Il beato Piergiorgio Frassati, presto santo. Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto Il beato Piergiorgio Frassati, presto santo. Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto

Il laico Pier Giorgio Frassati e la missionaria Maria Troncatti presto Santi

Papa Francesco ha autorizzato oggi il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare i decreti durante l’udienza al cardinale prefetto Semeraro. Saranno beati i due martiri Francesco Saverio Tru’o’ng Bǚu Diệp, sacerdote del Vietnam, e il laico Floribert Bwana Chui Bin Kositi, della Repubblica Democratica del Congo. Autorizzato il decreto sulla conferma di culto immemorabile della spagnola Giovanna della Croce e sarà venerabile il vescovo Giuseppe Lang, ausiliare di Zagabria

Gianluca Biccini - Città del Vaticano

Due prossimi santi – il già annunciato Pier Giorgio Frassati e la salesiana Maria Troncatti, missionaria in Ecuador –, due prossimi beati, martiri rispettivamente in Vietnam e nella Repubblica Democratica del Congo, e un nuovo venerabile; più la beatificazione equipollente della monaca spagnola Giovanna della Croce, già considerata beata per il culto tributatole da secoli. Papa Francesco ha autorizzato stamane il Dicastero delle Cause dei santi a promulgare i relativi decreti durante l’udienza concessa al cardinale prefetto Marcello Semeraro.

Frassati, il giovane molto amato da Papa Francesco

E se del giovane laico torinese il Pontefice ha anticipato all’Angelus di ieri che sarà canonizzato il 3 agosto prossimo durante il Giubileo dei giovani e in concomitanza con il centenario della morte avvenuta il 4 luglio 1925, oggi è stato reso noto il risultato positivo della Sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi circa il miracolo attribuito all’intercessione del Beato. Si tratta della guarigione da una “lesione del tendine d’Achille” riguardante un sacerdote, all’epoca seminarista, avvenuta negli Stati Uniti d’America nel 2017. Durante una partita di basket a Los Angeles il giovane subì un infortunio alla caviglia destra tanto da non riuscire più a camminare. E mentre si prospettava la necessità di un intervento chirurgico, egli invocò l’intercessione del beato Pier Giorgio al fine di non dover subire l’operazione. Il seminarista iniziò a tal fine una novena, al termine della quale percepì una forte sensazione di calore intorno alla parte dolorante e da quel momento non accusò più i sintomi.

Nato a Torino il 6 aprile 1901 in una famiglia dell’alta borghesia, Frassati era figlio di Alfredo, giornalista agnostico che fondò e diresse il quotidiano La Stampa. Fu la madre a dare ai due figli, Pier Giorgio e Luciana, un’educazione religiosa. Durante gli studi superiori presso l’Istituto Sociale gesuiti, il giovane iniziò a fare la Comunione quotidiana e si impegnò nelle Conferenze di San Vincenzo. Iscrittosi alla facoltà di ingegneria del Politecnico del capoluogo piemontese, per in seguito “poter più servire Cristo tra i minatori”, aderì al circolo cittadino della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), dove rafforzò la propria formazione cristiana, nutrendo la fede con l’Eucaristia quotidiana, la meditazione della Parola di Dio e la confessione frequente, accompagnate da un assiduo apostolato sociale. Entrato nel Terz’ordine domenicano con nome di fra’ Girolamo, dedicò il tempo libero a soccorrere i più poveri ed emarginati. Coltivò interessi culturali e sportivi continuando una fervente opera di apostolato tra i coetanei. Avverso al regime dittatoriale fascista, Frassati aderì al Partito Popolare. Colpito da una poliomielite fulminante, contratta probabilmente nell’assistenza agli indigenti, morì appena ventiquattrenne. Molto amato da Papa Francesco – che, riproponendolo spesso come modello per le nuove generazioni, di recente ha confidato: “da bambino avevo sentito parlare di lui perché il mio papà era compagno dell’Azione Cattolica” (Discorso al Consiglio Nazionale dei Giovani, 16 novembre 2024) – Pier Giorgio è stato beatificato il 20 maggio 1990 da Giovanni Paolo II.

Maria Troncatti, missionaria tra gli indios

È invece stata elevata agli onori degli altari durante il pontificato di Benedetto XVI, nel novembre 2012, la bresciana Maria Troncatti. Nata a Corteno Golgi il 16 febbraio 1883 da una famiglia umile, dedita al lavoro dei campi e alla pastorizia, partecipò assiduamente alla vita parrocchiale. Attratta dal carisma e dalla spiritualità salesiana, vincendo la resistenza paterna entrò tra le Figlie di Maria Ausiliatrice ed emise la prima professione nel 1908 e i voti perpetui nel 1914. Durante il Primo conflitto mondiale come infermiera crocerossina si prese cura dei soldati al fronte. Nel 1922 venne destinata alla missione tra gli indios in Ecuador, dove fece costruire un ospedale, occupandosi di accompagnamento spirituale, assistenza ai poveri e ai moribondi, promozione e formazione della donna. Dopo aver superato diverse malattie, morì in un incidente aereo a Sucúa il 25 agosto 1969 mentre era diretta verso la capitale Quito per gli esercizi spirituali. E proprio un indigeno della provincia di Morona Santiago ha ricevuto nel 2015 il miracolo necessario per la canonizzazione della religiosa. L’uomo rimase vittima di un infortunio sul lavoro mentre affilava gli utensili della sua falegnameria, restando colpito alla testa da un grosso frammento di pietra. Dopo un primo precario soccorso, privo di conoscenza in quanto dal cranio era fuoriuscita materia cerebrale, venne condotto in canoa e poi, tramite ambulanza aerea, all’ospedale di Macas, per essere da qui trasferito in quello di Ambato, dove fu sottoposto a un lungo intervento chirurgico. Di fronte alla gravità della prognosi il cognato del ferito pose sul suo petto una immagine della Troncatti, cominciando a invocarla. Anche le salesiane continuatrici della missione della beata, informate dell’accaduto, si affidarono alla sua intercessione. Poco dopo il paziente si risvegliò dal coma e venne dimesso dall’ospedale, seppur in condizioni gravi, privato della capacità di poter parlare e muoversi. Dopodiché, l’uomo sognò la suora italiana che gli curava la gamba e la bocca predicendogli la guarigione, e al risveglio egli iniziò a muoversi pronunciando anche alcune parole. Seguì un progressivo miglioramento delle sue condizioni, tanto che l’anno dopo il falegname era di nuovo in grado di parlare, camminare e riprendere a lavorare.

Da Vietnam e RD Congo i due martiri futuri beati

I due futuri beati, entrambi martiri, sono il vietnamita Francesco Saverio Tru’o’ng Bǚu Diệp, sacerdote diocesano, e il laico Floribert Bwana Chui Bin Kositi, della Repubblica Democratica del Congo.

Nato il 1° gennaio 1897 a Tân Dúc nella provincia vietnamita di An Giang, ma nel territorio del vicariato di Phnom Penh, Francesco Saverio divenne presbitero nel 1924. Dapprima collaboratore pastorale presso una comunità vietnamita in Cambogia, fu poi richiamato in Vietnam come insegnante nel Seminario maggiore e quindi inviato nella provincia di Bąc Liêu, dove fondò sei nuove comunità e si adoperò per la pastorale vocazionale. Al termine della Seconda guerra mondiale molte zone del Paese vennero depredate da parte di ricchi latifondisti sostenuti da violente bande armate. Anche il territorio parrocchiale del servo di Dio fu saccheggiato e la popolazione minacciata. Difensore dei diritti dei cittadini, nonostante i consigli di ripararsi in un luogo sicuro egli preferì non abbandonare la sua comunità e il 12 marzo 1946 fu fatto prigioniero da un gruppo di miliziani insieme ad altre persone. Rinchiuso in un deposito di riso, dal quale venne prelevato per subire interrogatori, qualche giorno dopo il suo corpo sfigurato venne ritrovato in un fosso

Più recente, perché risale ad appena 18 anni fa, è il martirio del secondo futuro beato, il giovane laico Floribert Bwana Chui Bin Kositi, ucciso in odium fidei l’8 giugno 2007 a Goma. Vi era nato il 13 giugno 1981 in una famiglia benestante che gli permise di studiare nelle migliori scuole. Attivamente partecipe alle attività parrocchiali, divenne un punto di riferimento per gli studenti cattolici dell’ateneo di Goma, dove si fece apprezzare anche dai docenti e dalle autorità ecclesiali per l’impegno sociale. Proprio nell’ambiente universitario incontrò la Comunità di Sant’Egidio divenendone uno dei leader locali e riuscendo a coinvolgere altri coetanei nel servizio ai più poveri in anni turbolenti per la città di confine, nella quale erano giunti molti profughi a seguito del genocidio rwandese del 1994. Laureatosi in giurisprudenza, si impegnò in politica. E dopo uno stage nella capitale Kinshasa, iniziò a lavorare alla dogana di Goma come commissario “alle Avarie”, incaricato del controllo delle derrate alimentari che entravano nel Paese. Opponendosi ai tentativi di corruzione, resistette alle pressioni subite per far passare alla frontiera carichi di riso avariato, per i quali dispose la distruzione. Per vendetta venne rapito da ignoti il 7 luglio 2007 e il suo cadavere, sottoposto a tortura e percosse, fu ritrovato due giorni dopo da un motociclista.

“Santa Juana”

Nella stessa udienza odierna, Francesco ha autorizzato il Decreto sulla conferma di culto immemorabile della spagnola Giovanna della Croce, al secolo Giovanna Vázquez Gutiérrez. Monaca professa del Terz’ordine di san Francesco, abbadessa del convento “Santa Maria della Croce” a Cubas di Madrid, nacque a Villa de Azaña (oggi Numancia La Sagra, provincia di Toledo) probabilmente il 3 maggio 1481 e morì a Cubas de La Sagra  nello stesso giorno del 1534. Dopo la morte della madre, quando aveva appena sette anni andò a vivere con la nonna e la zia. In seguito, desiderosa di consacrarsi a Dio, scappò di casa per sfuggire a un matrimonio combinato e si rifugiò presso il Beaterio de Sant Maria de la Cruz de Terciarias de San Francisco a Cubas de la Sagra (Madrid). Qui nel 1497 fece la professione di fede, svolgendo in seguito diverse mansioni come cuoca, portinaia, sagrestana. Nel 1506 iniziò a vivere esperienze mistiche e, due anni dopo, sul suo corpo comparvero delle stimmate che si manifestarono dal Venerdì santo alla domenica di Pasqua. In quello stesso anno iniziò la sua opera di predicazione e nel 1509 fu eletta badessa del Beaterio. I suoi sermoni nelle principali feste liturgiche, furono annotati da una consorella e raccolti nel libro Conorte. La sua fama si diffuse in tutta la Spagna giungendo fino all’imperatore Carlo V che, per almeno tre volte, si recò da lei per chiedere consiglio. A causa dell’invidia di alcune consorelle e della particolare animosità della madre vicaria, fu sostituita da quest’ultima nella carica di badessa. Dopo il pentimento della stessa, fu nuovamente eletta alla guida del Beaterio, restando in carica fino alla sua morte.  Subito ebbe inizio un culto spontaneo e immediato da parte dei fedeli che la chiamavano “Santa Juana”. Ma solo successivamente si pensò a una procedura canonica che ebbe i suoi capisaldi tra il 1614 e il 1616 con un processo diocesano a Toledo e proseguì con un Processo Apostolico tra il 1619 e il 1621, coronati da un decreto di approvazione delle virtù il 7 maggio 1630. Dopo una lunga pausa, la causa fu ripresa nel 1664 con la celebrazione di un Processo di Non Culto e di uno sulla revisione degli scritti, reso problematico per la difficoltà di reperirli, in particolare il testo originale del Conorte, rinvenuto nella Real Biblioteca dell’Escorial solo nel 1977. Tale ritrovamento permise di pubblicare il manoscritto nel 1996 e quindi di riprendere la causa nel 1999. E il 18 marzo 2015 Papa Francesco ha autorizzato il decreto sulle virtù. Del resto il culto a suor Juana de la Cruz, incrementato dalla constatazione che il suo corpo si era mantenuto incorrotto a distanza di anni, ben presto si diffuse fuori dalla Spagna, in altre parti d’Europa, nelle Filippine e in Nord America: il Messale dell’Abbazia benedettina belga di Bruges  riportava alla data del 3 maggio la festa liturgica di Santa Juana de la Cruz; e il monastero di Santa Maria de la Cruz, a Cubas de la Sagra (Madrid) è ancora oggi conosciuto come “Convento de Santa Juana”. Per questo le viene oggi attribuito il titolo di beata sin dai tempi antichi.

La preghiera incessante di Giuseppe Lang

Infine sarà venerabile il servo di Dio Giuseppe Lang, vescovo ausiliare di Zagabria. Nato il 25 gennaio 1857 a Lepšić in Croazia in una famiglia numerosa e molto religiosa, perse presto il padre e fu accolto nell’orfanotrofio arcivescovile della capitale croata. Qui maturò la vocazione e si distinse per le sue qualità, tanto da essere inviato a completare la formazione a Roma. Rientrato in Patria nel 1880, tre anni dopo ricevette l’ordinazione presbiterale e divenne coadiutore del parroco di Zlatar. Assistente spirituale dell’Ospedale delle Suore della Carità di Zagabria e poi professore di pedagogia nella scuola magistrale delle stesse religiose, fu quindi padre spirituale e rettore nel Seminario arcivescovile, trovandosi a gestire la formazione dei chierici in un periodo travagliato. Nel 1915 l’arcivescovo Anton Bauer lo volle come suo ausiliare e venne consacrato vescovo titolare di Alabanda. Si dedicò all’edificazione dei suoi fedeli visitando i villaggi e fondò l’“Associazione nazionale cattolica croata”, movimento di laici e preti impegnato nell’educazione e nella formazione della gioventù, divenendone presidente. Guidò anche l’“Apostolato dei Santi Cirillo e Metodio” per la promozione dell’unità con i cristiani di Oriente. Nel 1912 partecipò al Congresso eucaristico internazionale di Vienna e successivamente fu nominato presidente del primo celebrato a livello nazionale in Croazia, che si svolse a Zagabria. Morì nella capitale il 1° novembre 1924 e l’ultima fase della sua vita fu caratterizzata da preghiera incessante e continua, anche quando non poteva più alzarsi dal letto né celebrare messa.

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25 novembre 2024, 13:00