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Nella crisi tra Ue e Bielorussia vengono sacrificate le vite dei migranti.

Sarebbero almeno settemila i profughi e i migranti al momento in territorio bielorusso e in attesa di poter entrare nei confini dell’Unione europea. E’ questo l’unico dato sul quale concordano le autorità bielorusse e quelle polacche, che dai primi giorni di settembre sono entrate in rotta di collisione facendo salire alle stelle la tensione lungo il confine tra i due paesi. Intanto, dopo 11 morti per ipotermia e la pressione mediatica per la brutale reazione delle forze di sicurezza polacche contro i migranti, da Minsk è arrivata la notizia dello smantellamento del campo profughi spontaneo a ridosso della frontiera e del rimpatrio di qualche centinaio di migranti. La tensione continua comunque a rimanere alta tra Ue e Bielorussia, come quella tra il governo di Varsavia e il suo vicino orientale con cui condivide 400km di confine presidiato da ventimila militari. I toni utilizzati dal premier polacco Morawiecki continuano ad essere quelli di un vero e proprio conflitto e la zona rossa di 3 chilometri rende impossibile per giornalisti e organizzazioni umanitarie di avvicinarsi alle aree di confine. Sabato scorso, tuttavia, si è svolta a Varsavia una marcia di solidarietà con i profughi al grido di “Date da mangiare agli affamati, vestite gli ignudi!”. Nella manifestazione organizzata dalle ong polacche che cercano di soccorrere le persone migranti, tra la quali il Centro sociale dei Gesuiti, affiliato al Jesuit Refugee Service, le bandiere dei movimenti sono state sostituite dalle coperte termiche usate dai profughi per scaldarsi. La prima delle richieste è stata quella di far tornare i medici alla frontiera.

Ospiti della trasmissione:

Francesco Cherubini - docente di relazioni internazionali e diritto Ue presso la LUISS "Guido Carli"

Wojciech Zmudzinski - portavoce del provinciale della Compagnia di Gesù in Polonia

Dzianis Kuchynski - membro della diaspora bielorussa

Conduce: Stefano Leszczynski

 

22 novembre 2021