Baldisseri: vera sinodalità è clero e laici in cammino insieme
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
La sinodalità è una dimensione costituiva della Chiesa, riguarda la sua specifica natura, il suo stesso essere, non è dunque un tema fra tanti nè una "invenzione" dell'attuale Pontificato, anzi è una sorta di "ritorno alle origini". Parte da questa premessa il cardinale Lorenzo Baldisseri nel rivolgersi ai membri della Conferenza dei Vescovi Latini delle Regioni Arabe, giunti al termine della Plenaria. L'intenzione del porporato è offrire loro spunti di riflessione - legati anche alla sua personale esperienza al servizio del Sinodo dei Vescovi sin dal 2013 - da utilizzare nelle Regioni arabe, territori che, fa notare, "anticamente hanno rappresentato un’avanguardia per l’esercizio della sinodalità, dal livello delle Chiese locali a quello dei Patriarcati, e che ancor oggi hanno molto da insegnare".
Il tema, al centro dell'interesse dei presuli, vive oggi un "inaspettato revival" - afferma il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi - in quanto, come ha avuto modo di dire Papa Francesco nel Discorso per il 50.mo anniversario del Sinodo dei Vescovi del 17 ottobre del 2015, "sta maturando la convinzione che la sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio" e non vi è dubbio che l'attuale Pontificato stia "contribuendo in modo rilevante" a questo rinnovato interesse. Tappe importanti citate dal porporato a tal proposito sono proprio il discorso del 2015, "canovaccio" dal quale ha preso forma la Costituzione apostolica sul Sinodo dei vescovi Episcopalis comunio del 2018, preceduta da "un documento non meno interessante della Commissione Teologica Internazionale, intitolato La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa (2 marzo 2018), che propone uno sviluppo sistematico del tema, svincolandosi da un riferimento esclusivo al Sinodo dei vescovi".
Che cos'è la sinodalità
Entrando quindi nel dettaglio, il cardinale Baldisseri si sofferma sulla definizione di "sinodalità", attingendo alla Costituzione Lumen gentium e al documento della Commissione Teologica internazionale del 2018. Il termine, neologismo di origine francese, esprime "l’essere soggetto di tutta la Chiesa e di tutti nella Chiesa", in quanto credenti e "partecipi dell'unico sacerdozio di Cristo". Il termine "sinodalità" esprime quindi la "soggettualità di tutti i battezzati nella Chiesa", tra loro "liberi e diversi", "uniti in comunione" e formanti "un solo soggetto comunitario".
Il fondamento di questa idea - spiega il cardinale Baldisseri - sta "nella dottrina conciliare della Chiesa come Popolo di Dio, sviluppata nel capitolo II della Lumen gentium in cui si ripropone la dottrina sul sacerdozio comune o battesimale dei fedeli al servizio del quale Cristo ha istituito il sacerdozio ministeriale o gerarchico. "Ciò esclude - fa notare il cardinale Baldisseri - che nella Chiesa ci siano attori da una parte e spettatori dall'altra e permette di considerare tutti come protagonisti della missione ecclesiale".
La sinodalità dunque - alla luce dei testi che il cardinale descrive come fondamentali - "reclama la progettazione e l’attuazione condivisa, e dunque partecipativa, dell’intera azione pastorale"; "esprime il tipo di rapporto che deve legare fra loro i battezzati, ovvero un rapporto di comunione", che è camminare insieme, radunarsi in assemblea e partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Ancora, la sinodalità "indica il dinamismo, il cammino, il rinnovamento come caratteristica della Chiesa" verso il suo "perfetto compimento" che è Cristo stesso. L'elemento sinodale, osserva ancora il cardinale, è risultato infatti molte volte nel passato "l’antidoto a una visione statica e astorica della Chiesa", il motore” di una comunità , capace di "scuotere il corpo ecclesiale, rimettendolo in movimento, cioè in atteggiamento di riforma".
Chi attua la sinodalità
Facendo soprattutto riferimento all'importante discorso del Papa per il 50.mo anniversario del Sinodo dei Vescovi, il cardinale Baldisseri indica tre soggetti della sinodalità a livello di Chiesa universale (Papa, Collegio episcopale, Popolo di Dio) e analogamente a livello della Chiesa particolare (Vescovo, Presbiteri e Diaconi, Popolo di Dio) e fa notare che "in queste 'triadi' l’ultimo soggetto è sempre incluso nel secondo e il secondo nel terzo", vale a dire che i tre soggetti non "stanno semplicemente l’uno di fronte all’altro, ma sono in profondità l’uno 'dentro' l’altro, a mo’ di cerchi concentrici, segno che quanti esercitano l’autorità nella Chiesa non possono dimenticare la radice battesimale di ogni loro funzione ecclesiale e il loro prioritario radicamento nel Popolo di Dio".
"Proprio per questo Papa Francesco - riporta il cardinale Baldisseri - domanda ai ministri ordinati di rimanere 'dentro' il Popolo, prima di mettersi alla sua testa. Lo 'stare-con' precede l’'essere-davanti': il Papa per primo «non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come battezzato tra i battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo – come successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese» (Discorso, 17 ottobre 2015)."
A legare i tre soggetti della sinodalità è un rapporto fondato sull'ascolto sincero e reciproco, perché una "Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto", nella consapevolezza - afferma il cardinale Baldisseri - "che ascoltare è più che sentire". In questo orizzonte si rimarca l'antica dottrina del sensus fidei che accorda ai battezzati un particolare "intuito" della verità rivelata, un "istinto della fede", che "abilita tutti i fedeli – benché ciascuno in forma diversa a seconda della propria condizione – all’annuncio e all’insegnamento".
A questo punto il cardinale Baldisseri si sofferma su alcune precisazioni che riguardano anche il concetto di autorità. Non si tratta di opporre - afferma - una Chiesa democratica a una Chiesa monarchica, nè di realizzare "un livellamento ministeriale di stampo protestante" con un unico soggetto che è il Popolo di Dio. "Lungi dal negare il principio di autorità nella Chiesa, la sinodalità consente di rileggerlo in chiave evangelica". "Non vi è dubbio - aggiunge il cardinale Baldisseri - che nella Chiesa locale i Vescovi, coadiuvati dai Presbiteri e dai Diaconi, posseggano l’onore e l’onere della decisione, e che lo stesso debba dirsi nella Chiesa universale per il Collegio episcopale e il Vescovo di Roma, pastore e dottore di tutti i cristiani. Ma quest’autorità si esercita sempre per il bene di tutti e dopo aver prestato ascolto a tutti, perché in tutti – non escluso il più piccolo dimora lo Spirito di Cristo, che è «Spirito della verità» (Gv 14, 17)". "È un’autorità - aggiunge - che come il Vangelo afferma a chiare lettere, si esercita nella logica del servizio, della diakonía, sul modello di Gesù 'venuto non per essere servito ma per servire' ".
Come vivere la sinodalità
Nell'ultima parte del suo discorso, il cardinale Baldisseri puntualizza quali possano considerarsi gli ostacoli all'attuazione piena del concetto di sinodalità e gli sforzi da fare per realizzarla pienamente. Un pericolo è la "mentalità clericalista" ovvero il clericalismo, una "tentazione molto forte", secondo le parole di Papa Francesco ma anche della Commissione Teologica Internazionale, che va combattuta perché "ostacola l’annuncio" del Vangelo nel mondo di oggi e perché "trae origine da una grave ignoranza circa la dignità sacerdotale di tutti i battezzati". Questa "patologia" clericalista, fa notare il cardinale Baldisseri, può riguardare i pastori ma anche gli stessi laici. Occorre dunque sia superare "paradigmi ancora presenti nella cultura ecclesiastica" sia praticare "l'arte del discernimento comunitario, sforzandosi - spiega il porporato - di interpretare insieme i segni dei tempi".
Discernimento dunque al cuore dei processi e degli eventi sinodali, come è sempre stato nella vita della Chiesa, e infine, per rinnovare la Chiesa alla luce del principio sinodale, il cardinale Baldisseri evidenzia anche la necessità di "rivitalizzare gli organismi di partecipazione sorti dopo il Concilio e oggi un po’ dovunque in sofferenza". Ovvero Sinodo diocesano, Consiglio presbiterale, Consiglio pastorale diocesano, Assemblee pastorali e a livello di sinodalità parrocchiale, il Consiglio pastorale parrocchiale e il Consiglio per gli affari economici.
Come Pastori, conclude il cardinale nel suo discorso, è dunque importante chiedersi a che punto si sia con la vitalità di questi organismi e se siano effettivamente il luogo di " esercizio di sinodalità ecclesiale, benché molte volte sofferto".
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