Guardie Svizzere, Parolin: un sì per dare la vita per Pietro
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Una “secolare presenza che si apre all’avvenire”, è quella del corpo della Guardia Svizzera Pontificia che, il 6 maggio di ogni anno, in memoria del sacrificio di 147 uomini nel 1527, durante il sacco di Roma, per la difesa del Papa, “regala volti nuovi”. Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, durante la messa con le Guardie svizzere che giureranno oggi pomeriggio in Vaticano, saluta e ringrazia "per il prezioso servizio", a nome della Santa Sede, le “nuove reclute che rinnovano il medesimo impegno di vita attraverso il giuramento”.
Forza centripeta e forza centrifuga per rinvigorire lo spirito
Il porporato sottolinea le qualità necessarie di coloro che si dedicano al servizio del Papa: fede e forza d’animo. Entrambe, spiega, possono trarre vigore, spiritualmente parlando, “da una forza centripeta e poi da una forza centrifuga”. La prima tende a operare dall’esterno verso l’interno, così come parla il Vangelo di Giovanni, quando narra la richiesta di Gesù ai discepoli, dopo l’Ultima Cena: “Rimanete nel mio amore”. Ciò non significa, spiega Parolin, l’atto di seguire Gesù ovunque andasse, quanto “lo stare con Lui dove egli dimorava”. Ciò che Gesù chiede a tutti è “di passare dall’essere credenti al diventare discepoli”, un impegno che prevede il “coraggio di avviare quel movimento spirituale centripeto per cui ogni elemento della vita viene portato a stretto contatto con Lui che è il centro”, laddove tutto “acquisisce maggior senso”, poiché la “specialità del Signore è dare significato e valore a tutto, trasformare e riordinare ogni cosa”.
I fedeli intraprendano una trasformazione missionaria
Al movimento centripeto segue quello centrifugo, ossia dall’interno verso l’esterno. A spiegarlo sono gli Atti degli Apostoli nel narrare “l’esito di quello che molti riconoscono come il primo Concilio della storia a Gerusalemme”, ossia che “nessuna tradizione, anche la migliore, può rappresentare un ostacolo all’annuncio del Risorto” , una scelta determinata da un criterio quanto mai attuale, quello della missione. E’ il Papa a richiamare i fedeli a intraprendere una trasformazione missionaria, continua Parolin, che significa “testimoniare Gesù dove siamo, per diffondere, con mitezza, semplicità e soprattutto attraverso l’esempio, la sua presenza a chi incontriamo e nei luoghi in cui viviamo”.
Un giuramento per dare la vita per Pietro
“Rimanere in Gesù, annunciare Gesù - prosegue il segretario di Stato – questa è l’identità del discepolo”, che può riassumersi in due parole, quelle con le quali il Concilio Vaticano II ha tratteggiato l’essenza della Chiesa: comunione e missione. Il cardinale invita quindi le nuove Guardie svizzere a vivere con questo spirito il giuramento, che rappresenta un “momento discepolare”. Il sì di oggi è da intendersi come una dichiarazione di “volontà di dare la vita per Pietro”, conclude Parolin, per “rimanere in Cristo e per essere i suoi missionari”.
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