Mons. Arellano: Papa all'Ifad per non dimenticare i poveri della terra
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Questa mattina il Papa apre la quarantaduesima sessione del Consiglio Direttivo annuale del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), l'agenzia delle Nazioni Unite presente in 181 Paesi del mondo e impegnata a beneficio delle popolazioni rurali più povere perchè raggiungano una maggiore sicurezza e qualità alimentare, ottengano redditi più alti e affrontino con maggiore capacità di adattamento e di reazione le sfide ambientali e sociali.
Innovazione, giovani e imprenditorialità
Dopo la cerimonia inaugurale - ospitata per ragioni logistiche nella sede della Fao - cui prenderanno parte anche il Presidente della Repubblica domenicana, il ministro dell'Agricoltura del Rwanda nonchè il premier italiano Conte, i lavori proseguiranno in sessioni interattive sul tema dell'innovazione e dell'imprenditorialità con un focus specifico dedicato agli investimenti in favore della gioventù rurale anche nell'ottica di ridurre la migrazione forzata dall'Africa. Il programma fino al 15 febbraio prevede anche il lancio di un nuovo fondo di impatto innovativo per stimolare gli investimenti nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo ed emergenti, per far crescere le piccole imprese e per creare posti di lavoro.
L'attesa di Papa Francesco
Tutti temi centrali nel magistero di Papa Francesco che con il suo intervento all'Ifad avrà completato la visita alle agenzie di alimentazione e agricoltura delle Nazioni Unite con sede a Roma dopo gli interventi alla Fao nel novembre 2014 e nell'ottobre 2017 e dopo la visita al Pam nel giugno2016.
"C'è tanta attesa per le parole del Pontefice", dichiara a Vatican News mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, l’Ifad e il Pam: "ci aiuterà a sottolineare che dialogo, cooperazione e solidarietà vanno rinvigorite altrimenti a crescere sarà sempre più il fronte dell'indifferenza e il mondo non andrà avanti". Nelle parole di mons. Chica Arellano, non solo le radici dell'istituzione dell'Ifad, ma anche il forte legame che, sin dalla nascita nel 1977, la Santa Sede e Papa Paolo VI hanno dimostrato proprio per le finalità e le aree di interesse dell'Ifad:
R. – L’Ifad un’agenzia istituita il 13 dicembre 1977, ed è una istituzione finanziaria internazionale che ha l’obiettivo di far crescere la produzione agricola e alimentare, elevando così i livelli di vita dei beneficiari. Per questo finanzia programmi di sviluppo destinati – e questo è molto importante – ai più poveri fra i poveri della terra, che sono quelli che vivono nelle zone rurali: un 70% della popolazione mondiale, tante volte dimenticata e bisognosa di grande aiuto. L’interesse della Sede Apostolica per l’Ifad è presente sin dal suo inizio: non dimentichiamo che già san Paolo VI, nel 1964, lanciò al mondo questo grande appello, ovvero quello di istituire un fondo, possibilmente detraendo quantità da ciò che l’umanità investiva per gli armamenti, per dedicarle ai poveri della terra, per finanziare progetti per la fornitura di servizi e di mezzi, cioè sementi, attrezzi, fertilizzanti, sistemi di irrigazione, deposito di prodotti, infrastrutture nelle aree rurali. Dunque la Santa Sede segue molto questo fondo perché è convinta che bisogna aiutare i poveri della terra.
Questa attenzione agli ultimi, ai diritti delle persone, la cooperazione, così come il rispetto della terra sono temi tutti cari a Papa Francesco. Anche questi dunque saranno al centro delle sue parole?
R. – Sono temi che lui porta sempre avanti sin da quando era giovane. E poi non dimentichiamo che anche nella mattinata di visita all’Ifad il Papa incontrerà anche gli indigeni, perché in concomitanza si celebrerà la IV Riunione mondiale del Forum degli Indigeni, convocata proprio dall’Ifad. E nel mese di ottobre di quest’anno si terrà il Sinodo per l’Amazzonia. Sono quindi temi che rientrano molto nel pensiero di Papa Francesco che è sempre vicino ai più poveri della terra.
Nel programma dei lavori del 14 e del 15 di questa sessione speciale c’è anche un ruolo particolare assegnato ai giovani, cioè alla promozione del lavoro dei giovani in aree rurali, proprio per radicare i giovani sul territorio, e frenare la fuga di giovani…
R. – Queste zone rurali si sono molto spopolate perché i giovani cercano un futuro, e tante volte dove vivono non lo trovano. Per questo bisogna investire: investire nei giovani è investire nel futuro, è investire nella pace. I giovani bisogna anche formarli, dare loro accesso alle tecnologie, all’informatica, perché oggi l’agricoltura è molto vicina a tutta questa innovazione che permette di far fiorire la terra in maniera adeguata, retta, e soprattutto sostenibile.
Qual è la realtà della cooperazione sotto questo punto di vista che anche l’Ifad può constatare: c’è il sostegno, c’è il coordinamento vero nelle azioni per progetti concreti?
R. – Certo. Sviluppare la cooperazione, sviluppare il coordinamento dei finanziamenti è una delle grandi finalità dell’Ifad. La cooperazione deve essere la parola chiave per pensare allo sviluppo. Dire cooperazione è dire solidarietà, e senza solidarietà non c’è sviluppo possibile. Questo sta anche molto a cuore al Santo Padre: la solidarietà come motore di sviluppo. Insomma, è l’amore sociale: senza amore veramente il mondo non cammina perché alla fine quello che salverà il mondo sarà l’amore. Non il denaro, ma l’amore.
Infatti ricordiamo che proprio nella visita alla Fao dell’ottobre 2017, il Papa fece una provocazione chiedendo di introdurre nel linguaggio della cooperazione la categoria dell’amore, declinata proprio come gratuità, come parità nel trattare. Solidarietà: cultura del dono…
R. – Il Papa ha lanciato questo appello perché l’amore è la pienezza dell’umanità, e penso che le sue parole siano molto attese, perché il dialogo internazionale, la cooperazione internazionale devono essere rinvigoriti. Se la solidarietà internazionale non cresce, quello che crescerà sarà l’indifferenza.
Quando si parla di imprenditorialità si deve parlare di uno sviluppo che sia sano e radicato sul territorio?
R. – Soprattutto uno sviluppo che avvenga in maniera coordinata e associata. Parlare degli imprenditori vuol dire parlare di una somma di forza, idee, prospettive, di sinergie. Questa è la vera imprenditorialità e quello che veramente bisogna potenziare.
Ultimo aggiornamento 14.02.19 ore 08.27
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