Parolin, il disarmo necessario per garantire la sicurezza integrale
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Quali connessioni esistono tra disarmo integrale e pandemia Covid-19? Da questo interrogativo il cardinale Pietro Parolin, attraverso il concetto di sicurezza integrale, pone un successivo e fondamentale quesito alla platea del webinar “Advancing integral disarmament in times of pandemic”, e cioè su quale sia il tipo di sicurezza che si vuole e su quali siano “i mezzi più efficaci per garantire tale sicurezza”. La pandemia – spiega il Segretario di Stato vaticano – ha fatto capire che nessuno si salva da solo, un concetto più volte espresso dal Papa che, anche durante il viaggio in Iraq, dalla Piana di Ur, ha ribadito che “ritorna sempre la tentazione di prendere le distanze dagli altri”, ma che “non ci salverà l’isolamento”, così come non ci salveranno né la corsa agli armamenti, l’innalzamento dei muri, l’idolatria del denaro, il consumismo. L’esortazione del Papa, ricorda ancora il cardinale, fu “ai responsabili delle nazioni perché la crescente proliferazione delle armi ceda il passo alla distribuzione di cibo per tutti".
La legge della forza non può sostituire la forza della legge
Promuovere la sicurezza integrale, spiega Parolin, “significa trasformare gli strumenti di odio in strumenti di pace. Significa rifiutare la crescente proliferazione delle armi e accettare la promozione del bene comune e l'alleviamento della povertà”. Il porporato sottolinea le “molteplici crisi umanitarie in diverse aree del pianeta”, alle quali la risposta non può che essere corale, poiché “solo se agiamo insieme possiamo raggiungere nuove soluzioni che possano risolvere le sfide che dobbiamo superare, che sono tutte profondamente interconnesse tra loro”. Parolin ricorda l’appello del segretario generale dell’Onu Guterres che. un anno fa, sollecitava un "immediato cessate il fuoco globale in tutti gli angoli del mondo", e quello di Papa Francesco di pochi giorni dopo, quando richiamò alla necessità di “rafforzare i legami fraterni come membri dell’unica famiglia umana” poiché “i conflitti non si risolvono con la guerra! È necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace”. Si tratta, quindi, di un agire insieme basato su rispetto reciproco, dialogo, fiducia e sicurezza. “La forza della legge”, precisa Parolin, non può essere sostituita dalla “legge della forza”, perché la minaccia di distruzione reciproca o di annientamento totale, sarebbero “approcci miopi ai problemi della sicurezza nazionale e internazionale”.
Disarmo integrale per arrivare alla sicurezza
La sicurezza, dunque, va ancorata alla solidarietà, alla giustizia, allo sviluppo umano integrale, al rispetto dei diritti umani fondamentali e alla cura del creato, passando dalla competizione alla cooperazione. “L'intero processo di disarmo integrale – è ancora l’indicazione del Segretario di Stato vaticano – può dare un importante contributo a questo processo di trasformazione”. Di qui la necessità di mettere fuori legge le armi di distruzione di massa, di sradicare il traffico illecito di armi piccole e leggere, di mettere al bando gli ordigni che hanno gravi impatti umanitari, come le mine antiuomo o le bombe a grappolo, e di tenere alta l’attenzione sui “nuovi strumenti di guerra” come l'intelligenza artificiale e la cybersecurity. A tutto questo, si deve aggiungere l’impegno nel “processo di educazione alla pace e al disarmo”, senza risparmiare “gli sforzi per promuovere la cultura della vita, della pace, della cura”. La pandemia mostra “quanto sia pericoloso il cammino che porta all'egoismo nazionale o individuale”, è la conclusione del cardinale Parolin, si tratta quindi di un’occasione da non sprecare “per rafforzare il nostro approccio alla sicurezza integrale”.
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