Gallagher: ricostruire il tessuto economico e sociale della Siria
Isabella Piro – Città del Vaticano
“È urgente la necessità di trovare soluzioni tempestive e realizzabili” per porre fine “alla drammatica situazione” che vive la popolazione siriana, dopo dieci anni di conflitto: lo ha detto Monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, inviando ieri un videomessaggio alla quinta Conferenza di Bruxelles sul futuro della Siria e della regione. L’evento, organizzato dall’Unione Europea e delle Nazioni Unite, si è svolto il 29 e il 30 marzo in modalità virtuale a causa della pandemia da Covid-19.
Il contributo della Chiesa
“Segni visibili di speranza e solidarietà sono l’unico rimedio – ha evidenziato il presule – l’unico antidoto alla stanchezza e alla disperazione” della popolazione locale, affinché possa ricostruire il Paese e “ritrovare fiducia nel futuro”. Nelle condizioni attuali, infatti, “è impossibile andare avanti”, ha aggiunto Monsignor Gallagher, esortando tutti a porsi “una domanda pressante: come possiamo dare al popolo ciò di cui ha disperatamente bisogno?” Quindi, il presule ha ricordato che, in dieci anni di conflitto, la Chiesa cattolica si è concentrata soprattutto “sui bisogni umanitari” dei siriani, tanto che ad oggi “più di 80 istituzioni cattoliche intervengono in vari settori, in solidarietà con numerosi organismi e istituzioni, sia in Siria che nei Paesi vicini”.
Non solo bisogni immediati
Le cifre parlano di “6mila professionisti e più di 8mila volontari” dispiegati sul campo, cu si aggiungono “sacerdoti e religiosi presenti nei vari territori”. Quasi 2 i miliardi di dollari impegnati dalla rete ecclesiale nell’arco di un decennio “per raggiungere circa 4,5 milioni di beneficiari all'anno, di cui circa la metà, più di 2 milioni, solo in Siria”. Tuttavia, ha evidenziato Monsignor Gallagher, gli aiuti umanitari “non possono rimanere legati esclusivamente al sostegno dei bisogni immediati” perché rappresentano “una semplice ‘conduttura’ d'acqua nel deserto”. Ciò che occorre “più che mai” è pensare a “programmi a medio e lungo termine” per la promozione della pace e lo sviluppo, e “per la ricostruzione del tessuto sociale del Paese, affinché possa iniziare la sua ripresa economica”.
Ricostruire per avere pace
Se si vuole davvero costruire la pace in Siria, ha incalzato il Segretario per i Rapporti con gli Stati, allora “bisogna cominciare a dirigere ‘canali’ significativi e adeguati di risorse per costruire ospedali, scuole, case, fabbriche e per far ripartire l'economia”. Se non partono “la ricostruzione e l’economia”, infatti, “la pace non arriverà in Siria”. Richiamando, poi, le parole di Papa Francesco all’Angelus del 14 marzo, Monsignor Gallagher ha concluso il suo intervento con un appello ad “un deciso e rinnovato impegno della comunità internazionale, affinché coloro che sono in conflitto in Siria depongano le armi e permettano la ricostruzione del tessuto sociale e la ripresa dell’economia”. “Possa la sofferenza indicibile nella nostra amata e angosciata Siria non essere dimenticata – ha ribadito l’Arcivescovo - e possa la nostra solidarietà far rinascere una rinnovata speranza”.
Il sostegno alla Siria
La quinta Conferenza di Bruxelles ha avuto, come obiettivo generale, quello di “continuare ad aiutare il popolo siriano e mobilitare la comunità internazionale a sostegno di una soluzione politica globale e credibile del conflitto siriano”. Tra le questioni affrontate, quelle relative al settore umanitario e alla resilienza non solo dei siriani, ma anche delle comunità che ospitano i rifugiati di Damasco, sia all’interno della Siria stessa che nell’intera regione. Rinnovato, inoltre, il sostegno politico e finanziario della comunità internazionale ai Paesi confinanti, come Giordania, Libano e Iraq. La conferenza ha fornito, infine, una piattaforma interattiva per il dialogo con la società civile e le ong attive in Siria e nella regione.
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