Zenari: in Siria i cristiani festeggiano il Natale nella povertà estrema
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Se i danni materiali del conflitto in Siria ammontano a circa 400 miliardi di dollari, inestimabile è la perdita in vite umane e sofferenze portate da una guerra civile iniziata quasi sette anni fa.
Eppure, tra le pieghe di una tragedia che sembra non avere fine, le comunità cristiane, un po’ dappertutto, celebrano con gioia particolare questo Natale. E' la testimonianza del card. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco che, soffermandosi sul dramma quotidiano della popolazione, racconta la speranza della sua gente: "È sempre una bella festa delle famiglie, dei bambini. In questi giorni in tutte le parrocchie si sono tenuti canti natalizi, corali, recite… direi che il clima è molto festoso".
Oltre al conflitto, la "bomba della povertà"
Il Natale in questo Paese, come in altre zone di conflitto, rimane però immerso in uno scenario da cui è impossibile distogliere lo sguardo. "Naturalmente - prosegue il cardinale - il panorama è ancora piuttosto triste dopo quasi sette anni di guerra", "pensando alla Santa Famiglia di Nazareth, anch’essa sfollata, abbiamo ancora più di sei milioni di sfollati interni, persone che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni, e 5 milioni di profughi nei Paesi vicini”. “C’è da dire - spiega ancora il card. Zenari - che la violenza è un po’ diminuita, però la gente è sotto quella che si potrebbe definire la minaccia della bomba della povertà. Il 69% della popolazione vive in estrema povertà e ci sono tanti bambini denutriti”.
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