Il Segretario di Stato ai ragazzi del CeIS: "voi siete tante gocce di bene nell’oceano"
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
“Può esserci una festa senza festeggiato? Può essere Natale senza Gesù?” E’ con una serie di interrogativi che il card. Segretario di Stato Pietro Parolin, ha aperto l’omelia della messa di Natale nel Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi di Roma. Nel chiedersi se davvero si è coscienti del senso e soprattutto il fine di questa festività, il Segretario esprime la sua preoccupazione che la gente nella distrazione quotidiana, possa davvero dimenticarsi di Gesù.
Gesù rinasce ogni giorno
Rivolgendosi ai presenti, i ragazzi delle comunità terapeutiche, le donne con bambini in difficoltà, i rifugiati politici ospiti del Centro insieme con i loro familiari e gli operatori delle diverse strutture, il cardinale sottolinea che Gesù “rinasce ogni giorno”, “in modo particolare proprio in voi che avete deciso di cambiare vita dopo un periodo drammatico delle vostre esistenze segnato dalle dipendenze. Il Natale non è, dunque – ha aggiunto - soltanto un evento storico, ma si rinnova sempre in noi perché il Signore vuole farci rinascere con lui a una vita che sia degna di essere vissuta.
“Come vivere allora il Natale?”
A questa domanda, Parolin risponde citando il Vangelo della liturgia e, nello specifico, facendo riferimento alle parole della Vergine Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. E’ dunque nell’essere umili e nell’aprirsi al prossimo, spiega il cardinale, la vera chiave per vivere il Natale.
“Come fare in una società in cui la diffidenza verso lo straniero aumenta sempre di più?”
Sembra quasi una sfida, soprattutto quando si portano i segni di grandi dolori. “Tra di voi - prosegue il Segretario rivolgendosi alla platea - ci sono donne che sono state vittime di violenze indicibili commesse proprio dai vostri ex fidanzati ed ex mariti e portate sulla vostra pelle e nel vostro animo queste immani sofferenze. Siete testimoni - aggiunge - di quel Vangelo della sofferenza di cui ci ha parlato con la sua stessa vita San Giovanni Paolo II.
Un altro aspetto del Magnificat per riflettere
E’ sempre a Maria e al suo cantare la grandezza di Dio “che disperde i superbi nei pensieri dei loro cuori”, che il cardinale fa riferimento per sottolineare come il Signore “ci indica la strada della carità”, così diversa e lontana dal pietismo. “Maria ci dà un esempio molto bello - prosegue il cardinale - quando decide di lasciare le sue cose e andare subito, di fretta, dalla cugina Elisabetta, molto più anziana di lei e anch’ella incinta, e stare con lei fino alla nascita di Giovanni il Battista. È proprio per la sua umiltà - mette in evidenzia Parolin- che Dio pone la Madonna al di sopra di tutta l’umanità”.
L’opera di Dio, nelle mani di don Picchi
Ripercorrendo poi la storia di don Picchi, sacerdote della Diocesi di Roma che sentiva la vocazione ad “essere vicino a coloro che erano vittime della droga”, il card. cita alcune riflessioni tratte dagli stessi scritti di questo “pioniere” che ha sempre messo “ l’uomo al centro di tutto”.
Le parole di don Picchi
“Non posso non condividere e fare mie queste parole che sintetizzano bene la posizione della Chiesa, ribadita più volte, anche recentemente, da Papa Francesco, con un chiaro no a ogni tipo di droga.” Così, il Segretario di Stato a conclusione della lettura di una riflessione del fondatore del CeIs, per il quale “la sfida che ci viene dalla droga è un confronto sereno ma implacabile, sulla parola del Vangelo, circa le risposte che sapremo dare per essere autenticamente Chiesa, per conciliare la speranza cristiana con le attese di giustizia e carità del mondo”.
“Voi siete la testimonianza più eloquente”
E’ questa la definizione data ai presenti per descrivere l’opera fruttuosa del fondatore del Ceis. “Voi siete la testimonianza più eloquente di quanto l’intuizione di don Mario Picchi sia stata non solo profetica, ma feconda. Voi siete - ha aggiunto - la sua eredità più preziosa. Voi siete il dono più bello per la Chiesa che vi ama e che vi dice che non siete soli e abbandonati, ma parte di una grande famiglia”.
“Non diamoci mai per vinti”
Ringraziando i tanti operatori e i responsabili - il presidente del CeIS, Roberto Mineo, e la vicepresidente, Patrizia Saraceno – il cardinale Parolin ha concluso l’omelia ricordando quanto siano necessarie le testimonianze di chi fa parte della famiglia del Ceis, incoraggiando i presenti “ad andare avanti con determinazione nella lotta alle dipendenze. Siete un esempio luminoso mentre assistiamo a un drammatico ritorno, anche qui a Roma, dell’eroina. Non diamoci mai per vinti”.
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