Il Papa ai migranti nella foresta del Darién: vorrei essere con voi ora…
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Vorrei essere personalmente con voi ora…”.
Sono tra le parole più commosse, tra le tante indirizzate in questi anni ai migranti, quelle che Papa Francesco imprime in un breve messaggio a uomini e donne che in questo momento sono sistemati nella Stazione di Accoglienza Temporanea per la Migrazione (ETRM) di Lajas Blancas. È il centro che accoglie i migranti provenienti da Colombia, Haiti, Ecuador, Venezuela e anche altri Paesi del centro America, come il Nicaragua, che sono sopravvissuti alla foresta del Darién, la giungla al confine tra Colombia e Panamà, divenuta percorso chiave per chi è diretto in Usa dal Sud America attraverso l'America Centrale e il Messico.
Pericoli e violenze
Sono oltre mezzo milione – cifra record fornita dal governo panamense - le persone che solo nel 2023 si sono avventurate nel cosiddetto Darién Gap, itinerario mortifero dove oltre ai pericoli della selva c’è il rischio di imbattersi in bande criminali che derubano o chiedono denaro per guidare i profughi in questo corridoio, lungo 265 chilometri, e usano violenza, specie contro le donne. Chi sopravvive si rifugia a Lajas Blancas, dove di recente si sono registrati sovraffollamento e peggioramento dei problemi di salute e sicurezza a causa della scarsità di acqua e di posti letto.
Le parole di sostegno del Papa
A tutta questa gente giunge ora il messaggio di vicinanza e consolazione del Papa che dice di volersi fare presente accanto a loro. "Anch'io sono figlio di migranti che sono partiti alla ricerca di un futuro migliore”, rammenta il Papa, ricordando come in tante altre occasioni l’esperienza della sua famiglia paterna, partita dal Piemonte verso l’Argentina.
“Ci sono stati momenti in cui sono rimasti senza nulla, persino affamati; con le mani vuote, ma con il cuore pieno di speranza”
I migranti, carne sofferente di Cristo
Francesco si dice grato a vescovi e operatori pastorali che fanno presente “il volto di una Chiesa madre che marcia con i suoi figli e le sue figlie, nei quali scopre il volto di Cristo” e “porta sollievo e speranza nella via crucis della migrazione”. Poi si rivolge agli stessi migranti che diventano “carne sofferente di Cristo", quando "sono costretti a lasciare la loro terra, ad affrontare i rischi e le tribolazioni di una strada difficile, senza trovare altra via d'uscita”. A loro una raccomandazione fondamentale:
Non dimenticate mai la vostra dignità umana. Non abbiate paura di guardare gli altri negli occhi perché non siete scartati, ma siete anche voi parte della famiglia umana e della famiglia dei figli di Dio. E grazie per esserci
L'appello all'Angelus del 17 dicembre
Sulla situazione nel Darién il Papa aveva già attirato l'attenzione mondiale nell'Angelus del 17 dicembre, vigilia della Giornata internazionale dei Migranti proclamata dall'Onu. Al termine della catechesi, Francesco aveva condiviso la preoccupazione per le "famiglie con bambini che si avventurano in percorsi pericolosi, ingannati da chi falsamente promette loro una via breve e sicura, maltrattati e derubati". "Non pochi perdono la vita in quella giungla", diceva il Papa. "C’è bisogno dello sforzo congiunto dei Paesi più direttamente interessati e della Comunità internazionale, per evitare che questa tragica realtà passi sotto silenzio e per dare insieme una risposta umanitaria".
Il messaggio ai vescovi di frontiera
Anche ieri, in un messaggio ai partecipanti ad un incontro dei vescovi di frontiera di Colombia e Costa Rica e dei vescovi di Panam sull'emergenza nel Tapón del Darién, il Pontefice ha rilanciato l'appello "a lavorare instancabilmente affinché sia possibile sradicare questa indifferenza, di modo che quando un fratello o una sorella migrante giunge, trovi nella Chiesa un posto dove non si senta giudicato, bensì accolto; dove possa placare la fame e la sete, e ravvivare la speranza". Al contempo, il Papa ha chiesto che “tutti abbiano il diritto di rimanere nella propria terra con una vita dignitosa e pacifica”.
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