Custodia di Terra Santa: Gerusalemme sia una città aperta e internazionale
di Amedeo Lomonaco
Dopo la giornata di violenze in Medio Oriente, in seguito alla decisione dell’amministrazione statunitense di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, il Presidente americano, Donald Trump, ha lanciato un appello alla calma e alla moderazione. In queste ore, in cui si moltiplicano dichiarazioni e forti preoccupazioni, il Patriarcato latino di Gerusalemme sottolinea, in un messaggio, che la città “è un tesoro dell’intera umanità”. “Gerusalemme – si legge - è una città che deve accogliere, dove gli spazi si devono aprire e non chiudere”. E’ un tesoro che “non può essere ridotto a questione di dispute territoriali e di sovranità politica”.
Mercoledì scorso, al termine dell’udienza generale, Papa Francesco ha rivolto “un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite”. Padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa, auspica che Gerusalemme sia una città internazionale aperta a tutti:
R. – Gerusalemme è una città unica. La comunità internazionale deve trovare una soluzione al fine di rendere Gerusalemme una città internazionale e aperta a tutti. Non è una parte che dichiara che è la capitale di Israele o della Palestina o di altri Paesi. Gerusalemme deve essere una città per tutti e di tutti. Questa deve essere Gerusalemme.
D. – Un ruolo rilevante nella comunità internazionale è quello degli Stati Uniti. C’è un appello da lanciare all’amministrazione Usa?
R. – “Cercate di trovare una soluzione per Gerusalemme”. Gerusalemme è il cuore del conflitto: una volta risolto questo problema, penso che veramente in tutto il mondo ci sarà la pace. San Giovanni Paolo II diceva: “Se non ci sarà pace a Gerusalemme, sarà impossibile la pace in tutto il mondo”. Non vogliamo che adesso ci sia una terza intifada. Io spero di no. E anche Abu Mazen è contro la violenza e contro una terza intifada.
D. – Ogni soluzione unilaterale è da scartare. Gerusalemme deve essere un simbolo nazionale sia per Israele sia per la Palestina…
R. – Deve essere così. Deve essere un simbolo per palestinesi e israeliani. Ma deve essere anche un modello di convivenza tra le tre religioni: cristiani, musulmani ed ebrei. La città vecchia ormai è piena di cristiani, musulmani ed ebrei, che vivono insieme. Abitano insieme. Ci sono case di ebrei, di musulmani e di cristiani. Non esiste in tutto il mondo una cosa del genere. L’unica soluzione è che sia una città aperta e internazionale.
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