Giornata Pro Orantibus. Sr Chiara: clausura riempie la vita e rende felici
di Gabriella Ceraso
La Chiesa celebra oggi la Giornata “Pro Orantibus” dedicata alle religiose e ai religiosi di vita claustrale. Tante le iniziative nelle diverse parti d’Italia per approfondire la vocazione che resta una scelta di preghiera e di isolamento.
“Il mondo può affidarci gioie, dolori, difficoltà e preoccupazioni, ma in questa giornata” - ci confessa suor Chiara, badessa del Monastero delle clarisse di Oristano - anche noi chiediamo al mondo preghiere per restare fedeli alla vocazione ed essere perseveranti”. La scelta della clausura è “una scelta che rende felici, riempie la vita e ne vale la pena tuttora”, confessa la badessa, ”se ci sono meno vocazioni è perché non c’è ascolto vero e profondo del cuore”.
“Fiaccole che guidano il cammino dell’umanità”, “dono irrinunciabile per la Chiesa”, così Papa Francesco parlava delle contemplative nella Costituzione apostolica “Vultum Dei Quaerere”del 2016, raccomandando loro la formazione e anche un "prudente discernimento" dei mezzi di comunicazione.
Nel piccolo convento delle clarisse di Oristano è iniziata una vera rivoluzione digitale, con un profilo Facebook, un canale Whatsapp e un’apertura inconsueta ai social: “Si tratta di una sorta di ruota spalancata sul mondo”, ci racconta la badessa suor Chiara, “da usare nei tempi e nei modi giusti, ma molto utile per concretizzare meglio le preghiere per l’umanità, per entrare in contatto con molte più persone di quelle che vengono a parlarci in convento, e poi serve per meditare la Parola del Signore e per farci conoscere”.
“La preghiera resta il fondamento della nostra vita claustrale, ma l’isolamento dal mondo non significa chiusura”, tiene a spiegare suor Chiara, “le sorelle seguono una formazione costante che non è solo spirituale, ma è sui temi di oggi con esperti ed è per noi importantissima”.
Tra i mali del mondo contemporaneo che le grate filtrano, emerge la povertà: “non è solo povertà materiale- spiega la badessa – ma è soprattutto spirituale, è la povertà dell’usa e getta, degli interessi personali che dominano i rapporti e che generano guerre, fame, assenza di relazioni”.
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