente contenti di sapere che questa zona, che è rimasta un po’ nel buio per molti anni, adesso diventa interessante. Siamo tanti cristiani in questa regione, e questa è una nuova occasione di far emergere questa nostra presenza e il lavoro di anni per l’evangelizzazione e la conversione personale, che hanno dato un colore diverso alle società nella quale viviamo. Dunque per noi è una benedizione ricevere il Papa di nuovo.
Qual è il significato spirituale e storico del vostro Giubileo?
Il Giubileo ci vuole riportare a un evento di 1500 anni fa che è accaduto nel Sud dell’Arabia, il martirio di tanti cristiani, in un tempo di evangelizzazione della regione. Un evento storico, perché entra nella storia di questa regione, perché è interessante sapere che c'erano delle comunità cristiane, dei monasteri, delle chiese, dei vescovi in questa zona. Per noi è un riscoprire le tracce delle comunità cristiane di cui siamo eredi adesso. Ma è anche un evento spirituale, il comprendere che i nostri antenati, i cristiani hanno vissuto la loro fede in circostanze non facili, e quindi anche noi, che viviamo adesso in questa zona, possiamo raccogliere il testimone da questi cristiani e essere fedeli e coraggiosi, nel difendere la nostra fede e nel promuovere lo spirito del Vangelo. Per questo è un evento molto sentito da tutti i cristiani che celebrano questo Giubileo.
In Arabia del Nord, in quale atmosfera si sta celebrando questo straordinario Giubileo?
C'è un entusiasmo molto importante perché è uno scoprire una storia locale che molti non conoscevano. Un recuperare tutti questi testi antichi, in un grande entusiasmo di ricerca storica, ma anche di conoscenza di una realtà e di un legame col passato. C’è la gioia di celebrare i santi e dunque abbiamo lasciato anche libertà nella creazione di canti, di immagini, di scritti, e in tanti cercano di esprimere la propria fede anche attraverso l’arte. E poi c'è la curiosità dei non cristiani che per questo evento si interrogano su quello che è successo e riscoprono anche loro quali erano le comunità di fedeli che vivevano qui prima della fondazione dell'Islam. Dunque c'è anche questa ricerca storica e archeologica, che è diventata più interessante perché i cristiani rivendicano questa eredità. Quindi tra i cristiani c'è questo entusiasmo che ci porta a celebrare la nostra fede e a portare una testimonianza attuale della nostra presenza e della nostra fede in questa regione.
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