"Ultimi": una mostra di foto contro l'indifferenza
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
"Mi è capitato spesso di donare fotografie fatte ad amici senzatetto che avevano partecipato a eventi organizzati dal cardinale Krajewski dell'Elemosineria Apostolica. Sono stati piuttosto felici perchè si sono rivisti nella scena e si sono sentiti parte di qualcosa di importante e unico. La stessa cosa è avvenuta durante le Messe per i poveri celebrate da Papa Francesco".
Me lo racconta al telefono Daniele Garofani. Non ci siamo mai visti, ma molte delle sue foto le ho imparate a memoria: bianco e nero, affilate e pastose ti mostrano la realtà come afferrata al volo, per un braccio ma senza sgualcirla. Lavora al Dicastero per la Comunicazione ed è lui il "bravo ragazzo" citato da Francesco durante un'omelia alla Messa nella Cappella di Casa Santa Marta:
Mi viene in mente una fotografia che è nell’Elemosineria. Uno scatto spontaneo che ha fatto un bravo ragazzo romano e lo ha offerto all’Elemosineria.
Garofani continua a parlare dei suoi amici senzatetto: "Sono stato sempre contento di stamparle e poi donarle a loro. E' una cosa che mi ha fatto anche ricordare quello che una volta dichiarò Wim Wenders, regista che amo in una maniera spassionata, e cioè che tutte le foto scattate con la sua Polaroid poi le regalava alle persone che aveva fotografato perchè, diceva: 'ne hanno più diritto di me'. La stessa cosa un po' l'ho provata anche io in questo progetto in cui mi sono immerso. Gli scatti di quest'esposizione, come le fotografie che il Santo Padre ha voluto fossero affisse e fossero in qualche modo condivise con le persone che vanno lì, non sono in realtà nostre, di Daniele Garofani o del Vaticano, ma sono dei poveri e per i poveri".
Il quotidiano nella povertà
Gli scatti selezionati per la mostra "Ultimi", esposta all'Università Uninettuno di Roma, sono 12 e rappresentano quelle semplici e banali azioni che svolgiamo durante il giorno senza neanche pensarci. Ma a farle sono i poveri, per strada, magari sdraiati o vicino ai loro giacigli improvvisati. Ecco che mangiare, alzarsi, andare a dormire, diventano privilegi.
Ogni foto una domanda
E' il momento di chiudere la telefonata. Ho l'intervista che cercavo. Saluto, ma dall'altra parte del filo sento una lievissima esitazione prima del "se posso vorrei aggiungere un'ultima cosa". "Certo", rispondo. "Vorrei - dice - far porre domande a chi osserva queste immagini, perché finché ci si chiede il motivo della miseria e della solitudine di una parte della società del nostro tempo, riusciremo a non essere indifferenti. Quella indifferenza che è stata ricordata più volte dal Santo Padre, che condanna inevitabilmente alla povertà e alla miseria di spirito."
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