Il fotografo citato dal Papa: “sono i poveri di San Pietro, oggi hanno nuova dignità”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Papa Francesco, omelia a Santa Marta, questa mattina: “Mi viene in mente una fotografia che è nell’Elemosineria. Uno scatto spontaneo che ha fatto un bravo ragazzo romano e lo ha offerto all’Elemosineria”. Il “bravo ragazzo romano” è Daniele Garofani, fotografo de L’Osservatore Romano, nel Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, che presta anche il suo servizio da volontario nell’Elemosineria apostolica guidata dal cardinal Konrad Krajewski. Daniele ha realizzato, in un anno e mezzo di lavoro, tra il 2016 e il 2017, un reportage di 50 immagini sui senzatetto che vivono intorno al Vaticano e alla Basilica di san Pietro.
"Quel giorno che ho portato le foto al Papa"
“Scattavo durante le feste, d’estate, anche di notte – racconta a Vatican News – poi il 7 agosto 2017, accompagnato dall'allora prefetto della Segreteria per la Comunicazione monsignor Dario Viganò, ho presentato il libro di foto del reportage al Papa”. Francesco ne è rimasto colpito e ha indicato quelle che avrebbe voluto vedere, ingrandite, sulle pareti dei locali dell’Elemosineria. Tra queste c’è anche la foto descritta questa mattina, come esempio della “cultura dell’indifferenza”.
Il Papa: una foto che coglie il momento
E’ una notte di inverno “si vedeva per il modo di vestire della gente” spiega il Papa, che usciva “da un ristorante”. “Gente tutta ben coperta, con le pellicce” e soddisfatta: “avevano mangiato, erano fra gli amici”. E lì, prosegue Francesco nella descrizione della foto, “c’era un senzatetto, sul pavimento, che fa così…” e mima il gesto della mano tesa a chiedere l’elemosina. Il fotografo, racconta ancora il Pontefice “è stato capace di scattare nel momento nel quale la gente guarda da un’altra parte, perché gli sguardi non si incrocino”.
Si sdraia per terra perchè i passanti lo vedano
La foto, ci dice Garofani, è stata scattata due anni fa, il 7 gennaio. “Raffigura un povero che quasi tutti i giorni staziona tra via della Conciliazione e via di Porta Angelica. L'uomo è a terra con il braccio teso in alto, verso i passanti, è una richiesta di aiuto, è un gesto che ripete tutti i giorni, è il suo modo di vivere. Sa che mostrando le malformazioni sulla sua testa può ottenere qualcosa di più. E le ostenta maggiormente sdraiandosi sul marciapiede, in modo che i passanti possano guardarlo meglio”.
La Chiesa, la pelliccia e quella mano tesa
La pelliccia però è quella dell’altro scatto, sempre del 7 gennaio, ma di giorno. “Riprende una coppia sulla sessantina all'uscita della chiesa di Santa Maria in Traspontina, alla fine della Messa. Come accade un po' a tutti appaiono infastiditi da chi gli si para davanti chiedendo del denaro. Ho trovato ottimo il contrasto fornito dalla signora in pelliccia e l'anziana con la mano tesa”. “Cercare di riprendere qualsiasi scena – racconta ancora il fotografo de “L’Osservatore Romano” - che raffiguri in qualche modo la miseria che incontro uscendo di casa per fare pochi metri ed entrare in Vaticano, mi ha fatto riflettere. Ne avevo il diritto? Potevo in qualche modo mancare di rispetto ad una povertà dignitosa, seppur non bella agli occhi degli osservatori di passaggio?”
I poveri intorno a San Pietro, un mondo variegato
Molti, ci dice ancora Daniele “confondono i poveri della strada semplicemente con gli immigrati o rom professionisti dell’elemosina. Ma è un mondo più vasto e variegato. Ci sono sfortunati che hanno avuto guai con la giustizia, operai o piccoli imprenditori che hanno perso casa e lavoro, smarrendo lungo la strada anche gli affetti familiari. Ci sono sfortunati ai quali la sorte o la malattia ha tolto loro la capacità di pensare, vivere e lavorare nei modi che conosciamo, la capacità di fidarsi del prossimo”.
Quella cena consumata davanti al cancello di sant'Anna
La terza foto scelta dal Papa e che ora si può vedere ingrandita in Elemosineria è stata scattata da Garofani la sera del 20 dicembre 2016, al rientro del servizio dell'Elemosineria con il cardinale Konrad Krajewski. “Verso le 22 – racconta - siamo rientrati a Sant'Anna evitando l'uomo a terra che stava consumando un pasto in un piatto di plastica. Non so il motivo per cui voleva stare lì, ma i militari italiani di guardia all’esterno e le guardie svizzere hanno impiegato molto tempo a farlo alzare. Praticamente se ne è andato dopo che ha finito. La mia interpretazione forse è forte e non corretta, ma a me è sembrato che lui, accettando cosa gli veniva offerto, pretendeva di consumarlo davanti a tutti, soprattutto davanti l'ingresso del Vaticano. Rifiutando di nascondersi agli occhi di tutti, perché era consapevole di quanti distolgono lo sguardo davanti un senzatetto che mangia e dorme in terra. Ci ho visto dignità in questo, o almeno un tentativo anche un po' folle di rivendicarla”.
Ora la piazza è un rifugio, grazie a Papa Francesco
Qualche reazione negativa all’obiettivo fotografico l’ho avuta, conclude il fotografo “ed era inevitabile. Ma una testimonianza visiva sentivo di darla comunque. Sono tanti e per motivi diversi coloro che vivono in strada, mangiano, dormono e aspettano. Un universo che ancora cerco di comprendere. Ho cercato di fotografare solo ciò che vedevo in piazza San Pietro e nelle strade circostanti. Dove molti hanno trovato rifugio. Dove hanno trovato un posto dove lavarsi, mangiare, dormire. Ed ora anche curarsi grazie all'ambulatorio dell'Elemosineria Apostolica. Dove si sentono accolti e protetti da una mano misericordiosa, quella di Papa Francesco come nell’ultimo scatto della serie”. “Forse anche per questo non ho trovato solo disperazione e rassegnazione, ma anche voglia di dignità, voglia di dire che anche se la casa è una strada, il letto un gradino del colonnato, ci sono anche loro. Che dopotutto non è vero che sono così invisibili”.
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