Francesco: tanti giovani hanno smarrito l'orizzonte, diamogli speranza
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
Ascoltare i giovani, accompagnarli nella vita quotidiana, con una pastorale fatta di “piccoli passi”, “parole” e “gesti semplici”, di “momenti di celebrazione e di preghiera in comunità”, e poi non strumentalizzarli “per realizzare idee già decise da altri o che non rispondono realmente alle loro esigenze”. Sono le raccomandazioni che Papa Francesco rivolge, nella Sala Clementina del Palazzo apostolico, a quanti hanno preso parte, nei giorni scorsi, al Congresso internazionale di pastorale giovanile, organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.
I giovani vanno responsabilizzati, coinvolti nel dialogo, nella programmazione delle attività, nelle decisioni. Bisogna far sentire loro che sono parte attiva e a pieno titolo della vita della Chiesa; e soprattutto che loro stessi sono i primi annunciatori del Vangelo ai loro coetanei.
Il sogno di Papa Francesco
Il Papa confida di avere un sogno: che il Giubileo dei giovani, l’anno prossimo, e la Gmg di Seul, fra tre anni, “possano far incontrare Gesù a tanti giovani, anche tra quelli che normalmente non frequentano la Chiesa, portando loro il messaggio della speranza”. Il suo pensiero va a ragazzi e ragazze “che hanno smarrito l’orizzonte, che hanno messo da parte i sogni grandi e sono rimasti impigliati nella tristezza e nel male di vivere” e in particolare a quelli asiatici che, “soprattutto nelle grandi città, soffrono una perdita della speranza e un ripiegamento su sé stessi, con poche relazioni, pochi interessi”. Ma la sua preoccupazione è anche per quanti vivono lo stesso malessere in ogni altra parte del mondo, per questo rimarca che “gli appuntamenti di Roma e di Seoul sono le occasioni che Dio ci offre per dire a tutti i giovani del mondo che Gesù è speranza”.
La pastorale giovanile dei tempi ordinari
Ricordando la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona, Francesco riconosce che “è stato un grande sforzo, ma ne è valsa la pena perché, dopo la pandemia e in mezzo a tante tensioni internazionali, i giovani avevano bisogno di una iniezione di speranza” e i giorni nella capitale portoghese “sono stati una vera e propria celebrazione della gioia di vivere e di essere cristiani”. Da qui l’incoraggiamento “a lavorare per i prossimi eventi internazionali, ma anche, e soprattutto” alla “pastorale giovanile” dei “tempi ordinari” e a leggere la Gaudete et exsultate, “un inno alla gioia”, la quale “deve essere l’alimento del cristiano, l’espressione del cristiano”. Quanto al lavoro quotidiano della pastorale giovanile, il Papa esorta ad aiutare i giovani ad avere nel cuore cinque “fondamentali certezze”: “Dio è amore”, “Cristo ti salva”, “Egli vive”, “lo Spirito dà vita”, “la Madonna ti vuole bene perché è madre”, “semplici verità che non bisogna mai stancarsi di annunciare”. E se le nuove generazioni risentono particolarmente “delle notizie negative che ci assediano” e delle “pubblicità delle guerre”, “queste non devono oscurare la certezza che Cristo risorto è con loro ed è più forte di ogni male”, sottolinea Francesco.
È importante offrire ai giovani occasioni per sperimentare Cristo vivo nella preghiera, nella celebrazione eucaristica e della riconciliazione, negli incontri comunitari, nel servizio ai poveri, nella testimonianza dei santi. I giovani stessi che ne fanno esperienza sono i portatori di questo annuncio-testimonianza.
Scegliere una guida nel proprio cammino di fede
C’è poi un “altro elemento essenziale” da curare, dice il Pontefice: “è il discernimento spirituale”, “un’arte che gli operatori pastorali per primi devono imparare: sacerdoti e religiosi, catechisti, accompagnatori, giovani stessi che seguono altri giovani”; da non improvvisare, da approfondire, sperimentare e vivere.
Nel cammino di fede e nella scoperta della propria vocazione, una guida saggia aiuta a evitare tanti sbagli, tante ingenuità, tanti momenti di smarrimento e di “paralisi”. Una guida che non toglie la libertà ma accompagna.
Il discernimento è sinodale, personale e orientato alla verità
Francesco suggerisce di leggere il suo ciclo di catechesi su come fare discernimento e si sofferma su tre qualità che lo contraddistinguono: sinodale, personale e orientato alla verità. Il discernimento è sinodale perché “la Chiesa ci mette accanto dei fratelli e sorelle nella fede per percorrere un cammino insieme, non da soli”, mentre “oggi prevale l’individualismo: ognuno va per la sua strada, ognuno attribuisce da sé un senso alla vita, ognuno stabilisce i suoi valori, le sue verità”. Poi, è personale perché i giovani “vanno accompagnati uno ad uno. Ciascuno di loro è unico e irripetibile”, prosegue il Papa, e se nel mondo “tutto è massificato e omologato”, ognuno “merita ascolto, comprensione e consigli adatti alla sua età, alla sua maturità umana e spirituale”. Infine il discernimento è orientato alla verità poiché aiuta ad essere “veri davanti agli altri, davanti a Dio, davanti a noi stessi”.
In una società che è inquinata dalle fake news, dove i profili personali sono spesso alterati o fasulli, dove si creano identità alternative, il discernimento vuole essere per i giovani un cammino di autenticità: uscire dalle identità artificiali e scoprire la propria identità reale.
A conclusione del suo discorso, Francesco ringrazia membri del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, delegati di Conferenze episcopali, associazioni e movimenti ecclesiali, per il loro “impegno con i giovani e per i giovani”, e li invita ad andare “avanti con coraggio, portando a tutti la buona notizia che Gesù è vivo, che Gesù è il Signore”.
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