Card. Bassetti: corridoi umanitari dalla Libia segno di carità e civiltà
Michele Raviart – Città del Vaticano
Sono 162 i migranti atterrati ieri sera all’aeroporto militare di Pratica di Mare attraverso il primo corridoio umanitario proveniente dalla Libia, organizzato da Italia, governo libico, Nazioni Unite e Cei. Si tratta in maggioranza bambini, donne e anziani, individuati nei mesi scorsi dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati tra le persone più vulnerabili liberate dai centri di detenzione per gli immigrati irregolari di Tripoli.
Due i voli organizzati dall’Aeronautica militare italiana che hanno evitato ai migranti di attraversare il Mediterraneo a rischio della vita sui barconi degli scafisti. Ai profughi, in maggioranza yemeniti, eritrei, etiopi e somali, è stata garantita la protezione internazionale e l’avvio di un processo di integrazione attraverso il sistema “Sprar” e l’ospitalità in strutture di 16 diocesi di tutta Italia.
Ad accoglierli, assieme al ministro degli Interni italiano Marco Minniti, il cardinale Gualtiero Bassetti, vescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei. “È stata una bellissima antivigilia di Natale”, ha commentato il porporato, che ai nostri microfoni ha raccontato questo incontro.
R. – E’ stato molto bello perché io sono arrivato un’ora e mezzo prima, ma questo mi ha aiutato un po’ per ambientarmi nei locali dell’aeroporto, anche per vedere che attesa c’era. C’erano già una decina di medici, tutti pronti per le prime visite; erano stati preparati tutti i conforti, vestiti per rivestirli, con un’accortezza… come se arrivasse un figlio in famiglia! Questo era lo spirito anche di tutti i volontari che erano lì, compresi quelli della Caritas. Li abbiamo accolti - quelli del primo aereo - uno per uno, con le giovani madri che scendevano… Erano stanchi questi ragazzi ma si vedeva che gli occhi brillavano di gioia.
D. – E’ particolarmente significativo che questo evento avvenga a ridosso del Natale…
R. – E’ stato un momento di vero Natale! Uno dei momenti più veri per me del Natale di quest’anno l’ho passato in quell’accoglienza, lì. Grazie a Dio questi bimbi, finalmente (sono arrivati), dopo tante sofferenze, venendo da luoghi di martirio… si potrebbe dire che vengano da campi di concentramento. È proprio la gioia, la luce del Natale… Poi, è anche significativo che questo è stato il primo volo attraverso un corridoio umanitario e sono contento anche per questo progetto che abbiamo fatto con la Cei, “Liberi di venire, liberi di restare”. Noi continueremo a favorire ambedue le cose con delle sovrastrutture per chi ha bisogno di rimanere. Abbiamo stanziato 30 milioni di euro per questo progetto, il che non è poco.
D. – Lei lo ha accennato, questo è il primo corridoio umanitario che viene dalla Libia: è questo il futuro, è su questo sistema che bisogna puntare?
R. – Sì, certamente, noi non possiamo permettere che siano sfruttati, che le donne siano violentate… - c’era anche una ragazzina di 16 anni, col bambino: sembravano due bambini - che vanno a finire in mano di mercenari, di gente senza scrupoli dove l’uomo è ridotto solo a un oggetto, un oggetto di piacere, uno strumento che procura denaro. Questo è terribile… Queste mafie internazionali che poi si accorgono fra di loro… Credo che l’aspetto umano vada salvato e si debba fare di tutto per favorire questi corridoi umanitari.
D. – Questi profughi saranno accolti e divisi in strutture di 16 diocesi diverse…
R. – Questa è stata una cosa già molto bella, il fatto che si siano rese disponibili 16 diocesi. Però la maggior parte, grazie a Dio, sono già stati assorbiti - sia bambini che mamme -, e accolti dalle associazioni “Ausilium” e “Giovanni XXIII”. Già loro si sono divise i compiti, hanno dato la disponibilità per circa 70-80 posti. Credo che ci sia già questa possibilità di essere sistemati. Questo mi sembra un segno non solo di carità ma anche di grande civiltà. Io ho ringraziato pubblicamente il governo italiano perché senza la loro azione, senza anche l’aeronautica militare, sarebbe stato impossibile questo salvataggio che è stato fatto.
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